2024-06-27
«Gli indizi dimostrano che il virus è nato nel laboratorio di Wuhan»
Il laboratorio P4 presso l'Istituto di virologia di Wuhan (Getty Images). Nel riquadro il professore di biologia molecolare Richard Ebright della Rutgers university del New Jersey.
Richard Ebright, professore della Rutgers university ascoltato dalla commissione d’inchiesta Usa sulla pandemia: «Manca solo una confessione formale. Dietro l’insabbiamento la collaborazione fra Fauci e la Cina».Mentre in Italia, ai confini dell’impero, l’attesa per la commissione d’inchiesta sulla pandemia sembra più interminabile di quella di capitan Drogo nel Deserto dei Tartari, al centro dell’impero, in America, si susseguono le indagini approfondite, gli interrogatori incalzanti sulla pandemia. La questione dell’origine del virus non è accademica ma è il primo mattone su cui è stata costruita a forza di propaganda e censura una falsa narrazione globale che perdura fino a oggi. Se verrà scalzato il primo mattone tutto potrebbe crollare a valanga. Come in un diabolico puzzle, le tessere della verità stanno cominciando a mettersi al loro posto delineando una realtà di malsani conflitti d’interesse, intrighi e coperture reciproche. Ora appare sempre più chiaro. Coloro che venivano continuamente additati al pubblico ludibrio quali teorici della cospirazione, come il premio Nobel Luc Montagnier, erano in grave errore. Avevano infatti il grande torto di aver avuto ragione troppo presto.Questo 18 giugno si è svolta un’importante audizione a Washington, in Senato, sull’origine del virus Sars-Cov 2. Una testimonianza chiave che svela retroscena non conosciuti al grande pubblico è stata fornita dal professore di biologia molecolare Richard Ebright della Rutgers university del New Jersey che, fin dai primi anni Duemila, aveva lanciato l’allarme sui pericoli connessi ai nuovi esperimenti di gain of function (guadagno di funzione) sui virus. Sono riuscito raccogliere la sua diretta testimonianza.Lei è sempre stato critico verso gli esperimenti di gain of function volti ad aumentare la letalità e l’infettività degli agenti patogeni. Da quando è stato critico di questa pratica?«La discussione risale all’11 settembre e agli attentati con le lettere all’antrace di quel periodo. Ci si era resi conto delle possibilità che lo sviluppo della biologia molecolare poteva fornire a potenziali terroristi. L’Accademia nazionale delle scienze istituì un comitato di cui feci parte per stabilire dei controlli e delle linee guida sui rapporti rischi-benefici degli esperimenti di gain of function. L’allarme divenne generale nel 2011, quando due esperimenti di guadagno di funzione, uno nel Wisconsin e uno in Olanda, entrambi finanziati dal Niaid (National institute of allergy and infectious diseases), ramo del Nih (National institute of health), portarono a rendere trasmissibile per via aerea nei mammiferi il patogeno dell’influenza aviaria con una letalità altissima del 50%. Ci si rese conto che le linee guida della National academy of science erano state violate e che era stato creato in laboratorio un nuovo patogeno molto pericoloso senza adeguata valutazione dei rischi-benefici. Il comitato che presiedevo, all’unanimità, dichiarò che un esperimento del genere non sarebbe mai dovuto essere portato a termine». Anche ora si parla di influenza aviaria.«Certo. Ma quella odierna, che si trasmette tra il bestiame, è frutto di una mutazione naturale. Se ci fosse stata invece all’epoca una fuoriuscita dal laboratorio ora parleremo solo di questa malattia e non del Covid che per fortuna ha avuto una letalità molto più bassa. La scienza avrebbe fatto nascere qualcosa che in natura non sarebbe forse mai apparso».Ma per quale motivo il Niaid, un’istituzione medica, era coinvolta in tali esperimenti?«Qui bisogna tornare alla svolta dell’11 settembre. Tutto nasce in quell’epoca quando, nell’amministrazione Bush, il vicepresidente Dick Cheney decise che l’America dovesse cominciare un programma di biodifesa più aggressivo e spostò gran parte dei fondi del Pentagono per la biodifesa al Niaid». In effetti il grande pubblico non è al corrente della trasformazione di un’istituzione sanitaria, civile, come il Niaid in una istituzione anche militare.«Infatti. Un’istituzione che per di più non aveva alcun programma di controllo delle linee guida per il rispetto della Bwc (Biowarfare convention) del 1972 e poteva dunque operare fuori da ogni controllo. A capo di questa agenzia venne posto Anthony Fauci. Il grande pubblico lo conosce come celebre medico e scienziato ignorando tuttavia che ricopre anche un ruolo militare. Fauci infatti, grazie a Dick Cheney, si trovò a guidare l’intero programma di biodifesa americana. Non per nulla ha goduto di uno stipendio superiore ai giudici della Corte suprema e perfino del presidente. La sua agenzia ha finanziato l’esperimento di gain of function sull’influenza aviaria e a trasmesso i fondi di ricerca americani al laboratorio di Wuhan tramite l’Ong Eco health alliance dello zoologo Peter Daszak, per compiere esperimenti di gain of function sui virus di pipistrelli».Tornando all’origine del virus. All’audizione del 18 giugno il dottor Steven Quay di Stanford disse che vi sono ormai un miliardo di possibilità su una che il virus sia uscito dal laboratorio di Wuhan.«Sulle cifre matematiche non posso concordare. Lui si riferiva alle ultime rivelazioni al Congresso in particolare del progetto Defuse di Ecohealth alliance, l’Ong partner del Niaid di Fauci che aveva proposto un esperimento di gain of function con l’intento di inserire una particolare enzima furinico in un virus di pipistrelli. Esattamente come quello riscontrato poi nel virus che ha provocato il Covid. Dunque la possibilità che nello stesso luogo, a Wuhan, sede del laboratorio, nello stesso tempo compaia un virus con le stesse caratteristiche del progetto Defuse che si voleva fare proprio in quel luogo con un sito furinico inserito in un virus di pipistrello, nello stesso modo descritto nel progetto, è quasi prossima allo zero».Dunque ormai non c’è dubbio sulla fuoriuscita dal laboratorio?«La certezza scientifica forse non ancora, ma se si sommano tutti gli indizi affiorati finora, le evidenze sono talmente debordanti da aver ampiamente superato la soglia necessaria a un tribunale per emettere una sentenza di colpevolezza».Cosa mancherebbe ancora? «Solo una confessione aperta dalle autorità cinesi o il reperimento di una nota dal laboratorio che dica: “Abbiamo prodotto questo virus”».Quale mai può essere la motivazione da parte delle istituzione per la biodifesa, per l’Niaid presieduta da Fauci, di trasmettere queste tecnologie a un Paese, la Cina, una potenza rivale, ostile agli Stati Uniti?«Questa fu una decisione compiuta da Fauci. Lui è sempre stato fautore di questi pericolosi esperimenti di guadagno di funzione. Sono sempre stati la sua priorità. Forse pensava che fornire questa tecnologia a un Paese ostile fosse un modo di controllare il suo programma di guerra biologica. Un azzardo pericoloso».Dunque a questo punto forse bisognerebbe cominciare a cambiare il quesito. Non più se sia o meno uscito dal laboratorio ma se sia stata una fuoriuscita accidentale o un sabotaggio?«Certo. Ma comunque sia andata, la responsabilità finale risale a Fauci. Tra l’altro era consapevole che in Cina non venivano rispettati gli standard minimi di sicurezza. Molti esperimenti pericolosi venivano fatti a un livello di sicurezza P2 invece che P4 come da noi. Per cui la possibilità di un incidente è sempre stata reale».Come spiega la campagna di censura e manipolazione della verità sull’origine del virus che continua fino a ora?«Certo gli interessi sono enormi. La Cina non avrebbe mai potuto da sola operare questa campagna di insabbiamento se non ci fosse stata la complicità americana. Il disastro della pandemia è stata una joint venture e nessuno dei due Paesi ha sincero interesse a che si aprano le porte alle rivendicazioni di riparazioni per i i danni di trilioni subiti da tutto il pianeta».Fauci, nonostante le contraddizioni in cui è caduto nelle audizioni al Congresso e al Senato, sembra ancora un intoccabile.«Ora un po’ meno. È stato smentito direttamente dai suoi più diretti collaboratori. Penso si sia aperta una finestra di opportunità per arrivare fino a lui con le inchieste».Quale è il suo auspicio per il futuro?«Spero che, al termine delle indagini, si arrivi a una coscienza condivisa tra Democratici e Repubblicani per creare un’autorità indipendente di controllo su esperimenti così pericolosi. Un’autorità esterna. Non possono essere Anthony Fauci e i suoi collaboratori ad avere l’autorità di controllo su sé stessi. Deve essere indipendente e soprattutto deve avere potere di intervenire rapidamente con forza di legge. Solo così potremmo evitare nel prossimo futuro una nuova pandemia da un virus uscito da un laboratorio».
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.