2025-01-06
«Nuovo centro? Un danno per l’Italia»
Il capogruppo di Fdi alla Camera, Galeazzo Bignami: «Con Prodi e Ruffini rischiamo uno Stato di polizia fiscale. Per il 2025 la priorità è la difesa dei confini. In commissione Covid indagheremo sul piano pandemico e sui vaccini».«Sulla Commissione d’inchiesta sul Covid non molliamo di un millimetro: nel 2025 fari puntati su piano pandemico, risorse pubbliche e vaccini. Il ritorno di Romano Prodi? Gli italiani tremano solo a sentirne il nome: con lui e Ruffini, rischiamo lo “Stato di polizia fiscale”. Nel nuovo anno precedenza alla difesa dei confini, mentre qualcuno a sinistra vorrebbe lucrare sull’accoglienza».Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e figura di punta del partito, squaderna con La Verità le priorità del 2025. E lo fa da Villa Verucchio, provincia di Rimini, dove a Capodanno un ventitreenne di origine egiziana ha accoltellato quattro persone. Un carabiniere ha ucciso l’aggressore, e adesso è indagato per eccesso di legittima difesa. «Abbiamo incontrato l’Arma per testimoniare ancora una volta la nostra vicinanza, e siamo pronti a modificare le norme che disciplinano l’azione delle forze dell’ordine».L’iscrizione nel registro degli indagati non è forse un atto dovuto?«Sì, nasce come un atto a garanzia del militare: da avvocato lo capisco, da cittadino meno. Riteniamo sia necessario rafforzare gli strumenti che consentono di svolgere accertamenti tecnici, come esami autoptici e balistici, senza dover iscrivere nel registro degli indagati gli agenti che hanno agito nell’esercizio delle proprie funzioni. Le forze dell’ordine in azione non possono essere equiparate ai civili. Serve per loro una protezione in più».Per mettere fine alle polemiche periodiche sul comportamento di polizia e carabinieri?«Se pensiamo a quanto accaduto a Milano nel caso del giovane Ramy, c’è da restare scioccati. Sembra che troppi abbiano dimenticato che c’è stato un inseguimento dopo un posto di blocco forzato. Non una sola parola è stata spesa dalla sinistra in favore delle forze dell’ordine: passano gli anni, ma da quelle parti continuano a soffrire di allergia alla divisa». Il 2025 sarà l’anno dei rimpatri?«Intanto ricordo che col governo Meloni gli sbarchi sono crollati di oltre il 60%, mentre i rimpatri sono aumentati del 30%. I numeri dei morti in mare, pur sempre troppi, sono calati del 30% rispetto agli anni scorsi: nonostante questo, la sinistra ci attacca, animata dall’odio cieco nei nostri confronti. Ma non ho dubbi. Nel 2025 la difesa dei confini resterà senz’altro una priorità. Sono gli Stati che devono governare i flussi migratori, non la criminalità».E sono i governi a dover stabilire quali sono i Paesi sicuri, dice la Cassazione. Il progetto Albania potrà concretizzarsi già quest’anno?«A sinistra non ne beccano una. Hanno sempre osteggiato questo progetto, prima invocando uno stop da parte dei socialisti europei, poi da parte dell’Ue. Risultato? Oggi il piano Albania è un’idea che un po’ tutti stanno prendendo a modello. L’ultimo baluardo di resistenza si annida in pochi giudici ideologizzati. Ma anche su questo la Cassazione ha fatto chiarezza, confermando quanto sosteniamo da principio. Adesso attendiamo con fiducia la decisione della Corte di giustizia europea».Da Washington a Londra, sembra che il vento sulle questioni migratorie stia cambiando direzione. «L’Europa, e non solo, sta arrivando sulle nostre posizioni. Il presidente Meloni ha imposto un cambio di paradigma, che peraltro predichiamo da quando eravamo all’opposizione: non si possono risolvere i problemi migratori disciplinando i movimenti secondari attraverso la redistribuzione interna, ma occorre prima di ogni cosa difendere i confini. E questo va fatto con un passaggio politico fondamentale: bloccare gli ingressi irregolari, che rappresentano una sconfitta per gli Stati». Pensa che il Partito popolare europeo sia inevitabilmente destinato ad abbracciare la vostra linea?«Sia Von der Leyen che Weber, negli ultimi tempi, hanno espresso posizioni chiare. Ad opporsi al nostro progetto resta solo la sinistra: forse alcuni hanno interesse a lasciare che il fenomeno migratorio resti ingovernabile. Magari perché, come avveniva nei governi precedenti, flussi migratori così corposi consentono politiche d’accoglienza molto dispendiose. Si parlava di 5 miliardi di spesa quando gli ingressi irregolari erano circa 200.000 l’anno».L’accoglienza è il welfare della sinistra?«Voglio pensare non ci sia un disegno preordinato. Ma che qualcuno in passato, pur senza rilievo penale, abbia colto l’occasione per remunerare realtà magari politicamente vicine, mi sembra innegabile».Tra qualche giorno a Milano i cattolici di sinistra si riuniranno sotto l’egida di Romano Prodi e Graziano Delrio. L’etichetta si chiama «Comunità democratica». Rinasce il centro?«Sono iniziative politiche legittime, per carità. Però ogni volta che Prodi si muove mi vengono in mente le privatizzazioni che ha fatto e che in realtà sono state vere e proprie svendite ai danni degli italiani».Prodi ha accusato Meloni di essere «obbediente» a Trump e Musk. E poi ha aggiunto che temete il possibile ritorno dei centristi. Avete paura di Prodi?«Credo che siano gli italiani ad avere paura di un suo ritorno, dopo quanto ha combinato in passato. Prodi è quello che, non più tardi di un anno fa, promuoveva l’apertura di un’azienda automobilistica cinese nella “motor valley” emiliana. Quanto ad “obbedienza”, il Professore è un’autorità indiscussa, avendo lui obbedito per tutta la vita. Se poi si attiva la costituente catto-comunista, quella che ammanta le sue azioni di valori morali che non possiede, normalmente il conto lo paga l’Italia».Il capo dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, potrebbe essere un frontman del nuovo schieramento, anche se sul suo nome i pareri si dividono.«Ruffini è colui che bollò come “evasori” tutti i cittadini che avevano pendenze con l’Agenzia delle entrate: 19 milioni di italiani. Sia chi elude le tasse, sia chi non ha materialmente la possibilità di pagare, sia chi magari ha solo una multa per divieto di sosta. Per questo governo chi evade deliberatamente non può essere messo sullo stesso piano di chi vorrebbe pagare, ma non ce la fa. Per Ruffini evidentemente no. Averlo al governo sarebbe come avere uno Stato di polizia fiscale». Salvini potrà tornare al Viminale tramite rimpasto?«Non penso ci sarà alcun rimpasto. Oggi la stabilità è un elemento fondante e positivo per l’Italia, rispetto a un quadro internazionale così precario. Francia, Germania, Spagna stanno attraversando una fase politica fragile, e la solidità del governo Meloni rappresenta un valore aggiunto nel contesto internazionale. Per il resto, siamo sempre stati convinti dell’innocenza di Salvini, in un processo che non doveva nemmeno cominciare. Oggi Salvini sta lavorando bene al Mit: i rimpasti si fanno quando ci sono problemi, e non è questo il caso».La triade delle grandi riforme: premierato, autonomia e giustizia. L’anno che verrà regalerà delle sorprese?«La separazione delle carriere, battaglia storica del centrodestra, a giorni approderà in Aula alla Camera. L’autonomia? La Consulta ha censurato più che altro la parte relativa al titolo quinto, quella scritta nel 2001 dalla sinistra: recepiremo comunque i rilievi della Corte. E poi il premierato: un altro impegno con gli italiani che manterremo, cercando il massimo coinvolgimento di tutti, per quanto possibile».A proposito di impegni: che fine faranno i lavori della Commissione d’inchiesta sulla gestione del Covid? Lei è considerato uno degli «ispiratori» di questo organismo.«Portai io in tribunale Speranza e Conte per acquisire i verbali della famigerata “task force” e il piano pandemico. All’epoca il ministero della Salute sostenne che i verbali non esistevano: vinsi il ricorso, e i verbali spuntarono fuori. Mi fu chiaro che venivano nascoste troppe cose: bisognava indagare su una serie di contraddizioni che non avevano risposta».Finora sono state fatte diverse audizioni: nel 2025 ci sarà una svolta?«Intanto la Commissione ha raggiunto un primo obiettivo: consentire a tutti di parlare con pari dignità. Prima chi sollevava dubbi o cercava chiarimenti finiva colpito da un anatema e bollato come no vax. A queste persone abbiamo tolto il bavaglio. E già questo dà molto fastidio a chi pretende di essere depositario della verità. Molte delle nostre perplessità sugli strumenti utilizzati, a cominciare da vaccini e green pass, sono state confermate dai fatti».E adesso?«Si va avanti, indagando su vaccini, piano pandemico e su come sono state spese le risorse pubbliche. Penso che i 200 milioni che lo Stato è stato condannato a risarcire per quanto fatto dal commissario Arcuri siano solo la punta dell’iceberg. E la Commissione ha tutti i poteri per far emergere eventuali responsabilità. Ricordo che lo scudo erariale studiato dal governo Conte a protezione di Arcuri non opera in caso di dolo. Alla fine ci sarà una relazione finale e allora la magistratura farà le sue valutazioni. È un pezzo di storia patria su cui va fatta piena luce, perché ancora ci sono più ombre che luci».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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