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L’Italia riesce a far valorizzare il riciclaggio insieme al riuso e a inserire le «clausole specchio». Le normative varranno per tutti, pure per le aziende straniere. Giorgia Meloni: «Non ci arrendiamo davanti a ciò che ci penalizza».
Nella tavola rotonda condotta da Sabrina Scampini, Maurizio Belpietro, Paolo Del Debbio e Peter Gomez affrontano i temi della censura, del giornalismo indipendente e di giustizia e garantismo.
Focus elezioni nazionali e internazionali: la grande truffa del giornalismo imparziale. È questo il titolo della tavola rotonda affidata alla conduzione di Sabrina Scampini, con gli interventi di Peter Gomez, Paolo Del Debbio e Maurizio Belpietro.
La conduttrice televisiva ha chiesto ai tre giornalisti se oggi in Italia esiste davvero un problema di censura. Il primo a rispondere è il direttore della Verità: «Sento parlare di censura da almeno 30 anni. Prima nessuno si occupava di questo argomento, poi è diventato di stretta attualità, ma solo quando al governo c'è il centrodestra. Quando c'è il centrosinistra invece è tutto rose e fiori» - afferma Belpietro - «Oggi la censura è più uno strumento che viene usato per criticare una parte politica. Ricordo quando Michele Santoro se ne andò dalla Rai quando c'era il centrosinistra al governo per esempio. Di episodi ce ne sono stati tanti, e poi qualcuno ha capito che fare la vittima conviene». «A chi si riferisce?», chiede la Scampini. «Da Fabio Fazio a tutti gli altri che se ne sono andati dalla Rai indignati avendo usato il servizio pubblico per fare promozione di se stessi e poi stipulare contratti più vantaggiosi altrove. Io penso che l'unico modo per difendere la libertà è dare qualche notizia in più, non organizzare conferenze stampa» conclude Belpietro.
Più o meno sulla stessa lunghezza d'onda è Peter Gomez: «Sono abbastanza d'accordo con quanto appena detto da Belpietro, ma dobbiamo aggiungere che oggi il servizio pubblico italiano proprio non funziona» - dice il direttore di ilfattoquotidiano.it - «In Italia esiste una cosa che si chiama Commissione di vigilanza parlamentare sulle televisioni, nei Paesi normali invece è il contrario. Io, più che con la censura, vedo problemi con il dissenso, ma tutti i poteri hanno problemi con il dissenso». Incalzato poi dalla Scampini sulle proteste che hanno impedito al ministro per le Pari opportunità e la famiglia Maria Eugenia Roccella di parlare dal palco degli Stati generali della natalità, Gomez si affida a una citazione di Sandro Pertini: «Libero fischio in libero Stato».
La parola popi passa a Paolo Del Debbio: «Io penso che fare il giornalista è importante, ma non cambia le sorti del mondo. Questo erigere alla figura di Matteotti uno a cui non gli è stata fatta fare un'invettiva in Rai pare eccessivo» - dice il conduttore di Dritto e rovescio riferendosi al caso Scurati - «Ci vorrebbe una forma di un'autorità indipendente che garantisca la libertà di stampa».
Il secondo tema del dibattito messo sul tavolo dalla Scampini è quello relativo ai concetti di giustizia e garantismo. «Sono settimane molto calde, a partire dal terremoto in Liguria. Secondo voi non c'è un garantismo a correnti alterne sia a destra che a sinistra?» chiede la giornalista. Il primo a rispondere è Gomez: «I partiti si devo assumere le responsabilità decidendo caso per caso come comportarsi. Aspettare i tre gradi di giudizio vuol dire dare alla magistratura il compito di scegliere la classe politica dirigente. Ci sono casi in cui è il processo a decidere se un soggetto è colpevole o innocente, ma altri in cui deve toccare ai partiti decidere e spiegare ai propri elettori le loro scelte. In tribunale vige il principio di non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio, ma in politica valgono criteri diversi». Il direttore della VeritàMaurizio Belpietro aggiunge: L'elenco di politici indagati per corruzione e poi prosciolti è sterminato, con conseguenti carriere politiche rovinate. C'è un tema di garantismo a toni alterni è vero. Ma i partiti dove sono in questi casi? Ci sono solo quando devono chiedere le dimissioni del governatore avversario?». Del Debbio invece sottolinea: «La scuola del diritto penale liberale in Italia riteneva che le tre questioni sulle quali giudicare un sistema giuridico sono la velocità nei processi, la gestione della detenzione preventiva e la questione della segretezza delle indagini. Bene, il nostro sistema di garantismo ha ben poco. Non è questione di garantismo o no, è questione di stato di diritto o non stato di diritto che esige segretezza, velocità e uso parsimonioso della custodia cautelare».
Ultimo tema di discussione all'interno della tavola rotonda è il giornalismo indipendente o meno. «Spesso il giornalismo dei grandi giornali non è indipendente perché è condizionato dagli interessi degli editori» afferma Belpietro. Sulla domanda rivolta dalla Scampini, se per un giornalista perseguire opinioni significa non essere imparziali, il direttore della Verità ha le idee chiare: «No, penso sia onesto dichiarare ai lettori come la si pensi. Poi il lettore è libero quando va in edicola di scegliere quale giornale acquistare». Secondo Gomez, invece, va riportata la centralità della notizia: «È vero che è giusto dichiarare la linea editoriale, ma il giornalismo imparziale lo vedi quando racconti il fatto e non l'opinione. Il problema di questo Paese è la scomparsa dei fatti. La notizia va raccontata, è un dovere di tutti».
Il ministro del Turismo su palco del Giorno della Verità moderata dal giornalista Carlo Cambi. «Giorgia Meloni ha avuto la lungimiranza di mettere il turismo al centro dell’agenda politica, perché ha capito che ci sono interi territori in Italia che possono vivere solo grazie al turismo».
«Non bisogna parlare di turismo, ma di turismi» dice Daniela Santanchè, ministro del Turismo durante il Giorno della Verità a Milano. Per il numero del dicastero che si occupa di uno dei settori più importanti nel nostro Paese, «in Italia il turismo va bene, i numeri sono in crescita come dice Banca d'Italia, ma bisogna fare ancora di più non dimenticando mai che è il settore che ha pagato il prezzo più alto durante la pandemia». C'è da insistere sulla valorizzazione del brand Italia all'estero, «perché all'estero ancora c'è chi non ci conosce. Dobbiamo insistere sul nostro made in Italy». Proprio sul governo Santanchè ha assicurato sulla tenuta dell'esecutivo, nonostante le polemiche di questi giorni sul superbonus. «Questa coalizione è molto coesa, abituata a governare in molte Regioni e in molti Comuni, per cui la sintesi si trova sempre». E ha anche difeso il governatore della Liguria Giovanni Toti spiegando che non deve dimettersi dopo le inchieste. «Non conosco le carte, penso che Toti dovrà difendersi, ma non penso che sia la magistratura a decidere chi fa il governatore o chi fa il ministro».
Il governo è impegnato da tempo nel valorizzare l'Italia e a sostenere il settore turistico. Anche per questo motivo sono stati introdotti diversi incentivi «per riportare diversi lavoratori che non erano tornati nel settore dopo il Covid 19. Ma anche grazie all'abolizione del reddito di cittadinanza stiamo vedendo che in tanti stanno ritornando». Il governo ha poi introdotto nuove misure, tra cui la detassazione delle mance. «Finora le mance dei camerieri avevano la stessa tassazione del lavoro dipendente, invece ora c'è una tassazione del 5%. Eravamo l'unico Paese in cui le mance erano tassate. Anche questo va nello spirito del merito, chi fa bene il proprio lavoro e la mancia è una gratificazione del lavoro fatto bene». Non solo.
«Serve anche una professionalizzazione del mestiere, bisogna rilanciare scuole come l'alberghiero». Anche per questo bisogna parlare di turismi. «L'Italia non ha ancora il turismo 12 mesi all'anno che dovrebbe avere serve destagionalizzare e questo si ottiene con gli eventi come le fiere e gli appuntamenti sportivi, come le Atp Finals a Torino o la Rider Cup a Roma, che aiutano. E anche con gli eventi religiosi, basta pensare al Giubileo».
Quindi fiere, congressi, ma anche le sagre sono fondamentali per valorizzare i nostri territori. A questo proposito ha sottolineato Santanchè come sia stata «lungimirante Meloni, istituendo il ministero del mare». Ma il presidente del Consiglio ha avuto anche la lungimiranza di mettere il «turismo al centro dell’agenda politica, perché ha capito che ci sono interi territori in Italia che possono vivere solo grazie al turismo. Abbiamo fatto dei grandissimi passi avanti».
Sul palco del Giorno della Verità si prosegue con un confronto moderato dal vicedirettore Claudio Antonelli sul tema del mix energetico, delle nuove tecnologie e della neutralità tecnologica italiana nell'approccio con l'Europa, tra il direttore di Italia Enel Nicola Lanzetta, il presidente di Assoambiente Chicco Testa e la direttrice technology, R&D and digital di Eni Francesca Zarri.
Il panel intitolato Energia, ambiente: la demagogia ci ha reso un Paese fragile, iniziato con l'intervista del condirettore della VeritàMassimo de' Manzoni al ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, è proseguito con un confronto moderato dal vicedirettore della VeritàClaudio Antonelli sul tema del mix energetico, delle nuove tecnologie e della neutralità tecnologica italiana nell'approccio con l'Europa tra il direttore di Italia Enel Nicola Lanzetta, il presidente di Assoambiente Chicco Testa e la direttrice technology, R&D and digital di Eni Francesca Zarri.
A poche settimane da un appuntamento elettorale molto importante, come le prossime elezioni europee, in molti, aziende, cittadini e governi, conservano la speranza che con il prossimo quadriennio qualcosa possa cambiare, in particolare a livello di mentalità in modo che non si debba pensare solo a come parare i colpi ma si possa andare verso qualcosa di propositivo. A tal proposito, Antonelli ha rivolto agli ospiti sul palco il quesito su qual è per l'Italia il corretto mix energetico. Il primo ospite a prendere la parola è Francesca Zarri: «Noi dovremo usare la tecnologia come opportunità di ampliare il mix energetico» - ha affermato la direttrice technology, R&D and digital di Eni - «Questo mix energetico siamo in grado di farlo a secondo della realtà geografica. Da un punto di vista tecnologico noi sviluppiamo tecnologie in maniera organica per la produzione energetica grazie ai nostri ricercatori e ai nostri laboratori, quindi siamo in grado di realizzarle e costruirle. Abbiamo tutti gli strumenti per poterlo fare, sia che si parli di energia rinnovabile, o di carburante o un di un mix che noi possiamo personalizzare a seconda delle esigenze».
Nicola Lanzetta, direttore di Italia Enel, ha invece approfondito il tema dell'elettrico specificando come troppo spesso si parli di elettrico con un approccio esclusivamente ideologico: «Quando si parla di energia non si parla di idee. La soluzione ideale è un giusto mix. Oggi come Paese abbiamo dei limiti: il primo è che i combustibili fossili che ci accompagneranno a lungo non sono nella nostra disponibilità , come per esempio il gas, ma li dobbiamo comprare da altri. Per il gas noi siamo vincolati a dei produttori in quanto noi non lo produciamo. Questo ci ha spinto a trovare forme di energia alternativa e quindi delle rinnovabili». Il direttore di Italia Enel ha poi precisato: «Questo ha portato dei vantaggi in termini di auto produzione di energia perché questa è energia che viene gratuita, ma presenta due criticità: la prima è la dipendenza tecnologica da produttori extra europei, come la Cina per esempio; la seconda è la non programmabilità ed è per questo che si sta affacciando in maniera forte la tecnologia di accumulo. Di fronte a questo ha senso parlare di nucleare». Antonelli ha poi incalzato Lanzetta chiedendo qual è il giusto mix tra tutto endotermico o tutto elettrico: «Esiste un giusto mix. In Italia ci sono auto che hanno consumi energetici irrisori, non c'è una scelta ideologica, ma una scelta di utilizzo. Questa penso sia la direzione da seguire».
Infine, palla al presidente di Assoambiente Chicco Testa: «L'Europa post elezioni deve, indipendentemente da quello che sarà il risultato elettorale, rivedere qualcosa. Perché finora si sono posti obiettivi sempre più alti e corti nel tempo e sempre meno raggiungibili. C'è bisogno di una grossa revisione. Il sistema elettrico in Italia, che è solo una parte dell'energia, sta cambiando, ma sembra che sia basato solo sulla crescita delle rinnovabili. Però le rinnovabili portano una serie di problemi, in primis lo stoccaggio».
Durante l'evento organizzato da La Verità, il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica assicura l'impegno sul nucleare nel nostro Paese. «Ma deve esserci il consenso degli italiani». A margine smentisce i ritardi sul Ponte di Messina. «E' un obiettivo del governo».
Case green, packaging, fotovoltaico e nucleare. Sono solo alcuni degli argomenti trattati dal il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin durante l'evento «il Giorno della Verità». Il ministro, moderato dal condirettore Massimo De Manzoni, ha parlato all'incontro «Energia, Ambiente: la demagogia ci ha reso un paese fragile». Per Pichetto Fratin è vero che esiste «un'ideologia sul fronte ambientalista» e anche per questo motivo «bisogna tenere i piedi per terra». Le politiche ambientali «sono temi fondamentali, anche perché sono oggetto degli ultimi provvedimenti da parte della Commissione uscente». Proprio su questo il ministro ha precisato che su questi provvedimenti c'è stata la condivisione dell'Italia «in fase finale, come quello sul packaging. Altri pur cambiati, come le case green, non hanno ancora ricevuto il nostro parere favorevole. Il tema è quello di essere realistici rispetto alle condizioni del nostro Paese». Anche per questo motivo, «sono convinto che l'elettrico sia uno dei veicoli principali, essendomi occupato per gran parte della mia vita del settore vi dico che il motore elettrico è più facile. Ma non l'elettrico imposto per legge». Nel futuro, secondo Pichetto Fratin («non ho la sfera di cristallo»), «probabilmente nel 2035 una gran parte dei veicoli utilizzerà energia elettrica. Detto questo sono convinto che ci siano motori endotermici che possano starci benissimo anche con carburanti come i biocarburanti. Quindi la scelta di non mettere il biocarburante nella tassonomia dell'Ue è una scelta di interesse di parte, non ha nulla di scientifico».
Per Pichetto Fratin, non c'è da mettere «in discussione gli obiettivi al 2050, che sono accordi internazionali e ci rendiamo conto che è un percorso da fare, di sviluppo delle nostre economie, ma certamente tutto va calato realisticamente sulle nostre condizioni». Il ministro, in pratica, in questo «dibattito sulle case green» si sente nel mezzo. «Io sono in mezzo, a volte vengo accusato di essere negazionista, anti ambientalista e troppo ambientalista. Sto in mezzo un po' come l'arbitro che se c'è da insultare qualcuno insulto l'arbitro». Anche perché: «C'è stata un'eccessiva ideologizzazione da parte Unione Europea . Io sono nel governo italiano che fa parte delle varie Cop. Devo svolgere un compito lasciando completamente fuori il dibattito ideologico, ma con i piedi per terra per raggiungere un obiettivo» ha aggiunto. Pichetto Fratin ha anche assicurato che sul nucleare il governo sta andando avanti. «Sul nucleare sto andando avanti, sto lavorando anche al quadro giuridico, ma dobbiamo poi avere il consenso degli italiani, è una democrazia. Non vorrei nemmeno dei contraccolpi rispetto all'azione». Per il ministro «siamo nella fase di revisione del piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) e nello scenario si prevede il nucleare. Il fotovoltaico produce di giorno, l'eolico se c'è vento, di gas e petrolio ne abbiamo poco, con l'idrogeno possiamo arrivare a fare qualcosa, ma per dare continuità non c'è altra scelta che il nucleare. Con il nucleare si creano le condizioni per avere un livello di autosufficienza energetica in grado di dare futuro. Finché non siamo a questo punto non possiamo andare avanti a spostare le virgole. Dobbiamo arrivare a essere più risicati sui prezzi dell'energia e questo si può fare solo con il nucleare».
A margine del convegno, Pichetto Fratin ha confermato l'impegno del governo Meloni sulla realizzazione del Ponte di Messina nonostante gli ultimi stop. «Non è un ulteriore ritardo» ha replicato il numero uno del ministero dell'Ambiente, «c'è una richiesta da parte della società del Ponte, di tre mesi per rispondere a quelli che sono stati i quesiti e le osservazioni da parte della commissione. E' un tema di quarant'anni, non sono i tre mesi quelli che lo mettono in discussione. E' solo un elemento di garanzia, trasparenza e di correttezza della procedura».