A marzo, la guerra ha causato un’impennata che non si vedeva da 31 anni: +6,7% su base annua. Rincari massimi su energia (+53%) e carburanti (+38%). Su anche i prezzi degli alimenti. Male il resto d’Europa: in Germania gli aumenti sono i più alti dall’unificazione.
A marzo, la guerra ha causato un’impennata che non si vedeva da 31 anni: +6,7% su base annua. Rincari massimi su energia (+53%) e carburanti (+38%). Su anche i prezzi degli alimenti. Male il resto d’Europa: in Germania gli aumenti sono i più alti dall’unificazione.Dopo 31 anni che non era così alta, l’inflazione in Italia, a marzo 2022, ha raggiunto il suo massimo storico. Secondo quanto comunica l’Istat, dopo nove mesi di galoppata, il costo della vita nel nostro Paese ha toccato quota 6,7% su base annua (1,2% su base mensile), valore che non si registrava dal luglio 1991.Complice la crisi russo-ucraina, sono stati ancora i beni energetici non regolamentati a far salire i prezzi alle stelle, anche se le tensioni inflazionistiche hanno fatto salire il costo della vita di molti beni di prima necessità, quelli che vengono definiti i prodotti del «carrello della spesa». Proprio questi ultimi sono saliti in media, a marzo, di un punto percentuale, a +5%. Per fortuna, a contenere queste tensioni, ci sono i prezzi dei servizi che, secondo l’Istituto nazionale di statistica, stanno seguendo un andamento moderato (+1,8%). D’altro canto, i prezzi delle merci sono arrivati alle stelle con un incremento a doppia cifra (+10,2%). Con questi valori, l’inflazione acquisita per il 2022 è stata pari a +5,3% per l’indice generale e a +1,6% per la componente di fondo. Più in dettaglio, l’indice dei prezzi al consumo è aumentato del 2,6% su base mensile, principalmente per effetto della fine dei saldi invernali, e del 7% su base annua (rispetto a un aumento del 6,2% di febbraio). Come detto, la vera botta arriva dai costi dell’energia, saliti dai 45,9% di febbraio al 52,9% di marzo. Più contenuti, ma pur sempre marcati, i prezzi dei beni alimentari, passati da 3,1% a 4%. I beni non lavorati, invece, sono saliti da +6,9% a 8%, mentre quelli durevoli sono saliti dall’1,2 all’1,9%. I servizi relativi ai trasporti, invece, sono scesi dall’1,4% a 1%).Dando uno sguardo alle singole merci, trai i maggiori rincari ci sono quelli legati ai prezzi del gasolio per i mezzi di trasporto (da 24% a 38,3% su anno), della benzina (da 21,9% a 31%) e del diesel per riscaldamento (da 24,6% a 37,4%). Verso l’alto anche tutti gli altri carburanti altri carburanti (da 38,7% a 45,3%) e l’energia elettrica mercato libero (da 64,9% a 65,5%). In particolare, i prezzi della componente regolamentata dei beni energetici sono quasi raddoppiati con aumenti del 94,6% rispetto a febbraio 2021. Nel caso degli alimentari, cresciuti in media del 4,6% da febbraio e del 5,5% su base annua, sono saliti i cibi lavorati (passati da +3,1% a +4%) e quelli non lavorati (da +6,9% a +8%; +0,6% sul mese). In particolare, i prezzi di questi ultimi sono stati influenzati da quelli della frutta fresca e refrigerata (da +6,8% a +8,1% su anno) e di quelli dei vegetali freschi o congelati: a marzo sono cresciuti del 17,8% su anno dal 16,8% di febbraio.Il Codacons ha definito questi rialzi una vera «tragedia», calcolando una maggiore spesa che potrebbe arrivare a 2.674 euro annui a famiglia a causa della fiammata dei prezzi. «Le nostre peggiori previsioni trovano purtroppo conferma nei dati Istat, l’inflazione al 6,7%, considerata la totalità dei consumi di una famiglia, si traduce in una stangata da +2.058 euro annui per la famiglia tipo, e addirittura +2.674 euro annui per un nucleo con due figli», spiega il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi. «Il caro carburante e i rialzi delle bollette energetiche», ha continuato, «hanno spinto al rialzo i prezzi al dettaglio in tutti i settori, ma sul tasso di inflazione di marzo pesano anche vere e proprie speculazioni legate alla guerra in Ucraina. Sull’andamento dei prezzi attendiamo ora l’esito delle indagini aperte da Antitrust e dalle Procure di tutta Italia grazie agli esposti presentati dal Codacons e, se sarà accertato che l’aumento dei listini è stato determinato da fenomeni speculativi, avvieremo una maxi class action contro i responsabili, per conto di milioni di famiglie e imprese», ha concluso.«Prosegue l’impennata dei prezzi per il nono mese consecutivo, i rialzi investono anche il carrello della spesa», spiega una nota di Confesercenti, che invita le istituzioni ad «agire in fretta». «Certamente», continua la nota, «i comparti che registrano gli incrementi maggiori sono quelli investiti dalla situazione critica in campo energetico, con particolare riferimento ai servizi di alloggio e ristorazione che subiscono l’aumento sia del prezzo dell’energia elettrica che del gas e a cui si sono recentemente aggiunte anche le tensioni registrate nel settore alimentare», sottolinea l’organizzazione.Va detto che l’inflazione italiana segue l’andamento di quella europea. In Spagna il costo della vita è schizzato al +9,8%. In Germania è balzato al +7,3%, il valore più alto dalla riunificazione. In Francia, i prezzi al consumo sono salitii meno rispetto ad altri Paesi Ue, con aumenti del 4,5% a marzo, secondo le stime diffuse dall’Istituto nazionale di statistica francese Insee.
Leonardo
Il fondo è pronto a entrare nella divisione aerostrutture della società della difesa. Possibile accordo già dopo l’incontro di settimana prossima tra Meloni e Bin Salman.
La data da segnare con il circoletto rosso nell’agenda finanziaria è quella del 3 dicembre. Quando il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, parteciperà al quarantaseiesimo vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), su espressa richiesta del re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa. Una presenza assolutamente non scontata, perché nella Penisola araba sono solitamente parchi con gli inviti. Negli anni hanno fatto qualche eccezione per l’ex premier britannica Theresa May, l’ex presidente francese François Hollande e l’attuale leader cinese Xi Jinping e poco altro.
Emmanuel Macron (Ansa)
Bruxelles apre una procedura sull’Italia per le banche e tace sull’acciaio transalpino.
L’Europa continua a strizzare l’occhio alla Francia, o meglio, a chiuderlo. Questa volta si tratta della nazionalizzazione di ArcelorMittal France, la controllata transalpina del colosso dell’acciaio indiano. La Camera dei deputati francese ha votato la proposta del partito di estrema sinistra La France Insoumise guidato da Jean-Luc Mélenchon. Il provvedimento è stato approvato con il supporto degli altri partiti di sinistra, mentre Rassemblement National ha ritenuto di astenersi. Manca il voto in Senato dove l’approvazione si preannuncia più difficile, visto che destra e centro sono contrari alla nazionalizzazione e possono contare su un numero maggiore di senatori. All’Assemblée Nationale hanno votato a favore 127 deputati contro 41. Il governo è contrario alla proposta di legge, mentre il leader di La France Insoumise, Mélenchon, su X ha commentato: «Una pagina di storia all’Assemblea nazionale».
Maria Rita Parsi (Imagoeconomica)
La celebre psicologa e psicoterapeuta Maria Rita Parsi: «È mancata la gradualità nell’allontanamento, invece è necessaria Il loro stile di vita non era così contestabile da determinare quanto accaduto. E c’era tanto amore per i figli».
Maria Rita Parsi, celebre psicologa e psicoterapeuta, è stata tra le prime esperte a prendere la parola sulla vicenda della famiglia del bosco.
La sede di Bankitalia. Nel riquadro, Claudio Borghi (Imagoeconomica)
Il senatore leghista torna sulle riserve auree custodite presso Bankitalia: «L’istituto detiene e gestisce il metallo prezioso in nome dei cittadini, ma non ne è il proprietario. Se Fdi riformula l’emendamento...»
«Mentre nessuno solleva il problema che le riserve auree della Bundesbank siano di proprietà dei cittadini tedeschi, e quindi dello Stato, come quelle della Banca di Francia siano di proprietà dei cittadini d’Oltralpe, non si capisce perché la Banca d’Italia rivendichi il possesso del nostro oro. L’obiettivo dell’emendamento presentato in Senato da Fratelli d’Italia, e che si ricollega a una mia proposta di legge del 2018, punta esclusivamente a stabilire il principio che anche Bankitalia, al pari delle altre Banche centrali, detiene e gestisce le riserve in oro ma non ne è la proprietaria». Continua il dibattito su misure ed emendamenti della legge di Bilancio e in particolare su quello che riguarda le riserve in oro.






