2025-09-15
Marco Minniti: «Temo un nuovo 1914. Ma l’Italia può giocare la carta della stabilità»
L’ex ministro: «Teniamo d’occhio la Cina su Taiwan. Roma deve rinsaldare i rapporti Usa-Europa e dialogare col Sud del mondo».«Non condividevo nulla delle idee di Charlie Kirk. Ma il suo omicidio è ingiustificabile. Mi aspetto che ci sia una condanna unanime di quanto accaduto». Marco Minniti, presidente di Med-Or Italia Foundation ed ex ministro dell’Interno, ricorda a tutti un principio base: «Chi nega il confronto fa il gioco delle autocrazie. Gli Usa stanno precipitando nel turbine della violenza politica». E sulla crisi Polonia-Russia ammette: «Siamo su un crinale inquietante. Come il 1914. Basta un nulla per scivolare nell’abisso. Un consiglio: tenere d’occhio Taiwan». Ma in questo contesto esplosivo, con la Francia «al collasso» e le altre nazioni europee in difficoltà, l’Italia può «avere l’occasione della vita» sul piano internazionale. Come interpreta lo sconfinamento in Polonia dei droni russi?«È difficile pensare a un errore, quando ci sono 19 violazioni dello spazio aereo. È un atto deliberato, e reiterato in queste ore in Polonia e Romania, che punta a testare la capacità di difesa aerea della Nato». Qual è l’obiettivo di Mosca?«Sono droni di fabbricazione iraniana poi modificati dai russi. In alcuni casi vengono utilizzati in modalità “suicida”, perché l’obiettivo è semplicemente quello di saggiare la capacità di risposta del nemico e “leggere” le sue difese».La risposta è stata l’operazione «Sentinella dell’Est», per coprire il fianco orientale polacco. E circola l’idea di un’area cuscinetto sulla frontiera.«Quel nome, “Sentinella”, è un omaggio al ruolo chiave che la Polonia ha svolto negli ultimi tempi, esposta da sempre alla minaccia orientale. Non a caso la Polonia è il Paese europeo più attento al problema della difesa, e proprio per questo ha sviluppato, nel tempo, una speciale relazione con gli Stati Uniti. Dopo l’attacco russo all’Ucraina Biden parlò da Varsavia, e non fu un caso».La Nato ha risposto in maniera proporzionata al gesto russo? «È stata una risposta pronta e soddisfacente. E ovviamente c’è stata una partecipazione degli americani. Il fatto che il segretario Nato Rutte sia stato accompagnato, in conferenza stampa, dal comandante americano in capo delle forze Nato in Europa, è un chiaro segnale. Gli Usa sono coinvolti, e adesso da Trump ci si aspetta un gesto di chiarezza». Trump dichiara che con Putin sta perdendo la pazienza. «Sì, perché in gioco adesso c’è anche la sua immagine internazionale. Trump, con l’incontro in Alaska di ferragosto, ha fatto un investimento su Putin, e il risultato è stato pessimo. C’è stato un effetto slavina. La pressione sull’Ucraina è aumentata, il territorio polacco è stato violato. Non solo: Putin ha ricevuto legittimazione internazionale, diventando il protagonista, con Xi Jinping e Kim, dell’asse delle autocrazie.Il confine è ancora caldo. Il presidente Mattarella evoca il 1914.«Siamo effettivamente in un momento senza precedenti. La situazione può andare fuori controllo indipendentemente dalla volontà dei protagonisti. Nessuno vuole la guerra mondiale: ma in una situazione così caotica, per scivolare nella conflitto globale basta un innesco non previsto».Le trattative sul fronte ucraino sembra si siano arenate.«Nessuno pensava che questa guerra nel cuore dell’Europa sarebbe durata più di tre anni. Ad oggi non si intravede una soluzione, perché le condizioni poste da Putin per il negoziato combaciano con ciò che Mosca chiedeva prima dell’invasione. Accontentare Putin ora è impossibile: significherebbe giustificare la sua invasione, e umiliare il popolo ucraino».La Cina resta a guardare?«Il New York Times ha fatto un raggelante elenco degli armamenti che nei giorni scorsi hanno sfilato sulla piazza rossa di Pechino. La Cina ha sempre perseguito questa filosofia: “nascondi le tue capacità e aspetta il tuo momento”. Adesso non nascondono più la loro forza. Non aggrediscono, danno l’impressione di essere spettatori, ma nel frattempo si rafforzano». Ma qual è l’obiettivo cinese?«Taiwan. I cinesi tengono gli occhi fissi sull’isola, che produce il 90% dei microchip decisivi per le tecnologie mondiali. Se si indebolisce il diritto internazionale, e si consente alla Russia di impossessarsi di vaste aree dell’Ucraina, Pechino potrà considerare maturi i tempi per un intervento su Taiwan, che loro considerano “esistenziale”. È quella la zona cruciale di cui ci dovremo occupare. Non è questione di “se”, ma di “quando”».Non tutti in Italia, sia a destra che a sinistra, sono pienamente consapevoli del rischio cinese?«Prima della parata militare a Pechino, in Cina c’è stata una riunione della Shangai Cooperation Organization, che stavolta è stata molto affollata. Ci sono i Paesi arabi, l’Iran, l’India, il Brasile, c’è persino la Turchia, un Paese Nato».Cosa sta cercando di dirci?«L’ Occidente non deve fare autogol. Non possiamo permetterci di abbandonare quei Paesi nelle mani delle autocrazie. Per concludere le guerre e costruire una pace stabile e duratura, bisognerà costruire un nuovo “ordine mondiale” . E non si può costruire un nuovo ordine senza il Sud del mondo».Quali autogol sono stati fatti, esattamente?«Prendiamo le sanzioni. Gli Usa non hanno colpito direttamente la Russia, ma hanno imposto dazi altissimi all’India perché non comprasse petrolio da Mosca. Ecco: spingere l’India, guidata da Modi che è un nazionalista indù, tra le braccia della Cina, mi sembra un azzardo pazzesco». L’Europa procede in ordine sparso, e sembra limitarsi ad assistere.«Spero che nessuno abbia più dubbi sulla necessità di una difesa europea. Dobbiamo imparare che, in ogni caso, gli Stati Uniti non garantiranno lo stesso appoggio militare degli ultimi 80 anni». I Paesi europei considerati storicamente stabili sono in forte difficoltà, politica ed economica. Chi guida il continente? «Il paradigma dei Paesi stabili e forti al centro dell’Europa è caduto. In Francia siamo al collasso politico. Nel Regno Unito ci sono forti tensioni. In Germania l’Afd è primo partito in tutti sondaggi». E l’Italia, paradossalmente, è il Paese più stabile d’Europa?«Sì, l’Italia è diventata il Paese della stabilità. C’è spazio per un “doppio movimento” italiano. Da un lato rinsaldare rapporti con Stati Uniti e resto d’Europa. Dall’altro valorizzare la sua posizione strategica, il suo essere punto di congiunzione tra due mondi, per dialogare con quello che ho chiamato il Sud del mondo. È la chiave dell’ordine mondiale di domani, dove più che la finanza conterà la geopolitica pura»».L’altro fronte caldo, il Medio Oriente. L'assemblea dell’Onu vota a favore dello Stato di Palestina, causando l’ira di Israele.«Israele ha diritto a rispondere militarmente all’aggressione del 7 ottobre. Ma oggi la leadership israeliana ha fatto due mosse drammaticamente sbagliate. Primo: ha utilizzato la carestia e la fame a Gaza come un’arma di guerra. Secondo: ha lanciato bombe sulla riunione in Qatar, dove si discuteva della fine del conflitto. Una riunione organizzata per acquisire consenso a una proposta di tregua avanzata da Trump, e su cui il governo israeliano si era dichiarato favorevole. Questo attacco rappresenta una rottura del rapporto di fiducia indispensabile nelle relazioni internazionali». Quali sono le ripercussioni della condotta israeliana?«Dal punto di vista comunicativo, un disastro. Una settimana fa è stato attaccato un autobus in Israele, ci sono stati sei morti, ma nessuno ne parla più. I Paesi arabi stanno manifestando solidarietà nei confronti del Qatar: parliamo di Paesi fondamentali per la sicurezza dello stesso Israele. Se dovessero rompere le relazioni diplomatiche, può davvero collassare tutto». Oggi è stata convocata a Doha una riunione di tutti i Paesi arabi. È prevista la partecipazione anche di Iran, Iraq e Turchia.«Se così dovesse essere, avremo un clamoroso rovesciamento. Non dimentichiamoci che gli accordi di Abramo, fortemente sostenuti da Trump, avevano l’obiettivo di costruire un asse Israele-Paesi arabi, per isolare l’Iran. Oggi potrebbe manifestarsi invece un asse con l’Iran per isolare Israele. Un capolavoro diplomatico al contrario». L’assassinio di Charlie Kirk sta infiammando anche il dibattito italiano. Meloni dice: «Noi accusati di odio da chi festeggia l’omicidio, smettano di minimizzare». «Dobbiamo dire le cose come stanno. L’omicidio di Charlie Kirk è inaccettabile e ingiustificabile. E su questo punto è auspicabile l’unanimità. Non c’è nulla che possa giustificare un atto di quel genere. Ma ci vedo di peggio».Cioè?«A giugno hanno ucciso un parlamentare democratico. E poi non dimentichiamo la pallottola contro Trump. Possiamo concludere che per gli Stati Uniti c’è un rischio altissimo di precipitare in una spirale di violenza politica».Violenza organizzata?«La cosa preoccupante è che non abbiamo a che fare con un’associazione terroristica, ma siamo dinanzi a gesti individuali. Gli Stati Uniti, pur essendo la più grande democrazia del mondo, sono caduti nella trappola dell’identità».Sarebbe a dire?«Ognuno si rinchiude nella sua identità, si radicalizza, rifiuta il confronto. Kirk predicava idee che non condivido, ma stava cercando il confronto, nelle università, con chi non la pensava come lui. Ucciderlo proprio in quel contesto ha un significato simbolico fortissimo e drammatico».Una lezione da imparare?«Il confronto è la base della civiltà. Kirk avrà avuto le sue opinioni, ma tutti dobbiamo ricordarci che aveva comunque il diritto di esprimerle. Non dobbiamo mai dimenticarlo. È il cuore della democrazia. Chi nega questo principio, fa il gioco delle autocrazie».
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)