2022-11-25
I tedeschi restano da soli su Ita. Che intanto brucia denaro pubblico
Appare infondata l’ipotesi di Ferrovie dello Stato in partnership con Lufthansa. I francesi dell’altra cordata a parole continuano a dirsi interessati, ma un loro reale ritorno in pista, secondo il governo, appare difficile.Dopo che dalla partita si è sfilato Msc, ieri sono spuntate nuove ipotesi per il futuro di Ita Airways con un ruolo di Ferrovie dello Stato in cordata dei tedeschi di Lufthansa lasciati soli sul tandem dal colosso delle crociere. L’indiscrezione è stata lanciata dal Corriere della Sera attribuendola a fonti governative secondo cui l’idea troverebbe anche la disponibilità delle società. Aggiungendo poi altri dettagli, ovvero che la prima ipotesi sarebbe di vendere il 51% a Lufthansa per 250 milioni, il 29% a Fs e il resto lasciarlo al Mef, con equilibri da decidere comunque in un secondo momento nel caso le trattative dovessero portare a un primo accordo. Non solo. Il governo avrebbe contattato anche altre società oltre a Fs, senza chiudere alla possibilità di un rientro di Msc dopo il passo indietro. Circola infine il nome di un’altra alleata potenziale: Atlantia, che con AdR gestisce Roma Fiumicino e Ciampino (nel luglio 2019 fece nascere la cordata proprio con Atlantia e Delta Air Lines per rilevare, senza successo, l’80% di Alitalia). Secondo quanto risulta alla Verità, l’ipotesi Fs non sarebbe invece sul tavolo del governo Meloni. Dal punto di vista industriale, inoltre, un coinvolgimento di Ferrovie rischierebbe tra l’altro di diventare un boomerang per la società guidata da Luigi Ferraris perché potrebbe tradursi in nuove perdite da gestire a bilancio. Inoltre, i tedeschi sono entrati nella data room del vettore (ossia nella stanza virtuale con tutti i documenti, conti e dati riservati della newco), Fs no. Quello filtrato sulla stampa potrebbe però essere un desiderio di qualcuno in maggioranza che spingendo mediaticamente il rumor ne ha testate le reazioni. Il primo risultato è stata una nota diffusa dal ministero dell’Economia per frenare le speculazioni sugli eventuali partner nella privatizzazione della compagnia. Il Mef, azionista al 100% di Ita Airways, «è impegnato nelle interlocuzioni con le cordate ammesse nella data room, secondo quanto stabilito dal decreto», si legge in una nota dove si sottolinea che non compete al ministero esprimere «giudizi o valutazioni su eventuali partner aggiuntivi alle cordate ammesse, dei quali si legge oggi in alcune ricostruzioni giornalistiche». Unica mission del dicastero guidato da Giancarlo Giorgetti è «valutare la migliore proposta economica e industriale per il futuro di Ita e dei suoi dipendenti nel minor tempo possibile», precisa il Tesoro. Mercoledì, a margine dell’assemblea dell’Anci riunita a Bergamo, sul destino di Ita era stato incalzato anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: «La questione deve finire con una partnership industriale, non ci interessa il Paese o il governo di quel Paese. Ci interessa realizzare una compagnia di bandiera, che tuteli l’interesse nazionale, ci sarà un’analisi neutrale, importante è che sia un partner industriale capace, che consenta anche lo sviluppo degli aeroporti», aveva dichiarato rispondendo a una domanda sull’ipotesi che alla fine possa essere Lufthansa ad assorbire il vettore. Il messaggio, insomma, è chiaro: il governo non ha preferenze sulla nazionalità del partner, ma sui progetti industriali che verranno presentati. Lo scorso 22 novembre un portavoce di Air France-Klm ha confermato all’agenzia Bloomberg «l’interesse nel promuovere rapporti più stretti con Ita, come parte del consorzio guidato da Certares e insieme al suo partner di joint venture Delta» e che le discussioni tra il consorzio guidato dal fondo americano e il governo italiano continuano. Pare però difficile immaginare un ritorno concreto in pista dei francesi, al netto delle parole. Quanto ai tedeschi, altre fonti scommettono su un’offerta in solitaria per rilevare però solo una quota di minoranza. Di certo, la telenovela di Ita ha bisogno che venga scritto il copione dell’ultima puntata con l’happy ending di una privatizzazione. Ogni giorno che passa la compagnia aerea brucia cash flow, tradotto: consuma soldi di noi contribuenti. E, nonostante i 400 milioni di ricapitalizzazione, tra qualche mese ci sarà bisogno di altra liquidità. Se Ita dovesse rimanere nelle mani dello Stato, potrebbe continuare certamente a sprecare risorse. L’errore commesso fin qui dalla politica è stato infatti quello di convincersi che con i soldi degli italiani l’ex compagnia di bandiera potesse essere salvata ma il problema è che in un mercato del trasporto aereo sempre più complesso e con un sistema ancora in convalescenza dopo la pandemia, Ita non può volare da sola. Nel frattempo, la compagnia ieri ha annunciato la partnership con WebCargo, piattaforma leader nel booking online delle spedizioni. Il lancio consente agli agenti cargo di 19 paesi nel mondo, tra cui Italia, Belgio, Spagna, Francia, Germania, Svizzera, Stati Uniti e Olanda, di quotare e prenotare agevolmente le loro spedizioni, grazie all’integrazione con le piattaforme WebCargo di gestione tariffe e vendite cargo. Nel 2023 la copertura geografica si amplierà ulteriormente verso altre regioni.
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)