2022-11-29
«Iniezioni benefiche? Falso: nei test c’erano più ricoveri tra chi era stato inoculato»
L’esperto Alberto Donzelli: «Nei vaccinati, il quintuplo di reazioni di “interesse speciale”. Eppure l’Iss sostiene di non avere questi numeri».Domani la Corte costituzionale si pronuncerà sull’obbligo vaccinale. La Consulta dovrà stabilire se gli articoli 1, 2 e 3 della Costituzione (diritto al lavoro, diritto alla retribuzione, diritto all’eguaglianza e alla non discriminazione) sono stati violati con la privazione del lavoro e della retribuzione imposta ai cittadini non vaccinati. Sono 15 le ordinanze di remissione in Corte: la più insidiosa è quella del Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana (Cgars) che, lo scorso 22 marzo, aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale considerando sufficiente che il vaccino non prevenisse il contagio ma comunque le forme gravi della malattia. Ne parliamo con il dottor Alberto Donzelli, membro della Commissione medico-scientifica indipendente che da oltre un anno chiede un confronto scientifico istituzionale finora negato. Cosa non le torna dell’ordinanza siciliana?«Vari punti. Si parte dal requisito a) della Corte costituzionale, essenziale per ammettere un trattamento obbligatorio per legge, che prevede che sia necessaria anche la tutela degli altri, provando che essere vaccinati riduce la possibilità di infettarsi e infettare». Questo non è vero: il vaccino non blocca il contagio.«Certo che non è vero, ma questo si sa. L’ultimo bollettino dell’Iss evidenzia che i tridosati di 40-59 anni hanno addirittura il 67% di diagnosi di infezione in più rispetto ai non vaccinati, i bidosati il 25%. Non si può più negare che la protezione nei vaccinati, mediocre con Omicron nei primi mesi, poi si azzeri, e che infine si infettino di più. L’ordinanza di remissione del Cga siciliano, però, introduce una pericolosissima eccezione».Quale eccezione?«Il Cga ha detto che il requisito a) potrebbe essere comunque soddisfatto, poiché il vaccinato grava meno sugli ospedali, sollevando quindi il servizio sanitario da carichi eccessivi».Non è vero?«No. Mi pare, anzi, che aggiri l’evidenza che la vaccinazione non protegge la collettività perché non blocca i contagi».Quindi non è dimostrato che i vaccinati, in quanto tali, «non intasano gli ospedali»?«È più vero il contrario, come spiega bene Peter Doshi (professore di ricerca sui servizi sanitari farmaceutici dell’Università del Maryland, ndr). La fonte della sua analisi sono i trial registrativi di Pfizer e Moderna, che hanno sostenuto che il carico sul Servizio sanitario nazionale sarebbe stato risparmiato attraverso la vaccinazione. Questo è vero ma soltanto in parte: nei trial sono stati registrati un po’ di ricoveri Covid in meno tra i vaccinati, ma non di ricoveri in generale. In base alle informazioni migliori di cui noi disponiamo, ossia quelle dei trial randomizzati, il carico sugli ospedali è aggravato dai vaccinati».Come può dimostrarlo?«Lo dicono gli stessi trial, sui quali è stata data l’autorizzazione: gli eventi avversi gravi sono stati di più nei soggetti vaccinati rispetto ai non vaccinati, ma l’aumento non arriva alla significatività statistica. Invece gli eventi avversi gravi “di speciale interesse” (un sottoinsieme degli eventi avversi gravi), nei pool Pfizer e Moderna, rispetto al gruppo placebo, sono di più in maniera statisticamente significativa. L’eccesso tra i vaccinati è superiore da due a cinque volte rispetto all’eccesso di ricoveri Covid registrato nei gruppi placebo». Quindi, il gruppo dei vaccinati ha risparmiato un po’ di ricoveri Covid, ma ha gravato di più sui sistemi sanitari?«Esatto. Ricapitolando, i soggetti del gruppo dei vaccinati hanno avuto più eventi gravi di speciale interesse, alcuni permanenti. Con Moderna, due volte di più, con Pfizer, cinque volte di più dei ricoveri Covid risparmiati».Perciò, se i vaccinati sono stati ricoverati meno per Covid, lo sono stati di più per altri eventi?«Sì, l’ulteriore dimostrazione l’abbiamo dal trial Moderna sugli adolescenti: le tre ospedalizzazioni registrate si sono avute nel gruppo dei vaccinati. Il gruppo dei non vaccinati ha avuto quattro casi di diagnosi di Covid sintomatica ma senza ricovero, mentre i ragazzi vaccinati hanno avuto quasi 4.000 reazioni avverse locali di cui quasi 400 gravi, quasi 4.000 reazioni avverse sistemiche di cui poco meno di 400 gravi, e tre accessi all’ospedale. Quindi anche per gli adolescenti non possiamo dire che si sia alleggerito il carico degli ospedali, anzi».In quale tempo di esposizione? Sappiamo che dopo tre mesi, per ragioni «etiche», anche il gruppo placebo è stato vaccinato, interrompendo quindi il trial a doppio cieco.«La rottura del doppio cieco è stata un’infamia. Ad ogni modo i dati pubblicati coprono i primi tre mesi e altri tre di osservazione».E per la mortalità?«Guardi, gli unici dati affidabili sono quelli inglesi perché riportano anche la mortalità totale, oltre a quella da Covid, per stato vaccinale. L’Ufficio nazionale per le statistiche del Regno Unito ha incrociato i dati vaccinali con quelli dei decessi fino a maggio, registrando in particolare nel 2022 un eccesso di mortalità nei vaccinati con una o due dosi, e preoccupanti e generali tendenze all’aumento con le tre dosi».Perché l’Iss non lo ha fatto?«A chi ha chiesto i dati, hanno risposto che non li hanno».Com’è possibile? Decessi e vaccinazioni sono registrati.«Quantomeno non sono stati elaborati. Forse può farlo qualche Regione».Quale suggerimento vuol dare alla Corte costituzionale per il verdetto di domani?«Non ho la presunzione di dire alla Consulta che cosa fare. Constato solo che, in base alle prove scientifiche, l’obbligo non sarebbe ammissibile, sarebbe un sovvertimento di quanto ormai sappiamo oggi».
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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