2024-09-22
I raid di Israele decapitano Hezbollah. Ucciso il «macellaio» Hussein Ali Ghandour
Nuovi bombardamenti in Libano: eliminati 16 miliziani, tra cui cinque capi. Ali Khamenei: «Islamici uniti per abbattere il nemico».L’altra notte Hezbollah ha divulgato i nomi dei membri del gruppo terroristico uccisi durante l’attacco aereo israeliano (totale 16), tra i quali c’è quello del comandante in capo, Ibrahim Aqil, di cui l’intelligence israeliana sapeva tutto, tanto che lo ha seguito dall’ospedale fino al palazzo dove era atteso dai suoi uomini. Tra i nomi delle vittime rivelati dall’Idf figurano Ahmed Wahabi, identificato come comandante dell’unità di addestramento del gruppo ed ex comandante della Forza Radwan, Samer Halawi, responsabile della regione costiera e Abbas Muslimani, comandante della zona di Qana. Nell’elenco ci sono inoltre Abdullah Hijazi, comandante della regione di Ramim Ridge, Muhammad Reda, comandante della regione di Khiam, Hassan Madi, comandante della zona del Monte Dov, Hassan Abd Al Satar, capo delle operazioni, e Hussein Hadraj, capo dello staff di Hezbollah. Ma c’è soprattutto il nome di Ali Ghandour conosciuto come «il macellaio di Madaya», uno dei comandanti di Hezbollah coinvolti nell’assedio della città siriana avvenuto tra il 2015 e il 2017. Questo assedio, noto per la sua brutalità, causò centinaia di morti e sconvolse l’opinione pubblica internazionale per la sua ferocia. Hezbollah ha dichiarato che Wahabi era il capo dell’unità centrale di addestramento e aveva ricoperto ruoli di comando nella Forza Radwan. Come altri leader, anche Wahabi aveva partecipato alla guerra civile siriana a sostegno del regime di Bashar Al Assad. Illeso invece Muhammad-Reza Falahzadeh, il vicecomandante della Forza Quds delle Guardie della rivoluzione islamica, dato per morto durante l’attacco a Beirut che ieri ha partecipato a Teheran a un incontro con la Guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei.Secondo il sito saudita Al Hadath, Hezbollah ha nominato Ali Karaki e Talal Hamia come successori di e Fuad Shukr, entrambi uccisi in attacchi aerei israeliani, in modo da assumere la leadership del Consiglio della Jihad, organo strategico delle operazioni del gruppo formato in totale da sette persone. Karaki ricopre il ruolo di capo del comando Sud di Hezbollah, supervisionando le operazioni militari nel Sud del Libano, mentre Hamia è a capo dell’Unità 910, responsabile delle operazioni all’estero. Hamia è legato ai servizi segreti iraniani ed è il responsabile della pianificazione dei devastanti attacchi contro il corpo francese e i Marines Usa di stanza in Libano negli anni Ottanta. Inoltre, è stato lui a pianificare l’attacco all’ambasciata israeliana a Buenos Aires il 17 marzo 1992 (30 morti di cui 29 civili e un attentatore e 242 feriti). Ieri l’Idf ha riferito di aver colpito oltre 180 obiettivi in Libano, inclusi complessi di lancio di razzi e infrastrutture terroristiche. Poco dopo l’annuncio dell’Idf sull’operazione in corso, una raffica di circa 25 razzi è stata lanciata dal Sud del Libano verso il Nord di Israele, ma secondo l’analista strategico Vigilio Lo Presti, «l’impressione è che gli Hezbollah non siano più in grado di fare un attacco di saturazione. Questo è importante. Con spari contemporanei così ridotti, Iron Dome e Fionda di Davide fermano tutto. Hezbollah avrà anche 150.000 proiettili (poi bisogna vedere quanti di questi proiettili sono solo colpi da mortaio), ma non ha 150.000 lanciatori. E senza lanciatori tutti questi proiettili servono a poco». Hamas ha espresso il suo cordoglio per la morte del comandante Aqil, descrivendo l’evento come un «crimine e una follia del quale Israele dovrà pagare il prezzo». Ali Khamenei ha dichiarato all’agenzia stampa Irna: «Se le nazioni islamiche sfrutteranno il loro potere interno, il regime sionista verrà rimosso dalla posizione che occupa nel cuore della comunità islamica». Secondo Khamenei, «l’unità tra i musulmani genererà una forza capace non solo di eliminare il regime sionista, ma anche di porre fine all’influenza e all’interferenza degli Usa nella regione e se i 2 miliardi di musulmani nel mondo si uniranno, saranno più potenti di qualsiasi altra potenza oggi». Cosa vuol dire tutto questo? È la chiamata alla jihad globale contro l’Occidente cristiano-giudaico e non solo contro Israele. Non c’è solo il Libano nella cronaca di guerra perché ieri l’Idf ha compiuto un attacco aereo contro un gruppo di miliziani di Hamas in una sala di comando ricavata in un’ex scuola a Gaza City. Secondo l’esercito, citato dal Times of Israel, «Hamas stava usando l’istituto Al Falah nel quartiere di Zeitoun per pianificare e portare a termine attacchi contro le truppe dell’Idf e contro Israele». Per gli israeliani all’interno c’erano solo terroristi mentre per Al Jazzera - ormai il megafono globale della propaganda di Hamas - «nella scuola erano ospitati sfollati e nel raid sono state uccise 18 persone». L’Idf ha anche annunciato di aver ucciso, tramite un raid aereo a Gaza, Muhammad Mansour, un alto ufficiale dell’intelligence di Hamas, descritto come una «fonte importante di conoscenze tecnologiche. Secondo le stime israeliane nelle ultime 24 ore, circa 20 obiettivi sono stati colpiti dall’Aeronautica in tutta la Striscia, inclusi edifici utilizzati da Hamas mentre l’Idf prosegue le operazioni a Rafah, dove ha trovato armi, ucciso combattenti e distrutto strutture legate ad Hamas.
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
Continua a leggereRiduci
Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)