2021-10-10
«Impossibile lavorare sulle navi»
Il presidente di Federagenti, Alessandro Santi: «Dal 15 ottobre ci aspettiamo 20.000 marittimi in meno. I controlli voluti dal governo e i test ogni 48 ore non sono applicabili al nostro settore».Dal 15 ottobre in Italia ci saranno tra i 15.000 e i 20.000 marittimi in meno. Sono tutti coloro che vengono dall'estero per portare le merci in Italia e che da metà ottobre non potranno più lavorare. A parlare di questo problema con La Verità è Alessandro Santi, presidente di Federagenti, l'associazione che rappresenta gli agenti marittimi che operano in Italia. Quali sono i problemi che attendono il mondo degli agenti marittimi a partire dal 15 ottobre?«Noi rappresentiamo gli armatori italiani ed esteri. Il nostro problema principale è l'impatto sulle navi. Nel nostro caso i problemi sono due. Il controllo dei marittimi italiani, come per tutte le aziende che operano sul nostro territorio, e di quelli stranieri che possono arrivare da Paesi dove il green pass per lavorare non è previsto. Il nostro è un settore globalizzato e ci sono molti marittimi che operano su navi italiane ma che provengono da Paesi Ue o extra Ue. La nostra stima è che il 50% di queste persone non sia vaccinata. Ma ci sono anche persone che sono state vaccinate con vaccini non riconosciuti dall'Ema. Questo, a meno di una settimana dall'obbligo, resta uno dei punti critici e quindi noi ci ritroveremo a non far lavorare persone comunque vaccinate. Gli armatori hanno chiesto al governo di considerare la situazione degli operatori che devono stare a bordo per mesi e che non hanno la possibilità materiale di fare un tampone ogni 48 ore. La proposta degli armatori è quella di fare un tampone al momento dell'imbarco per tutti coloro che stanno in nave in modo da avere una bolla sicura di navigazione. Ad oggi, però, con le norme previste a partire dal 15 ottobre tutti coloro che saranno obbligati a stare a lungo in nave non potranno farsi un tampone e quindi non potranno lavorare». Avete quindi parlato con il governo?«La settimana scorsa abbiamo inviato una lettera all'esecutivo per spiegare le criticità che il nostro settore incontrerà da metà ottobre. Il deputato leghista Edoardo Rixi ha già fatto richiesta che almeno le vaccinazioni realizzate da Paesi e autorità competenti vengano riconosciute anche se non provenienti dall'Ue. Questo sarebbe un vantaggio per il personale imbarcato, ma anche per gli autotrasportatori e per tutti coloro che lavorano con personale in arrivo dall'estero. Questa è una norma nazionale che si scontra con un mondo del lavoro sempre più globalizzato. Così si stima che tra i 15.000 e i 20.000 lavoratori non potranno lavorare in Italia a partire dal 15 ottobre. Il rischio concreto è che ci siano problemi per tutto quello che viene trasportato via mare, quindi merci ma anche passeggeri». Come vi comporterete con tutti quei lavoratori che si sono imbarcati prima del 15 ottobre e che ora arriveranno nei porti senza green pass? «Questa è un'altra preoccupazione che al momento è senza risposta. Anche perché è il datore di lavoro a essere responsabile che il personale sia in regola. Quello che è certo è che anche questo bloccherà le navi. Se il comandante non è in regola, la nave sta ferma. Non ci sono altre soluzioni». C'è anche il problema di dove mettere le persone non in regola in arrivo da altri Paesi. Rimangono a bordo?«Questo è un problema che il settore si porta dietro da tempo. Durante il lockdown abbiamo avuto marittimi che sono rimasti bloccati e lontano dalle famiglie per mesi, molto più tempo di quanto non fosse previsto dal contratto di lavoro. Questa situazione continuerà anche adesso con il personale che rimarrà bloccato a bordo. In più, però, c'è il problema della continuità lavorativa». Quindi vi aspettate anche carenza di personale?«Probabilmente sì, anche se è imprevedibile. Di certo se, ad esempio, non potrò far lavorare il marittimo filippino vaccinato con lo Sputnik, dovrò cercare nuovi lavoratori e il problema si presenterà».