2025-01-05
Caso Sala, il premier non vuole perdere tempo e vola in Florida da Donald Trump
A sinistra Cecilia Sala. A destra Mohammad Abedini (Ansa)
Sui domiciliari a Mohammad Abedini (sgraditi agli Usa) la Corte d’Appello deciderà il 15 gennaio.Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, vola in missione da Donald Trump. Ieri mattina, verso le 11, l’aereo del premier è decollato a sorpresa in direzione Mar-a-Lago, in Florida, dove si trova la residenza del presidente eletto (l’incontro informale tra i due si è svolto nella notte all’1.30, ore italiane). Secondo l’Adnkronos, già da qualche giorno si parlava di un possibile viaggio prima dell’Inauguration day, previsto il 20 gennaio, a cui il capo di Fdi probabilmente non parteciperà. Sul tavolo, oltre ai dossier centrali nel rapporto Usa-Italia, ci sarà stato probabilmente il caso di Cecilia Sala, la giornalista italiana detenuta in Iran. La Meloni - insieme al governo - sta lavorando intensamente al suo rilascio e, nelle more di ricevere Joe Biden nel suo ultimo viaggio all’estero, atteso a Roma dal 9 al 12 gennaio, cerca già un’intesa con il suo successore per sbloccare la delicata vicenda nel più breve tempo possibile. Secondo il Wall Street Journal, il caso di Cecilia «sta diventando un banco di prova per il governo italiano, che si trova intrappolato nella guerra ombra tra Iran e Stati Uniti». Come noto, infatti, Teheran vuole scambiare la giornalista con Mohammad Abedini Najafabadi, l’ingegnere iraniano fermato a Malpensa su mandato Usa, accusato di aver illegalmente fornito tecnologie belliche statunitensi al Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (i pasdaran). Oltreoceano, d’altra parte, sono consci di quanto sia delicata la questione per l’esecutivo. Meloni, rileva sempre il Wsj, «è sottoposta a una crescente pressione pubblica per garantire rapidamente la liberazione di Sala», che «è aumentata con la diffusione delle informazioni sulle sue condizioni di detenzione». Tuttavia, continua, «se l’Italia dovesse liberare Abedini, sfidando gli Stati Uniti, rischierebbe di irritare il presidente eletto Donald Trump, che si prevede rinnoverà la sua strategia di «massima pressione» sull’Iran, danneggiando così gli sforzi di Meloni di posizionarsi come uno degli interlocutori europei preferiti da Trump». Il quotidiano newyorkese, poi, sostiene che al nostro presidente del Consiglio converrebbe arrivare a un rapido accordo per liberare Cecilia Sala, in cambio della scarcerazione di Abedini, prima dell’insediamento di Trump. Evidentemente, però, nonostante i buoni rapporti con l’attuale amministrazione (si ricordi, in merito, il caso Chico Forti), il presidente del Consiglio cerca di evitare sgambetti al tycoon. Anche volendo, d’altra parte, i tempi sarebbero davvero strettissimi. «Né il sistema giudiziario italiano, che deve valutare la richiesta di estradizione degli Stati Uniti, né le dinamiche interne del regime iraniano potrebbero produrre un risultato in tempo utile», commenta il Wsj. Al momento, l’udienza della Corte d’Appello di Milano per discutere la richiesta di domiciliari avanza dal legale di Mohammad Abedini Najafabadi è fissata per il 15 gennaio. I giudici dovranno decidere se seguire la Procura generale, che ha espresso parere negativo, oppure accoglierla, togliendo così, forse, le castagne dal fuoco al ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Al quale, comunque, spetta la possibilità di revocare l’ordine di arresto in attesa della decisione sull’estradizione. Mentre sulla giornalista del Foglio - che aveva raggiunto l’Iran con un visto giornalistico rilasciato dalle stesse autorità di Teheran - pendono accuse piuttosto fumose (l’aver violato la legge islamica), i capi di imputazione contro l’iraniano sono piuttosto pesanti. Questi, insieme con un altro cittadino con doppia cittadinanza (iraniana e statunitense) arrestato negli Usa, è accusato di aver illegalmente esportato tecnologia sensibile ai pasdaran, considerati da Washington una organizzazione terroristica. Abedini è il fondatore della San'at Danesh Rahpooyan Aflak Co. (Sdra), azienda iraniana che produce il sistema di navigazione Sepehr, utilizzato dai militari di Teheran per i droni militari, i missili da crociera e i missili balistici. Mahdi Mohammad Sadeghi, l’altro cospiratore arrestato in Massachusetts, è accusato di essersi procurato, attraverso canali illeciti, componenti di origine statunitense e averli forniti alla Sdra attraverso una società schermo in Svizzera, la «Illumove Sa», startup fondata dallo stesso Abedini (che ha anche la cittadinanza elvetica) con sede al Politecnico di Losanna. Tali componenti, secondo il dipartimento di Giustizia statunitense, sono risultati fondamentali per le forniture di Abedini che hanno consentito ai pasdaran di effettuare l’attacco con droni Shahed, avvenuto in Giordania lo scorso gennaio contro una base Usa, dove sono morti i tre soldati americani.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.