2022-11-15
Caccia ai falsari dei libretti di lavoro. Faro su sindacalisti e funzionari Inps
Pasquale Tridico (Imagoeconomica)
Le intercettazioni di un impiegato dell’istituto licenziato per decine di pratiche di pensione irregolari: «Da noi anche le disoccupazioni truccate». Il caso del dipendente Cgil che spacciava soldi contraffatti.Mancano ancora alcuni tasselli nell’inchiesta sui presunti prepensionamenti illegittimi del gruppo Gedi su cui indaga la Procura di Roma. Per esempio non è chiaro se ci fosse un’unica filiera per taroccare i libretti di lavoro o meglio gli attestati sostitutivi degli stessi, riempiti con marchette di periodi lavorativi considerati dagli inquirenti inesistenti. Ma c’è pure da capire meglio il ruolo dei manager dell’Inps in questa presunta truffa aggravata ai danni dello stesso istituto. Tra gli indagati ci sono due ex funzionari delle sedi di Monteverde e dell’Eur, ma c’è chi si chiede se possano aver fatto tutto da soli. Emblematico il caso di Mauro Gennari, cinquantasettenne romano, licenziato nel 2018.L’Inps lo aveva sospeso dal lavoro per tre mesi dopo il controllo di un elenco di 27 pratiche di prepensionamento tutte aventi come datore di lavoro Il Messaggero. Dalle verifiche era emerso che 19 dei 27 lavoratori avevano riscattato periodi contributivi presso la sede di Roma Monteverde, che, però, in 17 casi non era competente territorialmente. Tutte le pratiche erano state «lavorate» e liquidate da Gennari. Da un ulteriore controllo su altre 122 procedure, di cui 100 risultate irregolari, era emerso che 44 (di cui una decina collegate a Gedi) erano riconducibili a Gennari. Per questo per l’uomo era scattata un’ulteriore contestazione conclusa con il licenziamento in tronco.Su Youtube l’indagato ha pubblicato diversi video in cui si definisce un capro espiatorio.Le sue intercettazioni sono particolarmente interessanti: «Qualche anno fa, uno che lavorava da noi falsificava le disoccupazioni e si intascava i soldi, ok? Quello l’hanno mandato in Direzione generale e mo’ se ne va in pensione! Ha continuato a lavora’».Gennari, annotano gli investigatori «imputa pesanti responsabilità in capo al “direttore di Roma Eur” […] e a una non precisata persona che “ha avuto un incarico regionale, in direzione regionale”». Per lui gli ispettori dell’Inps «dovevano procedere […] dovevano citare» uno dei vecchi direttori dell’agenzia Inps di Monteverde e due responsabili dell’unità organizzativa della stessa agenzia.A un certo punto una collega gli dà un suggerimento: «Bisogna fare un’azione di forza, andare dalla Di Michele (Gabriella, all’epoca direttore generale dell’istituto ndr)». E qui Gennari anticipa all’interlocutrice che cosa vorrebbe dirle «a quattro occhi»: «Senti allora facciamo così: noi usciamo da qui e mo’ andiamo a denunciare tutte le malefatte che sono state fatte […] all’interno di una sede... io ti dico nomi e cognomi eh […] di tante pratiche a cazzo di cane eh, io basta che chiedo “fammi vedere queste trecento pratiche”, che so? “Dove stanno le domande? Dove stanno?”[…] Cioè ci metto poco andare dai carabinieri e fare una denuncia...».Ma se Gennari sembra avere le idee chiare su quanto accadeva dentro all’Inps, gli investigatori sono a caccia anche di chi, forse fuori dall’istituto, ha truccato i libretti di lavoro di decine di dipendenti del gruppo Gedi che avevano bisogno di riscattare anni di lavoro mai fatti o non certificabili per ottenere le sospirate rendite vitalizie. E così sulle copie degli attestati sostitutivi di lavoro (gli originali sono stati fatti sparire) sono comparsi timbri di ditte che in alcuni casi i titolari non hanno riconosciuto come propri.In altri casi invece, pur riconoscendo il sigillo, hanno negato che i sedicenti ex lavoratori avessero mai prestato servizio nelle loro aziende.Resta da capire allora chi fosse a riempire con le marchette mancanti le copie dei libretti, che, almeno in alcuni casi, sono state consegnate in bianco e autenticate direttamente dal gruppo editoriale.In un’intercettazione del 20 giugno 2018 affrontano l’argomento «libretti» due indagati: un ex poligrafico, Massimo Campitelli, e Maria Fidalma Mazzi, ex sindacalista della Cgil dentro a Gedi.Campitelli teme di essere interrogato e non ricorda i dettagli di quando ha presentato la richiesta di prepensionamento. La donna lo sollecita: «Eh, può darsi, te devi ricorda’! Chi eravate?». L’uomo risponde confuso: «Alma, io non me ricor ... eravamo ...». Poi prova a ricostruire. «C’era Danilo (altro sindacalista indagato, ndr), c’era Maria Delia ... [...] e ... aoh io me ricordo che c’eri pure te». Ma la donna si smarca, dicendo di essere andata via, allora Campitelli insiste: «Ci (fonetico) accompagnato forse». Ma la donna è categorica. Con lei non facevano pasticci: «Ma no! Non vi ho accompagnato perché io avrei fatto ... io Serena, per esempio, l’ho fatta fare da Renato perché lei non era riuscita ad uscire ...». Poi aggiunge un dettaglio che sembra dare un indizio sulla fabbrica dei falsi: «Perché il problema è che lui faceva il libretto e ... vero, qui se hanno fatto la fotocopia sono cazzi amari! Hai capito?». Ieri abbiamo provato a contattare la Mazzi per chiederle chi facesse i libretti «veri», ma non ha risposto al nostro messaggio.Nelle informative agli atti la Guardia di finanza cita un altro sindacalista indagato, Alessandro Cellarosi, mentre parla di una pensione revocata con Carlo Fabrizio, entrambi indagati per periodi contributivi riscattati a Monteverde: «Lui da quello che so io aveva fatto la documentazione tipo la nostra» commenta Cellarosi. E Fabrizio replica: «Mah lui stava con Graziosi, io quindi non lo so che hanno fatto con Graz… con l’altro con l’altro gruppo». Per gli investigatori la conversazione dimostrerebbe come gli interlocutori «conoscano perfettamente il sistema di frode adottato, legato ai libretti di lavoro falsificati, presentati all’Inps a corredo dell’istanza di costituzione rendita vitalizia» e che «le istanze di rendita vitalizia sono state organizzate e gestite in distinti gruppi, uno dei quali facenti capo a Stefano Graziosi».Graziosi, cinquantasettenne romano, è andato in pensione di invalidità a seguito di risoluzione consensuale con l’azienda dopo aver rivestito ruolo di rappresentante sindacale della Slc-Cgil in Rotocolor quantomeno dal 2008 al 2014.L’uomo ha un precedente per «falsificazione di monete, spendita e introduzione nello Stato, previo concerto, di monete falsificate». Venne colto in flagrante nel novembre del 2009 e tratto in arresto. Nel 2010 la sentenza di patteggiamento a 1 anno e 10 mesi è diventata irrevocabile, ma Graziosi ha continuato indisturbato la sua carriera di sindacalista.Negli atti gli inquirenti raccontano che ha seguito, per esempio, il caso di Rodolfo Martelli, che per il suo prepensionamento gli aveva conferito una delega «a prendersi cura di tutte» le sue «pratiche pensionistiche». E l’attestato sostitutivo di lavoro da lui presentato, per gli investigatori, sarebbe uno dei 44 ritenuti falsificati dagli inquirenti. Si tratta di copie di libretti con l’intestazione del Comune di Roma e timbri di autenticazione dei municipi. Anche in questo caso gli investigatori non sono ancora riusciti a scoprire chi abbia consegnato il materiale ai presunti truffatori.
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