2024-03-30
Incarico al pm delle inchieste flop
Fabio De Pasquale, il procuratore che ha perso i processi sulle presunte tangenti Eni, sarà corrispondente di Milano per Eurojust, l’agenzia Ue per la cooperazione giudiziaria.Il curriculum del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale si arricchisce di un nuovo incarico. Mentre proprio in questi giorni in Nigeria si è chiuso l’ultimo processo della saga Opl 245, il giacimento petrolifero dove Eni e Shell erano state accusate (a torto) di presunte tangenti, è stato scelto come corrispondente nazionale della Procura di Milano per Eurojust, l’agenzia Ue per la cooperazione giudiziaria penale all’Aia.È l’ennesimo successo del procuratore, nonostante l’ormai lunga fila di inchieste finite in un nulla di fatto e procedimenti a carico. Eppure, i vertici della Procura milanese hanno optato per De Pasquale in ragione della «cura e attenzione nelle procedure rogatoriali» e per l’aver istruito «importanti casi di corruzione internazionale […]» come racconta il Corriere della Sera.Non è la prima volta che De Pasquale diventa il volto internazionale del palazzo di giustizia milanese. Del resto, nel 2017 fu l’allora capo della Procura Francesco Greco a metterlo alla guida del dipartimento Affari internazionali e reati economici transnazionali, mentre andava prendendo forma il processo Eni-Nigeria, un procedimento durato quasi 10 anni e terminato con l’assoluzione di tutti gli imputati perché «il fatto non sussiste». Non va dimenticato che proprio su questo caso De Pasquale, insieme all’ex collega Sergio Spadaro, sta affrontando un processo a Brescia (prossima udienza 23 aprile) dove è accusato di rifiuto d’atti di ufficio per non aver depositato nel febbraio-marzo 2021 prove favorevoli alle difese nel processo Eni-Shell. Alla fine del 2020 l’ex ministro di Giustizia Alfonso Bonafede lo aveva scelto come il punto di riferimento dell’Ocse per raccontare la lotta alla corruzione nel nostro Paese. Poi, colpa anche della pandemia e soprattutto del cambio di governo, l’incontro era slittato. Sta di fatto che mentre De Pasquale continua a collezionare incarichi, dall’altro lato proseguono gli insuccessi processuali. Quello sulla presunta tangente più grande della storia, da un miliardo e 92 milioni di dollari che Eni e Shell avrebbero pagato in Nigeria per ottenere i diritti di esplorazione del blocco petrolifero Opl 245, è solo il più celebre. Alla lista si sono aggiunti negli ultimi anni anche quelli su Saipem in Algeria, finito nel 2020 con l’assoluzione di tutti gli imputati. Caso vuole che in concomitanza con la nuova nomina di De Pasquale, in Nigeria giovedì scorso si è concluso uno degli ultimi procedimenti nati dalle indagini della Procura di Milano. Si trattava di procedimento a carico di Mohammed Bello Adoke, ex ministro della Giustizia nigeriano che era finito imputato nel processo Eni Nigeria perché accusato, proprio da De Pasquale, di essere stato vicino all’imprenditore che avrebbe beneficiato della tangente miliardaria, ovvero Aliyu Abubakar, soprannominato Mr Corruption. Adoke Bello era accusato di aver veicolato la maxi mazzetta. Il politico nigeriano si era sempre dichiarato innocente. E tre anni fa aveva anche denunciato sia De Pasquale sia Spadaro al ministro di Giustizia Marta Cartabia, accusandoli di «avergli rovinato la vita» e di aver fornito «prove false» omettendone altre che lo avrebbero scagionato. Di quella lettera non si è saputo più nulla, ma ora Adoke, potrà far valere anche la sua assoluzione in patria. La commissione per i crimini economici e finanziari (Efcc) nigeriana, infatti, ha dovuto ammettere di non essere riuscita a dimostrare le accuse di frode, corruzione e riciclaggio, assolvendo da tutti i capi di imputazione l’ex ministro. Il giudice ha anche aggiunto che le accuse per evasione fiscale a Shell ed Eni non sono state confermate dall’agenzia nazionale né da altre autorità. Il governo nigeriano ha perso tutti i casi Opl 245 in Italia, Regno Unito e Nigeria: questa potrebbe essere davvero l’ultima sentenza. Per De Pasquale, invece, oltre a Brescia, tocca aspettare la decisione del Csm sulla sua conferma da procuratore aggiunto, dopo che lo scorso anno il consiglio giudiziario di Milano aveva espresso parere favorevole alla sua conferma per altri quattro anni, tra lo stupore di tanti nei corridoi della Procura.
Il cpr di Shengjin in Albania (Getty Images)