2024-10-26
Da romeno dico no allo ius scholae
Nel riquadro Claudiu Stanasel, vicepresidente del Consiglio comunale di Prato (IStock)
Sono qui dall’età di 6 anni, vivo a Prato da 20 e credo che la cittadinanza vada meritata. La burocrazia è da snellire, però non si può regalare l’appartenenza a una comunità.Claudiu Stanasel, vicepresidente del Consiglio comunale di Prato (Lega)Gentile direttore Maurizio Belpietro,mi chiamo Claudiu Stanasel e ho l’onere e l’onore di ricoprire il ruolo di vicepresidente del Consiglio comunale di Prato, la città che considero la mia casa da oltre vent’anni. Originario della Romania, sono arrivato in Italia con la mia famiglia all’età di sei anni, intraprendendo un percorso determinato per diventare cittadino di questo meraviglioso Paese. Il 2 marzo 2023 rappresenta una tappa fondamentale della mia vita: dopo anni di impegno e sacrifici, ho finalmente ottenuto la cittadinanza italiana, un traguardo che custodirò sempre con grande orgoglio. Essere cittadino italiano non è per me solo una formalità, ma un riconoscimento conquistato attraverso un lungo cammino, consapevole che la cittadinanza va oltre un semplice documento; è un profondo legame di appartenenza. È con questa consapevolezza che desidero rivolgermi a lei e ai lettori della Verità per esprimere la mia preoccupazione e il mio dissenso riguardo alle recenti proposte politiche che intendono trasformare la cittadinanza in un diritto automatico. Mi riferisco a misure come lo ius soli, lo ius scholae, lo ius culturae e lo ius Italiae. In qualità di straniero che ha ottenuto la cittadinanza solo un anno fa, mi permetto di esprimere dubbi su queste proposte, che, pur apparendo inclusive, rivelano una certa superficialità e demagogia.È fondamentale riconoscere che la cittadinanza è molto più di un semplice passaporto. Essa rappresenta un legame profondo con la nostra cultura, con il tessuto sociale ed economico del Paese. Diventare parte integrante di una comunità implica non solo godere dei suoi benefici, ma anche assumersi le proprie responsabilità. Personalmente, ho affrontato ogni ostacolo con impegno, dimostrando attraverso le mie azioni quotidiane di meritare questa appartenenza. Ogni fase del mio percorso verso la cittadinanza è stata un’opportunità per rafforzare il mio legame con l’Italia. Pertanto, iniziative come lo ius soli o lo ius scholae, anziché promuovere l’integrazione, rischiano di svuotare di significato la cittadinanza, riducendola a un automatismo privo di un reale percorso.Lo ius soli è la proposta più controversa e comprensibilmente così. Essa prevede l’attribuzione della cittadinanza a chiunque nasca sul nostro territorio, indipendentemente dal legame effettivo con la società. Sebbene il principio alla base possa sembrare semplice, la realtà è ben più complessa. L’Italia non è semplicemente un territorio; è un insieme di valori e tradizioni che richiedono una reale partecipazione alla comunità. Concedere la cittadinanza automaticamente a chi nasce qui senza considerare il contesto familiare e sociale di appartenenza rischia di trasformare il nostro Paese in una meta per «turismo della nascita», dove la cittadinanza viene vista come un mero vantaggio.Un’altra proposta che suscita le mie perplessità è lo ius scholae, che mira a concedere la cittadinanza ai minori stranieri che completano un ciclo scolastico in Italia. Sebbene l’istruzione sia un importante strumento di integrazione, non può essere l’unico criterio per ottenere la cittadinanza. La scuola è fondamentale, ma non sostituisce un reale coinvolgimento nella vita comunitaria. Molti giovani, pur frequentando le scuole italiane, possono vivere isolati e non condividere i valori fondamentali del Paese. Ridurre la cittadinanza a una mera formalità legata al completamento di un percorso scolastico ne snaturerebbe il significato.Le proposte di ius culturae e ius Italiae, che intendono concedere la cittadinanza a chi dimostri un legame culturale con l’Italia, presentano anch’esse problematiche. Definire cosa significhi essere «culturalmente italiani» è una questione complessa e soggettiva. Rischiamo di creare cittadini di serie B, assegnando la cittadinanza in base a criteri vaghi e soggettivi, piuttosto che su basi concrete e fattuali.In risposta a queste proposte, voglio presentare una visione alternativa, basata sulla mia esperienza e sulle sfide affrontate. Credo fermamente che la legge attuale, pur con alcune criticità, garantisca un equilibrio tra integrazione e appartenenza. Tuttavia, ci sono margini di miglioramento. Propongo alcune misure concrete per rendere il processo di acquisizione della cittadinanza più equo e accessibile:Riduzione dei tempi di attesa. Accorciare i tempi senza compromettere i controlli è essenziale per favorire un attaccamento all’Italia.Snellimento della burocrazia. Una riforma che semplifichi le procedure renderebbe il percorso più chiaro e trasparente.Cittadinanza gratuita. È fondamentale che l’accesso alla cittadinanza non diventi un privilegio economico. Valorizzare il merito e l’impegno civico. Incoraggiamo attività di volontariato e partecipazione attiva alla vita sociale e culturale del Paese.La cittadinanza italiana deve rimanere un obiettivo da conquistare attraverso impegno e dedizione, piuttosto che un diritto automatico. La mia esperienza mi ha insegnato l’importanza di rispettare questo processo, poiché solo attraverso un’integrazione profonda si può realmente comprendere cosa significhi essere italiani.
La sede della Corta penale internazionale dell’Aia (Ansa)