2025-01-12
La nuova impresa degli immigrati: ora tendono le imboscate agli agenti
L’ostilità verso le divise produce i primi frutti: a Busto Arsizio, agguato dei nordafricani alla polizia, con cori e insulti. Ad Avellino, carabinieri salvati dai passanti. Rivolta in carcere nell’Aquilano: grave un ispettore.Dipingono le forze dell’ordine come una falange di picchiatori razzisti. E i frutti avvelenati di questo clima tossico non tardano a venir fuori. L’equa distribuzione geografica degli ultimi due episodi, inquietanti, è l’emblema di una tensione che cresce da Nord a Sud.Il primo fattaccio avviene ad Atripalda, nell’Avellinese: i carabinieri fermano due extracomunitari per un normale controllo. Forse, uno di quelli che il Consiglio d’Europa considererebbe la prova della presunta mentalità segregazionista dei nostri tutori dell’ordine: fermano gli stranieri anziché le vecchine con i carrelli della spesa.Sarà per un mal riposto senso d’impunità; sarà per un’ostilità verso le divise che certi ambienti politici, magari credendo di fare un dispetto al governo di centrodestra, stanno coltivando all’uopo; fatto sta che i tizi si ribellano. Rifiutano di esibire i documenti, aggrediscono gli uomini dell’Arma. Che l’arma, però, non la estraggono. Mettetevi nei loro panni: voi torcereste un capello a quella marmaglia, sapendo che dopo, come minimo, finirete sotto inchiesta? E pure sotto processo mediatico, com’è capitato ai carabinieri che si sono permessi di inseguire Ramy Elgaml e il suo amico a Milano? La situazione, lì in Campania, degenera. I militari rischiano di avere la peggio. E sapete chi li salva? I cittadini. Siamo davvero nel mondo al contrario: la martellante campagna d’odio nei confronti degli uomini in divisa ha talmente caricato i delinquenti e talmente indebolito gli agenti, che tocca alle persone comuni battersi per proteggere chi è pagato (poco, troppo poco) per proteggere loro. Fortunatamente, in un baleno arrivano sul posto i rinforzi: altre quattro pattuglie della Benemerita fermano e identificano gli aggressori, denunciati - ma a piede libero, non disturbiamoli oltremodo - per lesioni e oltraggio a pubblico ufficiale. Oltraggio... Sarebbe un reato, è diventato la normalità in certi quartieri, in certe zone dove chi dovrebbe ringraziarci per essere stato accolto si permette di sputare sulle leggi.Il secondo caso, ancora più allarmante, si verifica a Busto Arsizio, nel Varesotto. Venerdì sera, alla polizia tocca intervenire perché altri due stranieri, dopo aver sfasciato il McDonald’s di piazza Garibaldi, stanno lanciando bottiglie sulle auto. Badate bene: ci troviamo nel centro storico di un Comune di oltre 80.000 abitanti. Ma quando giungono gli agenti, spuntano trenta, forse quaranta ragazzi, in maggioranza nordafricani, alcuni sotto l’effetto di alcol e stupefacenti. Vogliono impedire l’identificazione dei teppistelli. Partono i cori per Ramy, gli insulti alla polizia, allo Stato, alle istituzioni, a Giorgia Meloni. Grazie a Dio, i colleghi sono tutti all’erta e corrono a dare manforte alle vittime di quella che ha tutta l’aria di essere un’imboscata. Servono diverse gazzelle, anche dei carabinieri, perché i due marocchini di 25 e 33 anni, già noti alla polizia, vengano denunciati per resistenza e minaccia a pubblico ufficiale. E gli altri? Gli inquirenti stanno esaminando le immagini delle telecamere di videosorveglianza per capire chi fossero.Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno, ieri ha sentito il questore: «Nessuna tolleranza, nessuna impunità». Lo scenario di venerdì era spaventosamente simile a quello della notte di Capodanno in piazza Duomo a Milano, teatro delle scorrerie dei maranza magrebini. Con un’aggravante: a Busto Arsizio, l’orda, ancora non si sa se organizzata, prende di mira direttamente la polizia.Intanto, pure le carceri s’infiammano: le rivolte dei detenuti di venerdì nel penitenziario di Sulmona (L’Aquila) sono costate il ricovero in prognosi riservata di un ispettore di 53 anni. Di fronte a uno spettacolo del genere, ha la coscienza politica sporca chi si è tuffato sulla tragedia del diciannovenne morto a Milano, al termine della folle fuga da una pattuglia, pur di costruire un’azzardata propaganda sulla pelle di servitori dello Stato che rischiano ogni giorno la vita. Ci viene in mente la segretaria del Pd in Lombardia, Silvia Roggiani, secondo la quale i carabinieri del Corvetto «esultavano mentre uccidevano un immigrato». E persino Franco Gabrielli, che è stato capo della polizia, ma ora, cooptato dalla giunta di Beppe Sala, ci ha tenuto a spiegare che quella vista nel capoluogo lombardo due mesi fa «non è sicuramente la modalità corretta con cui si conduce un inseguimento». La sinistra aizza gli immigrati? Può darsi che, semplicemente, non si renda conto della pericolosità di alcune strategie. Il guaio è che a rimetterci sono i cittadini onesti. E gli eroi pagati poco, troppo poco, per difenderli.