2019-07-07
Indagato l’uomo che aiutò a suicidarsi la donna depressa
Il capo di Exit Italia è accusato di averla istigata a farla finita. La storia di Alessandra è stata svelata da «Verità» e «Panorama».L'ultimo viaggio di Alessandra è diventato un crocevia giudiziario. Emilio Coveri, presidente di Exit Italia, associazione che promuove il diritto all'eutanasia, è indagato per l'istigazione al suicidio dell'insegnante siciliana. La mossa della Procura di Catania era già stata anticipata lo scorso 12 aprile dalla Verità. Che, assieme a Panorama, nel mutismo generale dei media, aveva rivelato ogni dettaglio dell'inchiesta. Alessandra Giordano, 46 anni, di Paternò, è morta il 27 marzo 2019 alla Dignitas, clinica alle porte di Zurigo specializzata in eutanasia. Non era però una malata terminale. Era solo depressa. Anche se soffriva di una forte nevralgia: la sindrome di Eagle. Eppure decide di andarsene per sempre. E all'insaputa della sgomenta famiglia (era per questo motivo stato attivano anche Chi l'ha visto?), che denuncia la struttura svizzera. Così parte l'inchiesta: qualcuno ha fomentato la sua coscienza?Gli indizi raccolti finora portano a Coveri. Due giorni fa, i carabinieri gli consegnano l'avviso di garanzia. «Me l'aspettavo» ammette. Si riferisce alla notizia già scritta dalla Verità. «Ora mi onoro di essere indagato come Marco Cappato. Anche se io, a differenza sua, non ho fatto proprio nulla di eroico». Il riferimento è al politico radicale, vessillifero dell'eutanasia: due anni fa, aveva accompagnato Dj Fabo, cieco e tetraplegico, alla «dolce morte» nella medesima clinica elvetica. Insomma: per il presidente di Exit quest'avviso di garanzia è una medaglia al valor civile. I magistrati catanesi sono però d'altro avviso. Il 25 luglio Coveri sarà sentito dal pm Angelo Brugaletta e dall'aggiunto Ignazio Fonzo, che coordina l'indagine. Referti medici, carteggi, contratti, pagamenti. La mole di documenti in mano alla Procura è imponente. C'è lo scambio di mail tra Alessandra e Dignitas: comprese le fatture, per poco meno di 10.000 euro, saldate alla clinica. C'è una strana richiesta di chiarimenti su un referto neurologico, che spiega: i dolori di Alessandra, dopo qualche giorno di trattamento, sono passati. E invece solo la sindrome di Eagle può giustificare il suo suicidio assistito. Tra le carte sequestrate, c'è anche la fotocopia di un articolo. L'ha scritto proprio Coveri, sulla newsletter di Exit: 20 anni di attività e rodate relazioni con Dignitas. In Italia ha 38.000 soci. Tra questi, c'era pure Alessandra. Il suo primo contatto con l'associazione è del Natale 2017. Lo racconta proprio il presidente, a gennaio 2018, sul bollettino informativo inviato ai soci.«È domenica 24 dicembre», esordisce Coveri. «Lei si chiama Alessandra e telefona da Paternò». Il riferimento all'insegnante siciliana è palmare. La sua storia, per il fondatore di Exit, è illuminante: «Alessandra comincia subito a dirmi che è cattolica, ha una malattia, e ultimamente ha dovuto smettere di lavorare. È sola e i suoi parenti non accettano che lei voglia andare a morire in Svizzera». Dettaglia: «La sua voce è meravigliosa e m'incanta, ma so bene che è ammalata». Aggiunge: «Andiamo avanti a parlare per tre quarti d'ora, dopo mi permette di spiegarle che cosa deve fare, appunto, per andare in Svizzera a morire “in esilio", ma con estrema dignità». Alessandra sembra però perplessa, lascia intendere Coveri. «Ogni tanto», prosegue nell'articolo, «lei mette davanti il fatto che è credente. Io replico che pure mia moglie è cattolica, e anche un po' leccabalaustre. Ma entrambi ci si rispetta perché l'eutanasia significa decidere per sé stessi! E non per altri». Le pene di Alessandra, continua l'articolo, sono indicibili: «Non ha senso soffrire oltre misura». Lei, è vero, avrebbe qualche titubanza. Ma la sofferenza, alla fine, sopravanza la fede. «E quindi s'iscriverà a Exit e mi domanderà come dovrà fare per andare a morire dignitosamente. Terminiamo la conversazione e decidiamo di darci del tu». Il commiato di Coveri è entusiasta. «Sono felice quando metto giù la cornetta», giubila. «Sento che, ancora una volta, ha prevalso la mia teoria: quella che la vita è nostra, di nessun altro, tanto meno di quel Dio che vuole farci soffrire inutilmente e di tutta la sua banda».Alessandra, dopo quel colloquio, s'associa quindi a Exit: tessera A4638, del 5 febbraio 2018. È il viatico per un continuo confronto con Coveri: consigli, indicazioni, incoraggiamenti. E adesso il presidente dell'associazione che inneggia alla morte dignitosa è indagato: per l'istigazione al suicidio dell'insegnante siciliana. Ricevuto l'avviso di garanzia, Coveri conferma la ricostruzione già fatta quasi due mesi fa dalla Verità. «È vero, mi aveva cercato. Sono stato io a segnalarle la clinica», ammette. «Quella donna m'aveva chiesto informazioni sul suicidio assistito, dicendomi di avere dolori atroci. E io gliele ho date». Ma sta qui la fallacia della sua fiera rivendicazione: per i magistrati catanesi, Alessandra era solo depressa. La sua nevralgia, sostengono i pm, non poteva giustificare l'eutanasia. «Mi aveva anche detto che la madre e il fratello la ostacolavano» insiste però l'alfiere di Exit. «Mi faceva lunghe telefonate. Mi mandava mail, in cui mi raccontava la sua sofferenza. Non ho fatto altro che darle spiegazioni, per aiutarla ad avere una morte dignitosa».Una mezza confessione. Con la sottesa speranza di diventare un eroe dei nostri giorni.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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