2022-01-03
La carica degli intellettuali di regime. Guai a chi rifiuta la nuova normalità
Massimo Recalcati (Getty Images)
Massimo Recalcati attacca Cacciari e Agamben: «Filosofi ciechi, come Heidegger col nazismo». Ma lui chiude gli occhi davanti alla nuova normalità fatta di libertà ridotta e critica azzerata.Cari sudditi, attenzione: preparatevi a un cambiamento. Da qualche giorno, in maniera lieve ma percettibile, la Cattedrale Sanitaria sta ricalibrando i discorsi: comincia con garbo a diffondere l’idea secondo cui bisogna abituarsi alla pandemia. Il nuovo paradigma lo ha ben illustrato, un paio di giorni fa su Repubblica, lo psicoanalista Massimo Recalcati, spiegando che tocca affrontare «il lutto della nostra idea ingenua di guarigione». Secondo Recalcati, insomma, «non potremo tornare semplicemente alla vita com’era prima». Tradotto: non ne usciremo mai.Che questa fosse la direzione finale della Storia lo sospettavamo da tempo, ma quando lo facevamo notare venivamo accusati di negazionismo o disfattismo. Ora, a quanto pare, anche gli illustri corifei virali si sono accorti che con il Covid tocca convivere. La loro ammissione, però, è tutt’altro che cristallina: nasconde un doppio fondo inquietante, ovvero la convinzione che il popolo debba rassegnarsi alla «nuova normalità». Lo ha chiarito molto bene proprio Recalcati, scrivendo che bisogna «fare cadere l’idea della vaccinazione come immunizzazione sicura», e che «dovremmo individualmente e collettivamente abbandonare lo stato di emergenza». Queste due affermazioni (condivise negli ultimi giorni da vari osservatori) sono in totale e aperto contrasto con la retorica bellica da mobilitazione totale utilizzata fino a ora. Ma è un contrasto solo apparente, perché da noi si continua a prendere sempre e solo la sottomissione totale.Prima ci hanno detto che si doveva combattere una guerra contro il virus, adesso ci spiegano che il nemico tocca tollerarlo, accordarsi con lui. Tale mutamento viene motivato con supposte «evidenze cliniche», ma dipende da esigenze che sono del tutto extra scientifiche. Del resto questa è stata la grande lezione del fisico Thomas Kuhn: la «scienza normale» si occupa per lo più di difendere il paradigma dominante, almeno fino a quando non sopraggiunge una «rivoluzione» (dovuta a ragioni metafisiche, religiose o politiche) che crea un nuovo paradigma. Una volta stabilito il nuovo paradigma, tutto ricomincia da capo, e la scienza riprende a puntellare la struttura dominante. È esattamente quanto sta accadendo nelle ultime ore.La nuova realtà artificiale imposta dall’alto prevede la cancellazione (almeno parziale) del paradigma bellico, sostituito da una sorta di pacificazione sanitaria. La quale però non costituisce affatto un ripristino dell’esistenza come la intendevamo nel 2019, bensì segna l’ingresso in un «Brave new world» in cui, come ha scritto Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, il Covid «è diventato parte della vita di tutti». Assieme al virus, tuttavia, sono divenute parte dell’esistenza comune anche le restrizioni (superstiziose e inutili) ai danni dei non vaccinati, la criminalizzazione del dubbio e l’elevazione della menzogna a modello politico. In buona sostanza, ci viene detto: obbedite, e non rompete i coglioni. Accontentatevi di quello che vi abbiamo concesso perché potrebbe sempre andare peggio. Quindi niente normalità ma «quasi normalità»; niente guarigione ma «quasi guarigione» e, soprattutto, niente libertà ma «quasi libertà». Intendiamoci: sul fatto che sia necessario cambiare l’approccio alla pandemia non possiamo non essere d’accordo. Dunque sì, va bene, riprendiamo a vivere. Il punto è: a che prezzo? Adesso (che carini) ci consentono di riprendere l’antico tran tran, ma a patto di escludere brutalmente alcuni milioni di persone dalla comunità nazionale. A patto di rinunciare al pensiero critico. A patto di foderarci lo stomaco di pelo e ingoiare ogni tipo di discriminazione, anche la più barbara. Oh, certo, la Cattedrale Sanitaria vi lascerà liberi di andare al ristorante, ma contemporaneamente proibirà al vostro vicino di casa non vaccinato - magari sanissimo - di prendere un caffè al bar, di salire sui mezzi pubblici, persino di lavorare (di fatto è già così, e se verrà imposto l’obbligo vaccinale sarà anche peggio). Sicuro: potrete andare qualche volta in piscina, magari potrete persino entrare al cinema. Ma intanto il bambino che non ha fatto la punturina dovrà perdere giorni di scuola, rinunciando al diritto allo studio, o dovrà restare in quarantena mentre i suoi coetanei – che rischiano quanto lui – saranno a giocare al parco. Ovvio: potrete godervi lo shopping e forse, se non chiuderanno tutti gli alberghi, addirittura una vacanza. Però dovrete evitare di farvi domande, e di avanzare critiche all’operato del governo. Questo è il prezzo vero della nuova normalità. Un prezzo che molti hanno già iniziato volentieri a pagare, a partire dagli intellettuali. Piccolo esempio: lo stesso Recalcati che in un commento su Repubblica invitava a rassegnarsi allo status quo, in un’intervista all’Huffington Post si cimenta in una straordinaria opera di patologizzazione del dissenso. Interrogato in merito alle ben note critiche avanzate da Massimo Cacciari e Giorgio Agamben, Recalcati le liquida come «delirio ideologico» condito da «una dose non irrilevante di vanità» (da che pulpito…). Da bravo pretino della Cattedrale Sanitaria, costui si permette di insultare due tra i più illustri filosofi europei, arrivando a scomodare Martin Heidegger, niente meno. «La filosofia può rendere ciechi», dice Recalcati. «Pensa a come Heidegger ha letto l’avvento terrificante del nazismo». Strepitoso: una volta per diventare ciechi bisognava toccarsi laggiù, ora basta ragionare. Ed ecco che, in un lampo, il pensiero è ridotto a masturbazione. Poco male: pensare non serve più, basta prostrarsi.
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