2025-06-30
Claudio Borghi: «Il riarmo può falcidiare il welfare»
Claudio Borghi (Imagoeconomica)
Il leghista: «L’unico modo per spendere per la Difesa senza affondare è riscrivere il Patto di stabilità. Bisogna tornare alla Cee: era l’idea giusta di Europa. L’euro non è più il primo problema, ma i suoi squilibri restano».«Mettiamola così: il sovranismo è un po’ come le villette a schiera, dove ognuno ha il suo steccato, si va d’accordo e si fanno le grigliate insieme. Il globalismo invece è un grande condominio, dove i millesimi ce li hanno Germania e Francia, l’amministratore è corrotto, i bilanci opachi, e tutti si odiano tra loro. Dobbiamo tornare alla vecchia Cee, la Comunità economica europea: quella è l’idea europea giusta e sana che si deve recuperare».Claudio Borghi, giornalista economico e senatore della Lega, racconta nel suo libro Vent’anni di sovranismo: dall’euro a Trump (Guerini) come siamo arrivati fin qui, e forse anche dove stiamo andando. «Il libro lo stanno comprando anche quelli di sinistra. Chissà, magari lo nascondono sotto la copertina del libro di Saviano, e poi se lo leggono a casa».Il sovranismo oggi è al potere. Come ci è arrivato?«Ci è arrivato come reazione ai 20 anni di globalismo che hanno disastrato il mondo, e l’Italia in particolare. Erano idee controcorrente, oggi sono patrimonio dell’umanità».Il comportamento di Donald Trump, su tutti i fronti, non sembra prevedibile né tranquillizzante. Sia sul piano militare che su quello commerciale. È ancora un suo ammiratore?«Lo considero ancora oggi una grande opportunità per far saltare un sistema fallimentare costruito negli anni. Oggi ognuno vorrebbe farsi il suo Trump personale, su misura, elegante e ben educato. Ma rassegnamoci: Trump non indosserà mai il loden di Mario Monti».Dunque è ancora con lui?«Il signor Trump, pur con il suo carattere, ha fermato la guerra tra Israele e Iran, che stava degenerando. E sì, mi continua a piacere. Sia lui che il vice Vance, uno che conosce molto bene i danni del globalismo, avendoli vissuti sulla sua pelle, a cominciare dalla disoccupazione conseguente alla delocalizzazione della produzione».Intanto, tra stop and go, i dazi americani verranno confermati, forse al 10% per gli europei. E la Casa Bianca alza la voce con il Canada. Non è assurdo riportare indietro, con i dazi, le lancette della storia?«Invece è quello che dovremmo fare anche noi. Dobbiamo tornare indietro, quando l’Italia produceva, quando i nostri prodotti invadevano i mercati esteri. Non è facile, d’accordo: ma occorre iniziare, perché il mondo di ieri è fallito. Parlo del mondo in cui pochi straricchi ballano sulle macerie dei perdenti, della classe media, dei lavoratori».I dazi metteranno in ginocchio la nostra industria?«Potenzialmente, certo, i dazi potrebbero danneggiarci. Però, dal punto di vista di Washington, non c’è possibilità di fare diversamente. Non si poteva andare avanti con il mondo pre Trump, con 3.000 miliardi di deficit commerciale. L’America creata da Clinton e Biden era un clamoroso parco giochi per miliardari, dove in qualche attico di Manhattan si compravano casse di champagne e yacht da ogni angolo del mondo. Ma il costo dell’import ce lo abbiamo sotto gli occhi, sotto forme di disoccupazione e debito estero sempre più grande».È finita l’era del dollaro?«Forse stiamo vivendo un cambio di ordine mondiale. È un periodo che finirà nei libri di storia. In queste fasi delicate bisogna guardare in faccia la realtà e cogliere le opportunità».Fu lei a scrivere un libro, nel 2014, intitolato Basta Euro: oggi rinnega tutto?«No, anzi. L’ho ristampato e inserito come appendice nell’ultimo libro. L’euro è stato uno strumento chiave per favorire la perdita di sovranità degli Stati all’interno dell’Unione europea».Nessuno si sogna più di parlare di uscire dall’euro, neanche vagamente.«Però i punti di squilibrio sono ancora lì da vedere. L’euro ce lo siamo fatti andar bene, e oggi effettivamente non è più il primo problema. Il prezzo da pagare però è stata l’austerità e i salari al palo, in Italia molto più che nel resto d’Europa».I colpi di testa non hanno giovato neanche agli inglesi, dopo la Brexit.«A Londra hanno fatto un sacco di errori, e infatti oggi Farage vincerebbe a mani basse. Però gli inglesi sono ancora vivi, contano nel mondo, organizzano coalizioni di volenterosi. Avessero avuto l’euro, sarebbero già morti e sepolti».La fissa della moneta non le è mai passata, insomma.«Perché la gestione della moneta resta il principale strumento per l’autodeterminazione di uno Stato. Oggi le nazioni europee sono convinte di essere autonome, ma in realtà, un giorno, potrebbero d’un tratto ritrovarsi le banche chiuse. L’odiato Orbán sta antipatico a tutto l’establishment: se avesse l’euro, l’avrebbero già fatto fuori a colpi di spread».Quanto ci costeranno gli accordi sull’aumento delle spese per la Difesa? Ci stiamo dentro?«I conti si fanno in fretta. Con le regole europee, ancor prima di pensare alle armi, dobbiamo già tagliare 40 miliardi per stare nei parametri del deficit. Per alzare le spese della difesa invece, dovremo spendere almeno 60 miliardi in più ogni anno».Non si può fare?«Con le regole attuali, non si può fare senza falcidiare lo stato sociale e imbattersi in grandi problemi politici. Primo tra tutti: i governanti dovrebbero dire in faccia ai cittadini che non ci sono i soldi per i servizi essenziali, ma ci sono per i carri armati. Una situazione “alla greca”».Le regole europee dovranno giocoforza cambiare?«L’unico modo per armarsi senza affondare, è demolire le regole europee e costruirne delle altre totalmente diverse. Riscrivere da capo il Patto di stabilità, per avere le giuste garanzie, e fare deficit senza il fiato della Bce sul collo». Torna a circolare l’idea degli eurobond.«Quello no. Tremonti lo considerava una soluzione, ai tempi, per salvarsi dallo spread impazzito. Oggi lo scenario è diverso: adesso l’eurobond sarebbe non solo inutile, ma pericolosissimo».Perché?«Perché non sono soldi regalati. Anziché indebitarsi con i propri risparmiatori, l’Italia si indebiterebbe con l’Unione europea, pagando probabilmente di più. E i nostri creditori deciderebbero – in pieno stile Pnrr – come dobbiamo spendere i soldi. Non solo: con le regole attuali noi siamo contributori netti dell’Ue, e siccome l’eurobond si ripaga col bilancio europeo, ci ritroveremmo a finanziare non solo il nostro riarmo, ma anche quello degli altri».Il riarmo si farà con una industria europea per la Difesa che non è al passo con quella americana. Alcuni progetti saranno nazionali, altri comuni.«Se penso all’opacità con cui a Bruxelles hanno gestito la partita sui vaccini anti Covid, e alle contrattazioni centralizzate prive di trasparenza, non mi sento tranquillo».Il segretario della Nato Mark Rutte esalta le maggiori spese per gli armamenti, dopo una vita da «frugale». Singolare?«Rutte è un valido esempio del più grande inganno politico degli ultimi 20 anni. Il Ppe si è presentato a lungo come formazione di centrodestra, ma in realtà è stato perfettamente allineato all’agenda globalista. Penso ai popolari come Von der Leyen e Merkel, sempre pronte, dopo le elezioni, a imbastire grandi coalizioni. Strutturalmente, nell’Ue, i Rutte si apparentano e sono compatibili con i Sanchez e con gli Scholz. Quindi non esiste la categoria dei “frugali”, semmai solo degli opportunisti».In Italia le grandi riforme della giustizia e del premierato slittano. Sono deragliate prima della partenza?«L’inconsistenza dell’opposizione non deve indurci a indugiare sugli allori. Abbiamo vissuto anni di stallo democratico a causa di storture che vanno risolte con riforme imprescindibili. La divisione dei poteri oggi è squilibrata, il parlamento è sotto scacco dei magistrati e dell’Unione europea dal ’92. Ma c’è un'altra riforma allo studio del parlamento, e se ne parla troppo poco».Quale?«Ripristinare il primato della legislazione italiana rispetto a quella europea. Qualcuno ha cominciato a dire che non possiamo portare i migranti in Albania, o che i balneari non si possono aiutare. Costrutti giurisprudenziali a parte, non sta scritto da nessuna parte che la legge europea prevale su quella nazionale, e serve un provvedimento per chiarire la questione».Uno dei capitoli del suo libro riguarda anche il Quirinale?«Sì, per gli amanti dei retroscena verificati e vissuti in prima persona. Descrivo in dettaglio la fase che ha portato la nomina a Palazzo Chigi di Mario Draghi. La decisione di impedire le elezioni e proseguire con la parentesi Draghi è stata una mossa astuta, che ha consentito all’attuale presidente della Repubblica di levare di mezzo il suo primo rivale per la corsa al Quirinale. Assicurandosi così la rielezione».
Elly Schlein con Eugenio Giani (Ansa)
(Ansa)
La casa era satura di gas fatto uscire, si presume, da più bombole vista la potente deflagrazione che ha fatto crollare lo stabile. Ad innescare la miccia sarebbe stata la donna, mentre i due fratelli si sarebbero trovati in una sorta di cantina e non in una stalla come si era appreso in un primo momento. Tutti e tre si erano barricati in casa. Nell'esplosione hanno perso la vita 3 carabinieri e sono risultate ferite 15 persone tra forze dell'ordine e vigili del fuoco. (NPK) CC
Continua a leggereRiduci
Mario Venditti. Nel riquadro, Silvio Sapone in una foto agli atti dell’inchiesta di Brescia (Ansa)
(Totaleu)
Lo ha affermato l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Pietro Fiocchi in un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles, in occasione dell'evento «Regolamentazione, sicurezza e competitività: il ruolo dell’Echa (Agenzia Europea per le sostanze chimiche) nell’industria e nell’ambiente europei».