2025-08-27
«La politica continua ad autoassolversi ma sul Covid serve una Norimberga»
L’infettivologo Pietro Luigi Garavelli: «Dobbiamo verità ai morti e ai danneggiati, invece la narrazione rimane anacronistica e a senso unico».Da giugno è andato in pensione è non è più costretto a tacere. Pietro Luigi Garavelli, per un quarto di secolo primario di malattie infettive all’ospedale di Novara (nominato a 39 anni, il più giovane direttore di dipartimento d’Italia) è una figura di primo piano nel mondo scientifico italiano e internazionale. La sua ricerca sulla Blastocistosi ha contribuito in modo significativo alla comprensione e alla lotta contro questa malattia parassitaria che ora viene chiamata «Zierdt-Garavelli Disease». Per le dichiarazioni da esperto di virus sulla follia della vaccinazione di massa durante una pandemia, per la difesa delle cure domiciliari e per avere criticato il green pass ha subìto forti critiche ed è stato silenziato. Oggi finalmente può parlare senza filtri di quanto è accaduto con il Covid. Professore, si assiste a un continuo rimpallo di responsabilità degli errori e delle iniziative non prese durante l’emergenza sanitaria. A partire dall’allora ministro della Salute, Roberto Speranza, e dal Comitato tecnico scientifico. Nessuno risponde, si scusa, «paga»?«Non sono giustizialista, però per quello che è successo durante la pandemia a livello politico, medico e di gran parte della stampa tutta la Nazione dovrebbe trasformarsi in una mega Norimberga. Bisogna fare un’operazione verità, per rispetto delle migliaia dei morti e dei danneggiati dal vaccino. Così come è successo negli Stati Uniti con il report della Commissione parlamentare sulla pandemia di coronavirus della Camera dei Rappresentanti. La più completa disamina finora condotta, che ha evidenziato negligenza medica, una risposta alla pandemia Covid-19 caratterizzata dal dilagare di frodi, sprechi e abusi, le restrizioni alla libertà e molto altro». Anche in Italia c’è una commissione al lavoro.«Ma la politica continua ad autoassolversi e bolla come no vax chi invoca trasparenza, confronto, discussione scientifica. La narrazione rimane a senso unico, quella che abbiamo sentito in epoca Covid, e anacronistica. Si continua a criminalizzare chi la pensa in modo diverso, dividendo l’Italia in due. Abbiamo visto quello che è successo con l’azzeramento del Nitag, il gruppo consultivo nazionale sui vaccini. La scienza ha la caratteristica del dubbio e del confronto. Se vengono meno non c’è più dibattito scientifico e finiremo per rimanere un Paese marginalizzato».È stato invitato a parlare?«No, anche se i commissari mi conoscono benissimo. Il mio intervento sarebbe brevissimo. Racconterei in pochi minuti che si sapeva perfettamente che il virus era mutevole, che il vaccino andava aggiornato rapidamente, che gli effetti collaterali erano emersi dopo pochissimo tempo. Parlerei dell’efficacia delle cure precoci domiciliari, totalmente ignorata. E direi che i “sì vax”, alla luce di quanto si sapeva ed è emerso, non avevano ragione».Lei ha affermato che non c’era nulla di nuovo nella Sars-CoV-2 e che tanto allarmismo non era giustificato. Dov’erano gli uomini di scienza?«Già quando la malattia arrivò in Europa, in Cina esistevano a riguardo pubblicazioni scientifiche. Inoltre il virus faceva parte della famiglia dei coronaviridae, era molto simile a quello del 2002 che aveva provocato l’epidemia della Sars e di cui era noti i meccanismi. Sars-CoV-2 è un piccolo virus a Rna, per il principio di pressione selettiva che viene studiato al corso di laurea in medicina facilmente va incontro a mutazioni, sfuggendo alla risposta del sistema immunitario». Aveva un fondamento scientifico la vaccinazione di massa nei confronti di un virus mutante?«Se viene vaccinata rapidamente tutta la popolazione mondiale - operazione del tutto improbabile -, evitando delle sacche di mutazione, sì, altrimenti emergono rapidamente le varianti. Non dimentichiamo poi che il vaccino contro il Covid venne autorizzato come “pratica terapeutica” perché nel trattamento di quella malattia non sarebbero esistite altre terapie. Le cure precoci con farmaci aspecifici come idrossiclorochina, ivermectina, con il plasma iperimmune che allora avevamo vennero scartate. Furono negate, si preferì puntare su un vaccino sperimentale e quasi a titolo terapeutico. Mentre il ruolo di un vaccino è quello di proteggere la popolazione». Venne somministrato a tutti, sani e no, bimbi e anziani.«Prima di essere immesso sul mercato in piena sicurezza, un vaccino va sottoposto a un periodo osservazionale estremamente lungo riguardo agli effetti collaterali. Per i vaccini Covid questo non è stato fatto. Inoltre, ribadisco, con un virus a Rna mutevole un vaccino perdeva di efficacia se non veniva rapidamente aggiornato. Un laureato in medicina dovrebbe saperlo anche senza essere un uomo di scienza. Gli eventi avversi del vaccino emersero dopo breve tempo, i dottori ne erano a conoscenza. C’è una grande responsabilità della classe medica».Chi non andava vaccinato?«Le persone che avevano contratto la malattia naturalmente e avevano un elevato livello anticorpale. Non andava somministrato a coloro che presentavano patologie autoimmuni, perché la vaccinazione le ha peggiorate. E non si doveva dare alla popolazione pediatrica, perché per loro le forme di Covid erano del tutto trascurabili. Mentre gli eventi avversi sono stati preoccupanti».Terapie e vaccinazione non sono alternative, ma complementari. Eppure furono messe in contrapposizione.«Ai piani alti fu deciso di ignorare gli ottimi risultati ottenuti sul territorio e in ambito ospedaliero nei reparti di infettivologia con il protocollo «Covid a casa» basato sull’utilizzo dell’idrossiclorochina e sperimentato su pazienti Covid in Piemonte, soprattutto nella zona di Acqui Terme e Ovada. L’idrossiclorochina riduceva la gravità dei casi, l’ospedalizzazione e la mortalità però il suo impiego fu proibito. Si preferì curare con “tachipirina e vigile attesa”. Pensare che nel 2007 Anthony Fauci aveva pubblicato un lavoro su Nature, spiegando perché idrossiclorochina era così efficace nei confronti del coronavirus della Sars. Poi si rimangiò tutto. Venne seguita la letteratura scientifica che aveva killerizzato l’idrossiclorochina, mentre le aziende farmaceutiche annunciavano il vaccino contro il Covid».Intanto in Italia si applicavano lockdown e green pass discriminatori.«Un approccio pesante e prolungato con un risultato spaventoso: abbiamo avuto il più alto numero di morti al mondo, parametrati su 100.000 abitanti».Lei si è vaccinato?«Tre volte, altrimenti non avrei potuto lavorare nel mio ospedale e curare i pazienti. Ma da quel giorno prendo quotidianamente una cardioaspirina, come mia scelta personale. Sono sempre più note le complicanze a livello cardiocircolatorio, neurologico, a carico del sistema immunitario. Le mie figlie no, non sono state vaccinate, mia moglie era contraria con tutto quello che emergeva ma non veniva messo a conoscenza della popolazione sugli effetti del vaccino nei giovanissimi».Virus vecchi, nuovi virus. Ci stanno raccontando che il cambiamento climatico favorirebbe lo sviluppo di nuove infezioni. Quanto c’è di vero?«West Nile virus, Chikungunya, virus Zika solo per nominare quelli di cui maggiormente si parla, da decenni sono presenti sul nostro territorio, basta andare a leggere la letteratura medica. La novità non esiste e bisogna rassicurare. Sappiamo come curare queste malattie infettive. L’infezione virale da virus West Nile portata dagli uccelli migratori, trasmessa dalla zanzara nella maggior parte dei casi non dà problemi, in una minoranza un quadro simil influenzale e in pochissimi casi la cosiddetta polarizzazione neurologica. Pochi casi sfortunati non devono far pensare con terrore a una patologia. Meglio fare prevenzione, con campagne di controllo territoriale di vettori quali sono le zanzare».
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)