2023-02-20
Israele e Arabia Saudita si avvicinano
True
Benjamin Netanyahu (Ansa)
Secondo Bloomberg News, «il nuovo governo israeliano ha intensificato i colloqui sostenuti dagli Stati Uniti con l'Arabia saudita sullo sviluppo di legami militari e di intelligence più stretti». In particolare, l’obiettivo principale sarebbe quello di arginare la minaccia iraniana nella regione mediorientale. Attenzione: questo non vuol dire che si registrerà a breve una piena normalizzazione delle relazioni diplomatiche rea Gerusalemme e Riad. Secondo il Times of Israel, ciò non avverrà fin quando non si registrerà una maggiore convergenza sulla delicata questione israeliano-palestinese. Tuttavia è chiaro che la logica degli accordi di Abramo, negoziati dall’amministrazione Trump nel 2020, sta proseguendo. E, come allora, si sta sviluppando soprattutto (anche se magari non esclusivamente) in funziona anti-iraniana. Gerusalemme e Riad avevano iniziato ad avvicinarsi infatti già ai tempi di Donald Trump, che vantava ottimi rapporti sia con il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, sia con il principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman. Un Trump che, ricordiamolo, mise significativamente sotto pressione la Repubblica islamica. L'avvicinamento israeliano-saudita non si è interrotto con l’avvento di Joe Biden alla Casa Bianca. L’attuale presidente americano intrattiene relazioni particolarmente tese con bin Salman e con lo stesso Netanyahu. Relazioni peggiorate soprattutto dopo che, ad aprile del 2021, l’inquilino della Casa Bianca ha avviato un tentativo di ripristino del controverso accordo sul nucleare con l’Iran: accordo notoriamente avversato sia da Gerusalemme sia da Riad. Va da sé che questa situazione ha finito col rinsaldare l’asse tra israeliani e sauditi. Nonostante i colloqui in corso siano sostenuti dagli Stati Uniti, resta comunque una grande freddezza da parte di Gerusalemme e Riad nei confronti dell’attuale Casa Bianca: una freddezza emersa già lo scorso luglio, quando Biden si recò in visita ufficiale nello Stato ebraico e in Arabia saudita. D’altronde, non è un mistero che il presidente americano abbia perso notevolmente terreno in Medio Oriente in termini di influenza. Negli ultimi due anni, i sauditi hanno consolidato i propri rapporti con la Russia, mentre lo stesso Netanyahu si è proposto tre settimane fa come mediatore tra Mosca e Kiev nella crisi ucraina. La sensazione è quindi che l’avvicinamento tra Gerusalemme e Riad stia avvenendo (anche) in sotterranea contrapposizione a Biden. Dall’altra parte, si scorge anche preoccupazione per l’iperattivismo internazionale di Teheran. Al di là della minaccia nucleare, il regime khomeinista sta fornendo droni militari al Cremlino contro l’Ucraina. Inoltre, pochi giorni fa, la Repubblica islamica ha rafforzato le proprie relazioni con Pechino. La partita resta complicata. E probabilmente sia a Gerusalemme sia a Riad si guarda con attenzione alle elezioni presidenziali americane del 2024, sperando (forse) nella vittoria di un candidato repubblicano.