2022-02-27
Inizia la battaglia per il mare. E adesso Biden evoca la «terza guerra mondiale»
Stop nella Manica a una nave russa. Volodymyr Zelensky preme sui turchi per il blocco del Bosforo alle corazzate. Recep Erdogan frena, ma si candida a mediatore: «Summit di pace a Istanbul».Basta contare fino a 16. Sono i tubi lanciamissili Vulkan chiamati «killer carrier», letali per le portaerei. Quando i satelliti Sentinel dell’Esa li hanno individuati sulla plancia di due grandi navi russe al largo delle coste siriane, la Nato ha avuto la conferma: sono incrociatori della classe Slava e muovono nel Mediterraneo per mettere pressione all’Occidente. Anzianotti ma potenti (furono varati negli anni Ottanta sotto il declinante impero sovietico) il «Maresciallo Ustinov» e il «Varyag» sono vascelli da 12.000 tonnellate e guidano una flotta di 16 unità che naviga in formazione stretta, composta da corvette, cacciatorpedinieri, una nave cisterna, unità anfibie e tre sommergibili della classe Kilo curiosamente in superficie. Come per farsi vedere, come per mostrare tutta la potenza di fuoco. Dopo le azioni di terra in Ucraina, lo scenario diventa liquido; comincia una surreale battaglia navale.Ora le navi da guerra di Vladimir Putin incrociano davanti alla base di Tartus in Siria, ma nei giorni scorsi si sono avvicinate nel basso Ionio alla portaerei americana Truman, con i suoi 60 cacciabombardieri F18 Hornet in grado di raggiungere in poco tempo il fronte orientale e il Mar Nero; messaggi subliminali, azioni dimostrative all’interno di un pericolosissimo wargame. Gli esperti accreditano due strategie per gli incrociatori e i loro pesci pilota. La prima è di deterrenza nei confronti della flotta della Nato (americani, francesi, italiani, turchi, tedeschi, greci, canadesi e inglesi) impegnata in queste ore nelle esercitazioni Dynamic Manta. Un faccia a faccia rischioso, che alzerebbe ancora di più una tensione ormai alle stelle, sintetizzata dall’infelice uscita (ormai le colleziona) di Joe Biden: «L’alternativa alle sanzioni contro la Russia per punirla per l’invasione dell’Ucraina sarebbe l’inizio della terza guerra mondiale. Europa e Nato sono unite: Putin sta ottenendo l’effetto opposto rispetto a quello che voleva».La seconda ipotesi sul destino della flotta russa è un possibile impiego a supporto dei mezzi da sbarco impegnati davanti a Odessa. Con una complicazione: per arrivare fin lassù, le navi devono attraversare i Dardanelli. La giornata ruota attorno all’affaire diplomatico, con la Turchia che diventa protagonista della crisi internazionale per il suo ruolo geopolitico strategico. Secondo il trattato di Montreux (1936) Recep Erdogan può in ogni momento «bloccare il passaggio di navi militari appartenenti a paesi in guerra». In più Ankara fa parte della Nato, ruolo che renderebbe difficile un atteggiamento di neutralità. Proprio per indurre i turchi a chiudere la porta del Bosforo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky forza la situazione e al mattino annuncia su Twitter: «Ringrazio il presidente e il popolo turco per il loro forte sostegno. Il divieto di passaggio delle navi da guerra russe nel Mar Nero e il significativo sostegno militare e umanitario all'Ucraina sono oggi estremamente importanti. Il popolo ucraino non lo dimenticherà mai».Si scopre che la telefonata fra i due leader è vera, ma non lo è del tutto il contenuto. Erdogan non ha ancora deciso se mettere il catenaccio al cancello. Il ministro degli Esteri, Mevut Cavusoglu, smentisce la notizia e fa trapelare che il presidente «sta valutando la situazione». La mossa sarebbe vincolante: la Turchia è formalmente in buoni rapporti con Mosca ma ha cominciato a vendere navi da guerra all’Ucraina. Inoltre il codice del mare metterebbe Ankara in una posizione delicata: non si può impedire a un naviglio (anche non commerciale) di tornare nel porto di casa. Il presidente turco vorrebbe giocarsi la centralità ritrovata in un modo diverso e ha più volte chiesto a Putin e Zelensky di accreditarlo come mediatore della crisi, con un summit a Istanbul. Sottolinea l’agenzia Anadolu: «Erdogan sta lavorando per un “cessate il fuoco” immediato e per porre fine alle sofferenze dell’Ucraina». Avrebbe anche bollato come «inaccettabile» l’invasione russa.In attesa di sviluppi diplomatici per ora improbabili, la crisi si allarga sui mari e le scaramucce danno la portata di una situazione in peggioramento. Ieri il cargo Yasa Jupiter, di proprietà turca, è stato colpito da una bomba al largo della costa di Odessa, ma ha continuato a fare rotta verso le acque rumene. Da tutt’altra parte, sulla Manica, si fanno sentire i primi effetti delle sanzioni europee: la nave da carico russa Baltic Leader, che trasportava veicoli a San Pietroburgo ma sospettata di appartenere a una compagnia nella black list, è stata dirottata dalle motovedette francesi a Boulogne sur Mer. I 19 marinai sono stati fatti scendere a terra; l’ambasciata russa ha subito inviato una richiesta di spiegazioni all’Eliseo. I giochi di guerra non risparmiano nessuno, neppure l’Italia. Alle esercitazioni nel Mediterraneo partecipano le fregate Margottini e Carabiniere, e il sommergibile Salvatore Todaro, una macchina micidiale dotata di 12 siluri Black Shark. Un incidente è sempre in agguato in un teatro mai così affollato dai tempi degli epici scontri navali tra le flotte italiana e inglese nel secondo conflitto mondiale. Qualche giorno fa i caccia Rafale della portaerei francese Charles De Gaulle hanno dovuto decollare per costringere una formazione di bombardieri russi a mantenersi a debita distanza, al largo di Cipro. È una partita a scacchi con le regole del poker; di solito non vince nessuno.