2025-09-24
Annamaria Bernardini de Pace: «Uomini, dotatevi di registratore»
Annamaria Bernardini de Pace (Getty Images)
Dopo la condanna per stupro di gruppo nel processo a Ciro Grillo e ai suoi amici, le opposizioni rilanciano una legge sul consenso. L’avvocato Annamaria Bernardini de Pace la critica: «Non servono nuove norme, ma l’interpretazione corretta di quelle già esistenti».«Se fossi un uomo andrei a letto con un registratore». Parola di Annamaria Bernardini de Pace, giurista, matrimonialista tra le più note in Italia, fondatrice di uno storico studio legale specializzato in diritto della famiglia e della persona. Una voce spesso controcorrente, che anche questa volta non ha usato mezzi termini. La sentenza di ieri del Tribunale di Tempio Pausania sul caso di Ciro Grillo, figlio del fondatore del Movimento 5 stelle, ha fatto rumore: tre dei quattro imputati sono stati condannati a 8 anni di carcere, uno a 6 anni e 6 mesi. L’accusa era stupro di gruppo. Le opposizioni hanno subito rilanciato la proposta di una legge sul consenso. Un’ipotesi che la Bernardini De Pace boccia subito: «Non è che servono delle leggi nuove, serve l’interpretazione corretta di quelle attuali».Eppure il centrosinistra insiste: senza consenso esplicito non c’è un rapporto sessuale ma uno stupro.«Purtroppo oggi quando una donna dice “sono stata stuprata” per l’accusato è già una condanna. Lo so che come donna vengo attaccata quando dico queste cose, ma in pratica è così. Non riesco proprio a immaginare dei ragazzi dell’età di quelli processati l’altro giorno che debbano firmare un consenso, ma poi firmato come? E poi ci sono le femministe che dicono “sì, ma non basta che il consenso sia stato comunicato all’inizio”. Allora bisognerebbe aggiornarlo in continuazione questo consenso. È questo il grosso limite. Immaginano che si vada a letto con un foglio e una biro? Una sorta di burocrazia sessuale. È incredibile. Non si può ridurre una relazione intima a una sequenza di moduli da compilare. Se proprio un intervento deve esserci, io lascerei da parte il diritto e partirei dall’educazione».Educazione nel senso stretto del termine?«Partiamo dal presupposto che in questo senso non c’è educazione né nelle donne né negli uomini. Da una parte vedo molto vittimismo, dall’altra difficoltà a comunicare, per cui spesso gli atteggiamenti maschili vengono interpretati male anche quando l’intento non era cattivo. Ma c’è anche un altro aspetto importante, le donne devono imparare a difendersi. Non è che devono pretendere che gli uomini siano per forza eccellenti nella comprensione. Ci sono molti uomini violenti, per cui imparare a difendersi e a metterli in condizioni di capire quando fermarsi mi sembra basilare».La condanna per Ciro Grillo può considerarsi uno spartiacque?«Io l’ho seguito molto questo procedimento, ho letto via via le cronache e sono rimasta basita quando tutti si sono detti sconvolti perché alla ragazza che ha denunciato sono state fatte tutte quelle domande. Ma una donna che dichiara “sono stata stuprata” ha proprio il dovere di rispondere alle domande, anche se sono migliaia. Poi è dovere di chi indaga cercare di capire, di approfondire e anche di evidenziare, quando sono presenti, gli elementi a discarico, ovvero quelli che vanno nella direzione di attenuare o escludere la responsabilità di una persona sottoposta a indagine o a processo penale. E quindi trovo giusto, anzi giustissimo, sottoporre tutte quelle domande».Cosa ne pensa della decisione dei giudici di Tempio Pausania?«Sono molto perplessa. Mi riservo di approfondire, oggi (ieri per chi legge, ndr) ho letto poco i giornali. Però mi ricordo che le cronache delle udienze mettevano in risalto un sacco di contraddizioni. Ora, al netto di una conoscenza giornalistica che si può avere di un procedimento, la Costituzione ci dice che per condannare sia necessario superare ogni ragionevole dubbio. È vero che questi ragazzi non andranno subito in carcere, perché per fortuna ci sono tre gradi di giudizio, però il ragionevole dubbio dovrebbe ancora guidare le decisioni. In linea generale posso dire che spesso ci si trova davanti a sentenze che vengono prodotte sull’onda dell’emotività. Ma se mi chiede di questo caso specifico posso dire che dei dubbi li ho. E ne ho tanti».È possibile, senza avere ancora a disposizione le motivazioni alla base della decisione, una valutazione giuridica sulle pene?«Devo leggere, ho visto che sono stati comminati 8 anni, in un altro caso 6 e 6 mesi, ma qualsiasi valutazione ora risulta molto complicata». Erano tutti incensurati ma le attenuanti sono state compensate con le aggravanti…«L’unica cosa che posso dire adesso è che se si continua così il futuro sarà pieno di uomini impotenti. È brutto, bruttissimo dirlo, ma è così. Se fossi un uomo non mi fiderei e, per tutelarmi, mi porterei dietro un registratore, sempre».
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