2025-03-31
«Sui dazi bisogna trattare con gli Usa»
Gian Marco Centinaio (Ansa)
Gian Marco Centinaio: «Le controtariffe sono un suicidio. L’Italia può mediare con Washington in nome dell’Ue. Su Kiev, Bruxelles si è genuflessa a Biden: ovvio che Trump ci scavalchi. Dopo la pace, allentare le sanzioni a Mosca».«I dazi europei in risposta a quelli americani? Se lo facciamo, ci suicidiamo. Bisogna trattare: tutti insieme, oppure anche da soli. Quando si smetterà di sparare, occorre togliere le sanzioni alla Russia». Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato ed esponente di spicco della Lega, boccia la politica economica e militare di Ursula von der Leyen: «Lei e Macron cercano visibilità. È una gara a chi la spara più grossa. La Francia cavalca i venti di guerra per aiutare la sua industria della difesa». E l’Italia? «Faccia da apripista per ricucire i rapporti tra Usa e Europa: abbiamo i numeri per ricoprire questo ruolo». E su Trump: «Crede che gli europei siano parassiti? Sbaglia, ma forse sulla Germania qualche ragione ce l’ha». L’Unione europea annuncia i «controdazi» per contrastare il protezionismo di Donald Trump. È la mossa giusta? «No, è una mossa stra-suicida. Alimenta un’altra escalation: quella della guerra economica. Dazi richiamano altri dazi». E dunque?«Parlo soprattutto del comparto agroalimentare, che è quello di cui mi sono occupato da ministro e che rischia di subire il maggiore impatto. Non sono i dazi la soluzione, ma bisogna incontrarsi e trattare». Trattare tutti insieme o ognuno per sé?«Ovviamente il primo step sarebbe trattare come Unione europea, ho sempre pensato che non convenga marciare divisi». Eppure?«Eppure con questa Europa fai veramente tanta fatica. Siamo invischiati nei protagonismi e nelle fughe in avanti dei singoli Paesi». Quindi?«Quindi l’Italia può candidarsi per fare da mediatrice nella trattativa economica con la Casa Bianca, in nome dell’Europa. Penso anche al comparto automotive, che rischia il bagno di sangue». Perché proprio l’Italia?«Perché abbiamo rapporti migliori con Trump rispetto ad altri, e questa posizione privilegiata dev’essere fatta valere nelle sedi internazionali». Non così facile, visto che Trump considera gli europei dei «parassiti»...«Spero sia stata semplicemente una battuta. Sicuramente gli americani, che hanno una visione più dinamica della nostra, considerano l’Europa come la casa di riposo del mondo. Un dinosauro burocratico, una zavorra. Se vuoi avere successo, non è in Europa che devi restare». Quindi Trump qualche ragione può averla? «La Germania ha avuto effettivamente un atteggiamento parassitario, anche nei confronti degli altri partner europei. Ha tenuto bassi i salari, e ha approfittato dell’euro per arricchirsi a spese degli altri. Ha impedito gli aiuti di Stato alle imprese europee, e ha foraggiato le proprie. Ha affossato la Grecia per salvare le sue banche. E ci ha dato troppe lezioni non richieste».Per esempio?«Non dimentico la Merkel che derideva Berlusconi e ci imponeva Mario Monti». E oggi?«Oggi la Germania abbandona il mantra dell’austerità con un’inversione a U. Per anni hanno trattato noi italiani come i Calimero d’Europa, e adesso che attraversano un momento di difficoltà aprono le porte al debito. Resto quantomeno perplesso». Perché la Lega sostiene che il piano di riarmo europeo sia nato già morto?«La settimana scorsa ero a Strasburgo, alla riunione dei presidenti dei parlamenti europei. Ho visto una platea spaccata a metà: da una parte chi spingeva in modo ossessivo per armarsi, dall’altra chi invitava a riflettere di più. Le diverse sensibilità che ci sono in Italia le ho ritrovate anche lì». E dunque perché siete ancora perplessi di fronte al richiamo alle armi?«Intanto perché il piano di Von der Leyen porterebbe gli Stati a fare altri debiti. È bastato l’annuncio per far schizzare gli interessi, che noi italiani paghiamo più di altri. Poi, per usare una metafora bellica: giocano a chi la spara più grossa. Non abbiamo ancora capito cosa vogliono: un esercito europeo? Un riarmo per singoli Paesi? Riconquistare consenso politico?». Con chi ce l’ha?«Con quelli che cercano visibilità. Se il messaggio è solo quello della Von der Leyen, “armiamoci e partiamo”, mi spiace: lo rispediamo al mittente». E la Francia?«Macron è incontenibile. Vuole mandare i soldati in Ucraina, ha bisogno di conquistare la sua supremazia rispetto a una Germania in crisi. E poi sta pensando ovviamente alle prossime elezioni francesi». Macron è tra quelli convinti che la Russia è pronta ad estendere i suoi appetiti al resto d’Europa. C’è questo rischio?«Parlando con i parlamentari francesi a Strasburgo mi sono reso conto di una cosa. Battere sul tasto del riarmo non è un comportamento dettato solo dalla paura di Mosca». Intende dire che non ci sono solo motivazioni nobili dietro la linea francese?«I francesi vogliono dare una mano al loro distretto industriale della difesa, composto da tante piccole aziende che intendono tutelare. E poi ho notato anche un altro particolare». Quale?«I miei colleghi europei si sono offesi perché Trump e Putin non hanno convocato l’Europa al tavolo delle trattative». Lei dice? «Ci ho parlato, nei palazzi comunitari. Ho percepito fisicamente questo loro fastidio per essere stati esclusi dalla stanza dei bottoni. Tutti mi dicevano: “Si decidono le sorti del mondo, e ci tengono fuori?”».Hanno ragione a offendersi?«No. L’Europa non si è mai seduta al tavolo delle trattative. Sull’Ucraina si è inginocchiata alla linea di Biden, non ha mai avuto una posizione autonoma. Oggi non possiamo stupirci troppo se Trump cambia la linea degli Usa, cerca la pace e scavalca l’Europa». Macron pensa che togliere adesso le sanzioni alla Russia sarebbe una follia. È d’accordo?«Abbiamo aziende che da qualche parte devono poter esportare. Le sanzioni erano comprensibili in passato, ma nel momento in cui si riesce a far tacere le armi l’annuncio di un allentamento potrà essere utile per persuadere Putin a cambiare atteggiamento e favorire la sicurezza dell’Europa». Giorgia Meloni dice che è infantile e superficiale scegliere tra Stati Uniti ed Europa. «Condivido totalmente. L’Europa, ripeto, finora ha seguito pedissequamente la linea Biden, che consisteva nel combattere ad oltranza fino a far fuori Putin. La Lega ha sempre detto che questa linea era sbagliata e che serviva un ruolo diverso dell’Ue. Nel momento in cui cambia la strategia di Washington, e fortunatamente torna di moda la parola “pace”, è ovvio che dobbiamo ricercare una collaborazione con gli Stati Uniti». Siete contrari all’aumento per le spese per la difesa?«Siamo favorevoli, purché possano essere decise dai singoli Stati e rimangano in ambito Nato. Non vogliamo un esercito europeo. Poi difesa non vuol dire solo carri armati. Ma anche cybersicurezza, infrastrutture, coordinamento dei sistemi europei».Truppe italiane nell’ambito di una missione Onu, sarebbero digeribili?«Abbiamo sempre detto che i militari italiani non devono andare in guerra. Se in futuro dovesse esserci una missione per presidiare e garantire la pace, sarebbe un discorso totalmente diverso». Salvini prepara un tour in Stati Uniti, Cina e Giappone per «rafforzare le partnership con l’Italia». E poi si è molto discusso della telefonata tra il leader leghista e il vicepresidente americano Vance. Cosa si sono detti?«Proprio non saprei. Qualcuno ha voluto sollevare polemiche inutili intorno a quella telefonata. Però vorrei fare una considerazione importante: Salvini non vuole rubare il lavoro al ministro degli Esteri. Ovvio, è un leader politico, e quando si fa politica ci si confronta con colleghi di altri paesi. Inoltre, da ministro ha il compito di tutelare e sostenere le imprese italiane e il suo tour servirà soprattutto a questo. Nessuno si offenda». In attesa della pace con Putin, avete intanto fatto pace con il ministro Tajani, che parlava di «quacquaraquà» della politica?«Tajani ha chiarito che non si riferiva alla Lega, va bene così. Dico solo una cosa: tutti devono abbassare i toni. Dire certe cose in pubblico non serve a nessuno, men che meno ai nostri elettori. Che chiedono sicurezza non solo all’estero, ma anche nelle nostre città».Sta dicendo che occorre rafforzare gli organici delle forze dell’ordine?«Non solo. Chiederemo al governo di occuparsi una volta per tutte del problema abitativo delle forze dell’ordine». Problema abitativo? «A Milano mi sono confrontato con i sindacati di polizia, che hanno sollevato un tema importante. Gli stipendi, soprattutto al Nord, spesso non bastano a sostenere i costi di una casa. Queste ristrettezze riguardano purtroppo anche gli agenti di sicurezza e quelli con più esperienza preferiscono trasferirsi dove la vita costa meno. Sta diventando un fenomeno preoccupante». Pensa a degli aiuti?«Il governo deve immaginare un housing sociale. Potremmo trasformare le caserme dismesse in strutture residenziali per le forze dell’ordine. Oppure potremmo stabilire qualche aiuto fiscale. Ma qualcosa dobbiamo fare». Altrimenti?«Altrimenti rischiamo di lasciare campo libero a chi occupa illegalmente le case: criminali che la polizia deve avere la forza di contrastare».
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