2022-01-22
Ispettori al Galeazzi per il caso Pregliasco
Fabrizio Pregliasco (Ansa)
Regione Lombardia ha avviato l’iter per fare luce sulle disposizioni del direttore sanitario, dopo che alcuni pazienti si sono visti posticipare le terapie in assenza di super green pass. Il medico era già stato sentito dalla Procura di Milano nei giorni scorsi. A tre giorni dalla trasmissione Fuori dal coro dove alcuni pazienti hanno raccontato di essere stati esclusi da interventi chirurgici all’Istituto ortopedico Galeazzi di Milano in quanto non vaccinati, la direzione Welfare della Regione ha disposto un’ispezione interna per far chiarezza sul caso e raccogliere elementi. A quanto risulta alla Verità, il direttore sanitario Fabrizio Pregliasco insieme con i suoi collaboratori avrebbe già iniziato a preparare una relazione per gli ispettori. Su cui probabilmente sono al lavoro anche i consulenti legali dell’istituto.Mercoledì Pregliasco è stato già sentito dal procuratore aggiunto, Tiziana Siciliano, su richiesta della responsabile del dipartimento Tutela della salute. Il professore avrebbe spiegato che al centro sono stati «riprogrammati e posticipati solo gli interventi non urgenti» e che comunque il fine era quello di «riorganizzare e ottimizzare le sale operatorie» dopo avere assicurato alla Regione 100 dei suoi 360 letti per i pazienti Covid. Ha poi aggiunto che questo è indispensabile perché «abbiamo spazi limitati» e come tutti gli ospedali vanno anche gestite le assenze tra i sanitari e positività tra i ricoverati per motivi diversi». Anche una nota dell’Irccs precisava che «per gli interventi non urgenti che coinvolgono pazienti con fragilità, è stata data l’indicazione, previa valutazione dei medici dell’équipe di riferimento, di posticiparli, non certo di rifiutarli». Insomma, nessuna discriminazione.Nel silenzio generale del ministero della Salute e di altri esponenti di spicco del governo, dall’Ats Milano hanno confermato che nessuna notizia di blocco delle operazioni ai pazienti non vaccinati è stata segnalata dal Galeazzi. E che, comunque, nessun ospedale può auto disciplinarsi, anche se ogni struttura ha i suoi protocolli per ridurre i rischi di ricoverare pazienti positivi, ma deve aderire a quelle che sono le indicazioni regionali. Ovviamente non c’è alcuna circolare della Regione che autorizzi le Asst o gli Irccs a rifiutare le cure ai no vax, mentre c’è la necessità di rinviare tutti gli interventi non urgenti per dedicare cure e personale al Covid. Va in ogni caso ricordato che i pazienti che si sono sentiti discriminati dall’Istituto non risultano fragili e sostengono di non soffrire di patologie che «potrebbero determinare l’impegno della terapia intensiva». In realtà, gli interventi non sarebbero stati propriamente posticipati. I pazienti hanno riferito di essere stati contattati dall’ospedale perché - in base alle liste di attesa - era giunto il loro turno di farsi operare. Quando però gli interessati hanno spiegato di non essere in possesso di super green pass, sono stati «riprogrammati».Mentre è impegnato sulla relazione da consegnare agli ispettori, il professor Pregliasco, che è anche docente della Statale di Milano, ieri ha rilasciato una intervista all’agenzia Adnkronos Salute senza però citare il caso Galeazzi. Ma per promuove la soluzione proposta dal presidente della Camera, Roberto Fico, per far votare direttamente dall’auto, con un seggio approntato nel parcheggio di Montecitorio, deputati e senatori contagiati. «Certamente il voto in drive-in per i parlamentari positivi al Covid può essere una soluzione». Del resto «noi spostiamo i pazienti per esigenze cliniche, quindi si possono attuare modalità per garantire la sicurezza. È chiaro che la possibilità di spostamento va vista singolarmente rispetto alle condizioni cliniche complessive, quindi», suggerisce Pregliasco, «davvero deve sentire il suo medico curante rispetto ai rischi che comunque», passando da casa all’auto, «sono limitati».Poi un commento alle diverse strade intraprese al livello europeo nella gestione di questa fase della pandemia: «Credo che l’Inghilterra abbia fatto una scelta che fa prediligere un ritorno alla vita, e sono scelte politiche. Io dico che finora la scelta prudenziale e di gradualità è quella che mi sembra più corretta», quindi «più simile alla linea della Francia» che dal 2 febbraio comincerà ad allentare le restrizioni a partire dalla rimozione dell’obbligo di mascherine all’aperto «anche se noi dovremo aspettare ancora un po’. Poi magari non essendoci un manuale va anche bene quello che fa Boris Johnson, eh». Del resto «la dimensione e la gravità del problema», ha sottolineato, «è anche legata al come noi ne percepiamo la dimensione e come la tolleriamo». Il professor Pregliasco ha infine fatto una previsione: «La pandemia finirà quando non se ne parlerà più e il livello di accettazione di questa patologia e dei suoi effetti verrà in qualche modo considerato generalmente. Basti pensare che ogni giorno in Italia sette persone si infettano con il virus dell’Hiv, sono tante ma non ne parliamo, pensiamo che sia accettabile e non c’è più la percezione del pericolo». Curioso che questo venga detto da chi ogni giorno è in tv o sulle agenzie di stampa a parlarne. La domanda che potrebbe quindi sorgere spontanea è: quando la pandemia sarà finita si parlerà ancora di Pregliasco?
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Massimo Cacciari (Getty Images)