2024-03-14
Per i magistrati Israele è un regime: «No all’estradizione del terrorista»
Secondo la Corte d’appello dell’Aquila, Anan Yaeesh «rischia trattamenti disumani e degradanti». Anche se conferma l’accusa di «pianificare attentati, pure suicidari». Esulta la sinistra, che lo chiama «resistente».«Rischia di essere sottoposto a trattamenti disumani e degradanti». Con una motivazione politica che si riserva agli Stati canaglia, la Corte d’appello dell’Aquila ha negato l’estradizione in Israele di Anan Yaeesh, miliziano palestinese arrestato il 29 gennaio e incriminato per terrorismo, per il quale Tel Aviv aveva chiesto il rientro coatto. Al tempo stesso i giudici hanno aperto un caso diplomatico equiparando senza mezzi termini lsraele a un Paese che calpesta i trattati internazionali. Hanno infatti aggiunto nella pronuncia, senza timore di sconfinare: «C’è il rischio di violazione dei diritti umani. Non si configurano le condizioni per una sentenza favorevole all’estradizione». Per suffragare le accuse, il tribunale si è poi lanciato in un reportage virtuale imputando alle carceri israeliane problemi di «sovraffollamento, violenze fisiche, condizioni di scarsa igiene e di mancata assistenza sanitaria, ulteriormente peggiorate in concomitanza con il conflitto armato attualmente in corso». La fonte di tutto questo? «Relazioni, presentate dalla difesa, di Organizzazioni non governative ritenute affidabili sul piano internazionale». Sarebbero Amnesty international e Human rights watch. Per la verità (del tutto legittimamente) la difesa rappresentata dall’avvocato Flavio Rossi Albertini aveva chiesto la revoca di ogni misura cautelare e aveva anche dipinto l’assistito come un mezzo martire, preso di mira «per le azioni di difesa del campo profughi dove risiedeva. Azioni paragonabili a quelle dei nostri partigiani». Un escamotage del cuore che in Italia funziona sempre. La decisione è contraddittoria perché Yaeesh, 37 anni, rimane comunque in prigione a Terni con il peso degli addebiti sulle spalle, che non sono banali: sarebbe uno dei fondatori della brigata Tulkarem, gruppo armato antisemita costola di Hamas e di quelle brigate dei «martiri di Al-Aqsa» considerate un’organizzazione terroristica anche dall’Unione europea. Il palestinese si era rifugiato in Abruzzo sette anni fa dopo atti di violenza in un campo profughi in Cisgiordania, uno scontro a fuoco con l’esercito israeliano, la partecipazione attiva alla seconda Intifada, un arresto in seguito a un viaggio in Giordania, sei mesi di prigione e un rilascio avvolto nel mistero sei mesi fa. Così, pur rigettando l’estradizione, i giudici italiani hanno confermato che «il detenuto è sottoposto a procedimento penale per gli stessi fatti oggetto della richiesta di estradizione nell’ambito di un procedimento promosso dalla Procura di L’Aquila per il reato di terrorismo». Un puzzle con tessere mancanti che ora la giustizia italiana dovrà ricostruire, anche perché gli investigatori temono che la sua presenza in Italia - ufficialmente come pizzaiolo - in realtà abbia a che fare con il reclutamento di foreign fighters per attentati. Con altri due palestinesi arrestati (Ali Rabhi Irar e Mansour Doghmosh), secondo la Digos Yaeesh faceva opera «di proselitismo e propaganda, e pianificava attentati, anche suicidari, contro obiettivi civili e militari in territorio italiano ed estero». Pure sospetto kamikaze, anche se il perimetro di questa accusa è da dimostrare.Il rigetto dell’estradizione ha fatto fremere di gioia la sinistra movimentista del nostro Paese che dal primo minuto si era schierata per il pizzaiolo del terrore organizzando manifestazioni davanti al carcere, davanti al tribunale, davanti a Montecitorio, come se si trattasse di un Patrick Zaki o di un’Ilaria Salis da salvare dai cattivi di turno. L’obiettivo dei presidi era la scarcerazione, anche se l’uomo «pianificava attentati suicidi». Forse nel timore che il miliziano diventasse uccel di bosco, Israele ha fatto la mossa di chiederne l’estradizione.A favore di Yaeesh si è mobilitato tutto l’intergruppo parlamentare «per pace in Palestina e Israele», con una lettera nella quale chiede al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, di non collaborare con Tel Aviv. Poiché una raccolta di firme non si nega a nessuno, ecco in fila una collezione di happy few dal peso massimo come Laura Boldrini, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Stefania Ascari (Movimento 5 stelle). Quest’ultima ha sottolineato che «Anan ha alle spalle un passato di resistenza politica in Cisgiordania e ha subìto sofferenze e persecuzioni». Lo chiama per nome, manco fosse un parente o una vittima del sistema.È curioso notare come la fonte principale nel considerare l’accusato un perseguitato e nel dipingere le carceri israeliane peggio di Guantanamo sia una relazione delle Nazioni unite firmata da Francesca Albanese, da tempo ritenuta persona non gradita in Israele, protagonista di feroci invettive antisioniste e a sua volta accusata di essere molto vicina a influenti lobby palestinesi. La linea politica del genocidio a senso unico funziona non solo nelle piazze. I giudici hanno preso atto del clima tempestoso e hanno aperto l’ombrello.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.