2025-06-20
Iran pronto a chiudere lo Stretto di Hormuz
Teheran minaccia gli Usa: «Se entrano in guerra, blocchiamo il passaggio». Si tratta di uno snodo fondamentale per il transito del greggio. Domani vertice a Istanbul dell’Organizzazione della cooperazione tra musulmani: il regime cercherà una sponda.Tra le opzioni sul tavolo iraniano, qualora Washington intervenisse a fianco di Gerusalemme, ci sarebbe la chiusura dello Stretto di Hormuz, passaggio cruciale dove transita il 30% del petrolio su scala mondiale. A dirlo, secondo quanto riportato da Iran international, è il deputato del Parlamento iraniano, Ali Yazdi Khah: «Se l’America entra in guerra, chiudere lo Stretto di Hormuz è un nostro diritto legittimo». L’ipotesi è stata confermata anche all’agenzia di stampa iraniana Mehr dal membro del presidum del comitato per la sicurezza nazionale, sempre del Parlamento dell’Iran, Behnam Saeedi. Sulla stessa linea, il Consiglio supremo di sicurezza iraniano ha avvertito che Teheran userà una strategia diversa qualora entrassero in guerra terze parti alleate di Israele.Si estendono a macchia d’olio, dunque, le dichiarazioni che promettono una rappresaglia massiccia contro Washington. Il viceministro degli Esteri iraniano, Kazem Gharibabadi, ha di nuovo avvertito: «Se gli Stati Uniti intervengono attivamente a favore di Israele, l’Iran dovrà usare i suoi strumenti per dare una lezione agli aggressori e proteggere la propria sicurezza e i propri interessi nazionali». Anche il Consiglio dei Guardiani ha comunicato che «l’America si pentirà di aver atteso la resa della Repubblica islamica fino alla tomba». Addirittura, per il deputato iraniano, Ahmad Naderi, un intervento contro le basi militari americane in Medio Oriente sarebbe più semplice che attaccare direttamente Israele. Intanto, sul fronte campale, Israele ha colpito nella notte il reattore nucleare ad acqua pesante di Arak e l’impianto di Natanz in Iran, con anche 40 aerei da combattimento che hanno preso di mira decine di target militari. Nel primo sito si trova il componente usato per produrre il plutonio, mentre nel secondo «componenti e attrezzature uniche utilizzate per lo sviluppo di armi nucleari», ha comunicato l’Idf. L’agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha confermato l’attacco su Arak, aggiungendo che non sono stati rilevati effetti radiologici.Ma momenti concitati hanno avvolto la sorte di Bushehr. Si tratta dell’unica centrale nucleare operativa in Iran, situata sulla costa del Golfo e costruita dalla Russia. Un portavoce militare israeliano aveva dichiarato che Gerusalemme aveva colpito Bushehr ma, poco dopo, un funzionario dell’esercito della Stella di David aveva detto che si trattava di un «errore» aggiungendo, però, che non poteva né confermare, né smentire la faccenda.Immediata è stata, comunque, la reazione di Mosca, con il ministero degli Esteri russo che ha esortato Gerusalemme a interrompere immediatamente i bombardamenti sull’impianto. «Se si verifica un attacco alla prima unità di potenza operativa, ci sarà una catastrofe paragonabile a quella di Chernobyl», ha segnalato il capo di Rosatom (azienda pubblica russa attiva nel settore dell’energia nucleare), Alexei Likhachev, concludendo che un raid sulla centrale sarebbe «oltre il male». Tra l’altro, un attacco a Bushehr scatenerebbe un effetto domino nell’escalation sia per la vicinanza ad altri Paesi del Golfo sia perché nella centrale ci lavorano un centinaio di russi. Il pericolo è stato, poi, scongiurato quando un diplomatico iraniano ha confermato a Reuters che la centrale nucleare non è stata colpita, accusando Israele di attuare «una guerra psicologica».Dall’altra parte, Teheran ha sganciato, ieri mattina, 30 missili contro Israele, colpendo anche l’ospedale Soroka. Nel tentativo di giustificare l’accaduto, l’agenzia di stampa Irna ha spiegato che «gli obiettivi principali» dei missili iraniani sono stati «il grande quartier del Comando e intelligence dell’esercito israeliano e il campo di intelligence militare nel Parco tecnologico di Gav-Yam», che si troverebbero vicino alla struttura ospedaliera.La tensione cresce anche tra Teheran e l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), con il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, che si è scagliato contro il direttore di Aiea, Rafael Grossi. Baghaei l’ha, infatti, accusato di aver «trasformato» l’Agenzia «in un complice di guerra ingiusta e violenta da parte di Israele». Intanto, il ministro degli Esteri dell’Iran, Abbas Araqchi, si appresta a convogliare i Paesi musulmani attorno alla causa iraniana: domani è atteso a Istanbul per partecipare alla riunione dell’Organizzazione della cooperazione islamica (Oic).E se Hezbollah ha minacciato che l’eventuale uccisione della Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, avrebbe «conseguenze disastrose», l’ayatollah è impegnato a trovare sostituiti per ricoprire le posizioni apicali dell’establishment iraniano, sempre più decimato da Israele.Khamenei ha, infatti, nominato Mohammad Karami come nuovo comandante delle forze di terra delle Guardie rivoluzionarie. Il generale sostituisce Mohammad Pakpour, che a sua volta ha preso il posto come comandante in capo dei pasdaran dopo l’uccisione di Hossein Salami. Ma pare che non sia finita qui: secondo fonti israeliane non ufficiali, Gerusalemme avrebbe eliminato la più alta carica del settore militare dell’Iran, ovvero il capo di stato maggiore delle forze armate, Abdolrahim Mousavi. Poco prima l’uomo, durante una visita a una delle basi della forza aerospaziale dei pasdaran, aveva dichiarato: «Attaccheremo costantemente qualsiasi obiettivo appartenga al regime sionista invasore e non vediamo alcuna limitazione davanti a noi».