2021-09-15
Le imposte sull’energia vanno tagliate subito. Ma i grillini vaneggiano il mondo di Greta
Siamo il Paese europeo con la bolletta più cara. Sarebbe il caso di discuterne già nella legge delega fiscale. E poi tornare a parlare di nucleare. Conte o non Conte.Dopo l'uscita di Roberto Cingolani («le bollette aumenteranno di un ulteriore 40%») un pezzo di politica si è svegliata. Ha capito che la mazzata è dietro l'angolo e che bisogna correre ai ripari. Non tutta la politica, però. Soltanto un pezzo. Perché i 5 stelle, capitanati da Giuseppe Conte, restano fermi sul loro iceberg modellato a immagine e somiglianza di Greta Thunberg. Ieri, l'ex premier assieme al plotone di ministri grillini ha incontrato il titolare della Transizione ecologica. A detta di Conte al termine della riunione avrebbero concordato di mantenere gli impegni del modello europeo e non prendere in considerazione l'idea di reintrodurre in Italia il nucleare. Né la fissione di nuova generazione, né la fusione. Per capirsi, quella appena celebrata dalla nostra Eni. «Bisogna correre di più sulle rinnovabili», ha aggiunto Conte uscendo dal ministero, «con Cingolani massima sintonia», per poi concludere che la sua forza di governo si impegnerà a calmierare le bollette. Ovviamente ci auguriamo che le parole di Conte restino gettate al vento, meglio sarebbe alle ortiche. Perché la soluzione che prospetta al problema è semplicemente un problema maggiore. L'aumento scellerato delle bollette, come d'altronde ha spiegato l'altro ieri lo stesso Cingolani, è dovuto a due motivi. Il primo e principale è l'inflazione unita ai colli di bottiglia della supply chain mondiale. Il secondo è strettamente correlato ai tempi che l'Ue ha imposto ai Paesi membri per gestire la transizione ecologica. Nonostante il Vecchio Continente rilasci solo il 9% delle emissioni globali, Bruxelles ha deciso di darsi con il programma «Fit for 55» un taglio della CO2 così radicale da far schizzare i certificati verdi da 30 euro al Kilowatt a oltre 60 in soli nove mesi. Chi inquina paga per farlo e meno deve inquinare più paga per farlo. Risultato i costi vengono scaricati sulla filiera. Conte chiede di aumentare questi costi senza trovare una alternativa valida alle rinnovabili. È come dire che se un modello non funziona, bisogna abbracciarlo ancora più stretto. Ci ricorda le scelte dell'Urss collassata poi su sé stessa. E l'Urss aveva qualcosa che l'Europa non ha. Le materie prime.Detto questo anche sul fronte sussidi ci sono problemi non irrilevanti. Lo scorso primo luglio il governo ha stanziato 1,2 miliardi di euro nei prossimi 18 mesi per aiuterà le famiglie più povere a sostenere il rincaro delle bollette energetiche. Si tratta, però, di cifre irrilevanti. Che non bastano a sostenere le nuove dinamiche. Basti pensare che dentro le bollette finiscono anche tutti gli oneri di sistema, i finanziamenti a favore delle rinnovabili. Dall'ultimo bilancio disponibile del Gse si parla di una cifra di poco superiore agli 11 miliardi all'anno. Un fardello che pesa sulle tasche dei consumatori e che creerà un effetto leva rispetto all'inflazione e alle nuove norme Ue. Per questo, inserire l'atomo nel programma energetico italiano è una idea opportuna. «Se a Salvini interessa il nucleare, vada in Francia», ha detto sempre ieri Conte. Un modo per rispondere invece a una giusta obiezione. Il leader della Lega ha chiesto al governo di intervenire direttamente sulle tasse presenti in bolletta. Il modo migliore per aiutare gli italiani. Purtroppo non ha detto come. Il problema sta qui. E non è irrilevante. Il costo dell'energia in Italia è il più alto d'Europa. Viaggiamo sopra ai 170 euro per Megawatt. La Polonia è intorno ai 100. La Germania ai 160. Vicino a noi solo Spagna e Portogallo. Ieri Madrid ha annunciato una piccola riduzione dell'imposta. Da noi sarebbe il caso di cogliere la palla della legge delega fiscale al balzo e cominciare a discuterne. Invece ieri sono trapelate solo ipotesi di scorporare gli oneri e metterli nella fiscalità generale. Che significa altra tasse. Il governo dovrebbe ammettere che partiamo da una situazione talmente svantaggiata per le scelte pregresse che non siamo in grado di accettare il «Fit for 55». Purtroppo ieri Mario Draghi partecipando al «Forum economico italo-tedesco» ha detto: «Vogliamo accelerare l'impegno di decarbonizzazione, ridurre le emissioni e puntare su tecnologie all'avanguardia su cui c'è una collaborazione strutturata a livello europeo», salvo precisare che «i tempi di questo processo devono essere ambiziosi, ma compatibili con le capacità di adattamento delle nostre economie». Sembra però che l'Ue abbia già fatto il passo più lungo della gamba e il rischio è un tremendo circolo vizioso. «Lo Stato deve essere pronto ad aiutare cittadini e imprese nell'affrontare i costi della complessa trasformazione ambientale e digitale legata a Netx generation Eu», ha concluso Draghi. Il rischio è aumentare i sussidi per sostenere il Pnrr. Entrambe però sono debiti che diventeranno tasse. I sussidi sono un'arma di distruzione di massa perché drogano i mercati. La transizione ecologica se non si sostiene con gli utili delle aziende, si trasformerà prima o poi in ulteriori imposte. Se ci fosse tempo, si potrebbe discutere con calma quale sia il mix ideale per l'Italia. Nucleare, più gas, idrogeno e rinnovabili? Solo una ipotesi. E allora si potrebbe cominciare a predisporre i nuovi equilibri a partire dal 2040. Invece tempo non c'è. Per cui la sfida del governo dovrebbe essere trovare soluzioni nel breve e nel medio termine. La prima già con la delega fiscale recuperare risorse per tagliare le imposte sulle bollette. Tagliare anche gli oneri e non spostarli sotto altra voce di bilancio. Magari riducendo le spese del reddito di cittadinanza. Tagliando le imposte costeranno anche meno i beni di consumo. Poi c'è l'intervento di medio e lungo termine. E qui dovremo prendere una posizione per spiegare che ciò che serve a noi, non è ciò serve alla Polonia, alla Francia o alla Germania. Altrimenti alla parola «ambiente» potremo associare solo il termine «povertà».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)