In esclusiva per l'Italia su «La Verità» la prima serie tv cinese sulla lotta al Covid

In esclusiva per l'Italia su «La Verità» la prima serie tv cinese sulla lotta al Covid

Arriva anche in Italia «Heroes in harm's way», Eroi sul campo, il primo docufilm originale che racconta come la Cina ha combattuto la pandemia di Covid-19. La serie, che sarà disponibile in esclusiva con il primo episodio su www.panorama.it (visibile anche su www.laverita.info) dal giorno successivo, è un racconto profondo di storie di vita reale, di persone e in particolare di tutti quegli operatori sanitari che hanno vissuto sulla propria pelle la lotta al coronavirus e che si sono sacrificati per aiutare la comunità a superare quel periodo estremamente difficile.

La fiction, ambientata a Wuhan, lì dove tutto ebbe inizio con i primi focolai del virus sul finire del 2019, è suddivisa in 14 episodi della durata di 45 minuti ciascuno, prodotti da Cmg, China media group, e trasmessi a partire dal 17 settembre in anteprima sul canale della televisione cinese Cctv-1. Già i primi episodi hanno ottenuto un ottimo riscontro dal pubblico a livello di audience. Secondo i dati raccolti e forniti da Maoyan Pro e DataWin Film and Television, «Heroes in harm's way» è diventata presto la top fiction televisiva tra le più seguite in Cina, tanto che al 27 settembre i post riguardanti la serie su Weibo - uno dei principali social network cinesi - sono stati visualizzati da più di 8 miliardi di utenti, mentre l'hashtag #HeroesInHarmsWay è stato cliccato da quasi 3 miliardi di profili. Su Douyin - il TikTok cinese - invece, il titolo del docufilm è rimasto per tre giorni consecutivi in cima alla lista delle tendenze. Basti pensare che un solo videoclip relativo alla serie ha generato circa 15 milioni di visualizzazioni. Risultati che hanno spinto l'azienda televisiva cinese a esportare il prodotto anche all'estero attraverso il lancio di una versione tradotta e sottotitolata in lingua inglese, dando il via così alla messa in onda prima in tutto il Regno Unito, a partire dal 28 settembre, e poi su altre piattaforme multimediali online come YouTube, Facebook, OnDemandChina & iTalkBB nel Nord America e Tv2z nei Paesi Bassi. Le puntate del docufilm, grazie alla traduzione in altre lingue, sono state poi rilasciate anche in altri Paesi come Argentina, Salvador, Russia, Giappone, Indonesia, Cambogia, Thailandia, Vietnam, Laos, Myanmar, Nepal e Sudafrica.

Adesso, grazie alla collaborazione con l'emittente televisiva cinese, anche il pubblico italiano avrà la possibilità di guardare sul sito di «Panorama» i primi due episodi del docufilm sugli eroi della lotta al coronavirus.

La Schlein lancia la lotta di classe contro chi guadagna 2.500 euro
Elly Schlein (Ansa)
La leader Pd dice che la manovra «favorisce solo i ricchi», come se avere un reddito da 50.000 euro lordi l’anno fosse da nababbi. In realtà sono fra i pochi che pagano tasse dato che un contribuente su due versa zero Irpef. Maurizio Landini & C. insistono con la patrimoniale. Giorgia Meloni: «Con me mai». Pure Giuseppe Conte non ci sta.

Di 50.000 euro lordi l’anno quanti ne finiscono in tasca a un italiano al netto di tasse e contributi? Per rispondere è necessario sapere se il contribuente ha moglie e figli a carico, in quale regione viva (per calcolare l’addizionale Irpef), se sia un dipendente o un lavoratore autonomo. Insomma, ci sono molte variabili da tener presente. Ma per fare un calcolo indicativo, computando i contributi Inps al 9,9 per cento, l’imposta sui redditi delle persone fisiche secondo i vari scaglioni di reddito (al 23 per cento fino a 28.000 euro, al 35 per la restante parte di retribuzione), possiamo stimare un netto di circa 35.000 euro, che spalmato su tre dici mensilità dà un risultato di circa 2.600 euro e forse anche meno. Rice vendo un assegno appena superiore ai 2.500 euro al mese si può essere iscritti d’ufficio alla categoria dei ricchi? Secondo Elly Schlein e compagni sì.

Regionali, per salvarsi la carriera la Schlein si inginocchia a De Luca
Elly Schlein e Vincenzo De Luca (Ansa)
Dopo aver sfidato lo «sceriffo di Salerno» il segretario dem si rimangia tutto. E per Roberto Fico conta sui voti portati dal governatore, che impone ricompense per il figlio. Sulla partita veneta, Ignazio La Russa apre a Luca Zaia nel governo.

«Vinciamo»: il coordinatore regionale di Forza Italia in Campania, Fulvio Martusciello, capodelegazione azzurro al Parlamento europeo, lo dice alla Verità e sembra convinto. L’ennesima manifestazione elettorale di Fi al centro di Napoli è un successo clamoroso: centinaia di persone, il ritratto di Silvio Berlusconi troneggia nella sala. Allora crede ai sondaggi più ottimisti? «No», aggiunge Martusciello, «credo a quello che vedo. Siamo riusciti a entrare in tutte le case, abbiamo inventato il coordinatore di citofono, che si occupa di curare non più di due condomini. Parcellizzando la campagna, riusciremo a mandare a casa una sinistra mai così disastrata». Alla remuntada in Campania credono tutti: da Giorgia Meloni in giù. Il candidato presidente del centrodestra, Edmondo Cirielli, sente aria di sorpasso e spinge sull’acceleratore.

Il capo della Cei cerca operai a basso costo
Matteo Zuppi (Ansa)
Il cardinale Matteo Zuppi, in tv, svela la fonte d’ispirazione della sua dottrina sociale sui migranti: gli «industriali dell’Emilia-Romagna». Ai quali fa comodo la manodopera a buon mercato, che riduce le paghe medie. Così poi la sinistra può invocare il salario minimo...

Parafrasando Indro Montanelli, viene da pensare che la Chiesa ami talmente i poveri da volerne di più. Il Papa ha appena dedicato loro un’esortazione apostolica, ma le indicazioni di politica economica ai cattolici non arrivano da Leone XIV, bensì dai capitalisti. E vengono prontamente recepite dai vescovi. Bastava ascoltare, venerdì sera, il presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Zuppi, intervistato a Propaganda live: l’immigrazione, ha insistito il cardinale su La 7, «è necessaria. Se si parla con qualsiasi industriale in Emilia-Romagna dice che non c’è futuro senza».

Il Carroccio inchioda i sindacati: «Sette mobilitazioni a novembre e dicembre. L’80% delle proteste più grosse si è svolto a ridosso dei festivi. Rispettino gli italiani».

È scontro politico sul calendario degli scioperi proclamati dalla Cgil. La Lega accusa il segretario del sindacato, Maurizio Landini, di utilizzare la mobilitazione come strumento per favorire i cosiddetti «weekend lunghi», sostenendo che la maggioranza degli scioperi generali indetti nel 2025 sia caduta in prossimità di giorni festivi o di inizio e fine settimana.

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