2025-02-03
«Berlusconi era eccezionale. Gli ho portato milioni di voti»
Iva Zanicchi: «Silvio aveva una marcia in più, l’ho difeso sia da Santoro sia da Lerner. Sposarsi e fare figli aiuta nella carriera. Alla Madonna chiedo di farmi credere di più».Iva, su Wikipedia ha una voce così corposa che rischia di far concorrenza a quella di Dante Alighieri.«(fragorosa risata) Questa è bella! Bellissima! Diamoci del tu, dai. Io do del tu anche al Papa, figurati». Con piacere. Nell’imminente Sanremo, riceverai il premio alla carriera e canterai all’Ariston tre canzoni. «Canterò i tre brani con cui ho vinto Sanremo, mi pare giusto».Non pensare a me, Zingara, Ciao cara come stai? 1967, 1969 e 1974. Sei stata l’unica donna ad aver fatto il tris. Cosa ti ha dato Sanremo? «Per la mia carriera direi proprio tutto, perché sono nata lì. Una volta sono anche arrivata terza con il grande Sergio Endrigo, con L’arca di Noè. Dopo la prima vittoria sono stata subito scritturata all’Olympia di Parigi. Poi ho girato il mondo. Sono stata allora in Unione Sovietica quando non c’era stato ancora nessun cantante, tranne Elton John e Mireille Mathieu, ma solo a Mosca. Io, invece, l’ho girata tutta. San-remo è importante anche oggi ma, allora, ti cambiava la vita».Con i passaggi generazionali il pop italiano è cambiato. Nel 2025, all’Ariston, molti rapper e trapper. Tu rappresenti una certezza. «Io credo di sì. I giovani hanno un loro linguaggio, è giusto così - lasciando stare gli estremi, tipo parolacce, eccetera - ma non vorrei che avessero dimenticato le nostre radici, le nostre origini. Diodato è moderno. Scrive canzoni così belle che potrebbero esserlo state anche negli anni Settanta e rimarranno nel tempo. Questa è una chiave vincente. Anche Achille Lauro mi piace tantissimo».Il primo Sanremo che vincesti fu quello del presunto suicidio di Luigi Tenco. «Ero nello stesso albergo dove si è suicidato. La mattina presto sentii delle urla, tutti correvano nel corridoio, mi affacciai, pensavo al terremoto. Ero molto giovane, ebbi un colpo al cuore. Chiamai mia mamma, a Imperia presso amici. “Mamma, vieni a prendermi, si è ucciso Tenco”. Per me era scontato che Sanremo si dovesse interrompere almeno per una settimana. Feci la valigia e scesi nella hall, alle 9 del mattino. Un mio discografico mi disse: “Cosa fai qui? Guarda che il festival continua”. Al mio paese, quando c’era un funerale erano tutti a lutto. Per me era impensabile cantare alla sera, con il cadavere di Tenco non sepolto, ancora lì. Mostruoso. Renata Mauro, un’annunciatrice della Milano bene, mi vide piangere disperata e mi disse: “Iva, adesso hai vinto, devi cantare, ti cambierà la vita”».Tra cantanti, nel backstage dei festival, v’incoraggiavate l’uno con l’altro? «Un tempo si faceva. Ci trovavamo tutte le sere, credo all’hotel Londra, a parlare, cantare, farci coraggio. Ero terrorizzata e poi, entrando, mi passava tutto. Una volta dico: “Vado a cercare Modugno”. Doveva cantare dopo di me. Letteralmente stava sbattendo la testa contro un pannello di legno. “Ma Domenico, cosa fai?”. Disse: “Ho una paura”. “E allora perché ci vieni?”. “Proprio per provare questa emozione”. Non mi consolò». E adesso lo fanno ancora? «Adesso non succede più. Tra ufficio stampa, manager, truccatore, parrucchiere, stilista, è come fossero sotto una campana di vetro».Nel 1967 è nata tua figlia, Michela. Ascoltava le tue canzoni? Quali preferiva? «Michela mi seguiva abbastanza. Nel tempo ha amato molto Testarda io - La mia solitudine e poi Un uomo senza tempo, perché dedicata al papà. Poi, lei aveva il suo mito, Sting. Mi disse: “Pagherei oro per conoscerlo”. Risposi: “Guarda che, in Sud America, io ci ho ballato insieme, eccome, a una festa della Cbs”».Il fatto di essere una persona celebre è stato un problema nelle tue unioni sentimentali? «Il mio primo marito, Antonio Ansoldi, l’ho conosciuto dopo il primo Sanremo. Era il figlio del mio discografico. Ci siamo innamorati e sposati. Mi ha sempre seguito molto. Poi abbiamo divorziato. Purtroppo è morto qualche anno fa. Mi sono innamorata di Fausto Pinna. Dopo un po’ ha lasciato il suo lavoro e mi ha seguito ovunque. Oserei dire che abbiamo vissuto con allegria».A un artista di successo, vista la mole d’impegni, conviene mettersi in una relazione impegnativa? «Io consiglio l’unione, il matrimonio, i figli. Non fanno che aiutare anche nel lato artistico. Tu puoi avere anche il più grande successo del mondo, ma quando ti ritiri in albergo e sei da solo in camera è triste, sai? Un grande magone. No, no. Avere davvero un compagno, una compagna, e, se c’è il matrimonio, meglio avere figli».La mia solitudine. Tra gli autori spicca Cristiano Malgioglio. Da te meravigliosamente interpretata, una di quelle canzoni che segnano e tornano sempre. «Quando sono andata in Giappone, fui invitata in televisione, perché avevano trasmesso un pezzetto del film di Luchino Visconti Gruppo di famiglia in un interno (1974, nda). Il protagonista ascoltava solo Mozart, e poi parte la vociaccia, la canzone, resta sconvolto, sale le scale e trova tre fanciulli nudi. Malgioglio mi ha raccontato che avevano cercato di sostituire la mia versione con quella originale, bellissima, di Roberto Carlos. Visconti disse che, quando la misero, urlò come un pazzo, ebbe una crisi di nervi. Voleva la mia versione, che è nel film».Vivi in Brianza. «Amo la Brianza, ci sto bene, ho una bellissima casa. Ma rimango tosco-emiliana».Tutti sanno che sei nata a Ligonchio, piccolo borgo montano in provincia di Reggio Emilia. In giro per il mondo, in tv, nelle città, ti mancava? «Amore, sempre. Non mi è mai scappato dal cuore. Ancora adesso, d’estate, vado al paese. Magari faccio credere che sono ai Caraibi. Invece sono a Ligonchio. Io, in estate, vado lì. Ci sono le mie origini, conosco i sassi, i ruscelli, gli alberi... Poi, i miei genitori... Io sono nata a Vaglie di Ligonchio, non c’era neanche la strada. Chiaro che quando arrivi nella grande città ti sconvolge, ti eccita anche, ma sei un pesce fuor d’acqua. La prima volta che ho preso il treno, l’emozione... Queste emozioni ho sempre cercato di nasconderle. Ma il mio paese, credimi, ovunque sia stata, dall’Unione Sovietica all’Australia, l’ho sempre avuto nel cuore».Cucini qualche piatto che ricorda la mamma? «Certo, abbiamo ricorrenze irrinunciabili in inverno, come la polenta di castagne, cotta come quella di mais e mangiata a fette, con ricotta, formaggio. Poi facciamo lo gnocco fritto che mi ricorda sempre la mamma, i cappelletti, ormai universali, rigorosamente in brodo. Un altro piatto che mi ricorda mia mamma è il riso con il latte». Silvio Berlusconi. «Eccezionale, con una marcia in più. In tutti i campi. Intelligenza viva, simpatia accattivante, conquistava il mondo, dai. Ho fatto per nove anni Ok il prezzo è giusto!, cercavo di disturbarlo il meno possibile. Un giorno venne Carlo Conti, che mi voleva a Domenica in. A me l’idea piaceva, anche per pochi mesi. Niente da fare. Allora vado da lui - all’epoca gli davo del lei - e glielo dissi. “Sei pazza? Non hai l’esclusiva con noi?”. Replicai: “È vero, dottore, che si sta mettendo in politica?”. “Sì”. “Ma io potrei esserle più utile qui a Mediaset o in Rai?”. Alzò il telefono: “Iva va a fare Domenica in”. Poi m’invitò Santoro. Ero agitata, mi fece la prima domanda, e sono timida...».Non si direbbe... «Eh lo sono, ma la timidezza mi fa diventare sfacciata. Santoro mi chiese di Berlusconi. Andai a ruota libera. “Voi della sinistra, siete contenti di come vanno le cose? Proviamolo”. Poi, una cosa che non avrei voluto dire: “Altrimenti gli diamo un calcio in culo e lo rimandiamo ad Arcore”. Mi chiamò: “Grazie, ma il calcio in culo te lo potevi evitare”. Repubblica scrisse che gli portai un milione di voti».Da Gad Lerner, a L’infedele, il Cavaliere telefonò, invitandoti a lasciare lo studio. Non gli obbedisti. «Sì, per dignità mia. Mai mi sarei alzata. Neanche se me l’avesse chiesto mia madre. Lui aveva ragione, perché c’era un’atmosfera indegna, tutti contro. L’unica a cercare di difenderlo ero io. Sul fatto che fossi rimasta, Lerner voleva giocarci e invitarmi la settimana dopo dicendo “lei è l’unica donna che non ubbidisce a Berlusconi”. Dopo dieci giorni Berlusconi fece una cena e, davanti a tutti, mi abbracciò e mi ringraziò».Quando l’hai sentito per l’ultima volta? «Dopo Ballando con le stelle mi chiamò, dicendomi: “Non sapevo tu fossi una grande ballerina, ma io le barzellette le racconto meglio. Ti voglio regalare due mazzi di rose”. Mi fece mandare due nature morte con bellissimi fiori».Rifaresti tutto quello che hai fatto? «Errori ne ho fatti tanti, anche artisticamente, differenziavo troppo, facevo teatro, un po’ di cinema, politica, canzoni impegnate. Mi sono divertita tanto e mai annoiata, per cui rifarei tutto».Anche andare in copertina su Playboy? «Hai toccato un tasto dolente. È l’unica cosa che non rifarei. Mi aveva preso un po’ di stupidera. Quando una donna arriva ai quaranta deve dimostrare che è ancora in forma. Ritirai tutti le copie di Playboy da Castelnovo Monti al mio paese. Papà non l’ha mai visto. Un suo amico gli disse: “O’ Zanicchi, la tu’ figliola, mica male eh”. Rispose: “Sì è brava”. Poi chiese a mia mamma: “Ma che ha fatto Iva?”. “No, un servizio fotografico, figurati che lo doveva fare per Famiglia cristiana» (ride)”».Quella volta a Domenica in Giucas Casella ti addormentò e dicesti di volere tanto sesso. Era una finta ipnosi? «Era una collaborazione con lui, adesso si può dire...».Com’è il tuo rapporto con la fede? Rincontreremo i nostri cari? «Io ci spero tantissimo e mi auguro che sia così. Ho fede, forte, però barcolla un po’, com’è umano. Si è rafforzata dopo che visto soffrire Fausto per tre anni. La grazia che chiedo alla Madonna e a Gesù è quella di farmi credere di più. Sarebbe un miracolo meraviglioso».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.