2020-02-15
Il Coronavirus è in Africa: chiudete i porti
Un caso diagnosticato in Egitto. Si è concretizzata la paura degli scienziati: nel Continente nero i contagi sono difficili da contenere e l'escalation è probabile. Le navi delle Ong aumentano i rischi per il nostro Paese.Roberto Burioni, faro del medicalmente corretto, a epidemia scoppiata, ha detto chiaramente che l'unica è isolarsi. Apriti cielo, la sua stessa setta gli si è rivoltata contro accusandolo di oscurantismo. Ora che la crociata sui vaccini è vinta, il bastonatore non serve più.Lo speciale contiene due articoli. Il mal d'Africa da oggi non sarà più lo stesso. Covid-19 è arrivato in Egitto. La pandemia cinese ha colpito il primo paziente del Continente nero. A darne notizia è stato il ministero della Salute del Paese. Poche stringate righe per avvisare il mondo intero che l'epidemia ha trovato un nuovo, formidabile incubatore che rischia di rappresentare il detonatore di una esplosione virale molto più potente di quella - già fortissima - che è arrivata da Wuhan e che si è propagata in tutto il pianeta. E questo perché il coronavirus sarà libero di circolare e di attecchire in un continente di circa 1,2 miliardi di persone (di poco inferiore alla Cina) con un sistema sanitario del tutto impreparato ad affrontare i rigori dei protocolli di sicurezza e con strutture socio-economiche carenti e facili al contagio.Covid-19 in Africa è anche un tema di politica sanitaria internazionale perché investe il tema dei flussi migratori verso l'Europa e, soprattutto, verso l'Italia. Come si comporteranno, adesso, le Ong che sfrecciano nel mar Mediterraneo per portare frotte di disperati da una costa all'altra? Cambieranno modo di operare per la minaccia di traghettare possibili migranti infetti? Dal 5 febbraio ad oggi, secondo i dati del dipartimento della Protezione civile, in Italia sono stati controllati con i termoscanner e i termometri a pistola 1.037.225 passeggeri sbarcati in Italia con 9.046 voli internazionali. Nella sola giornata di ieri sono stati controllati 144.816 viaggiatori e 1.262 voli. Nel monitoraggio sono impegnati oltre 800 tra medici e volontari: il sistema di profilassi prevede l'impiego di squadre miste, composte da personale medico dell'Ufficio di sanità marittima aerea e di frontiera (Usmaf) e da volontari delle organizzazioni nazionali e regionali di protezione civile e della Croce rossa italiana, con il supporto dei presidi medici aeroportuali. Le organizzazioni non governative che tipo di garanzia possono offrire, anzitutto a quanti collaborano con loro, e poi a chi accoglierà i profughi? Adotteranno misure di prevenzione o si affideranno alla buona sorte? E soprattutto: quanto è compatibile con questo scenario il sistema delle Ong?Le autorità statali africane sono del tutto impreparate a gestire la complessa macchina degli aiuti e dei soccorsi. Basterebbe pensare che il governo ugandese ha affermato, proprio ieri, che è troppo costoso noleggiare un aereo per riportare a casa i circa 105 studenti bloccati a Wuhan. Secondo quanto riferiscono i media locali, ai ragazzi è stato già inviato del denaro. Una soluzione che in realtà non risolve nulla. Ieri il ministro della Sanità, Jane Ruth Aceng, ha dichiarato ai parlamentari che l'Uganda non ha conoscenze né una struttura specializzata per gestire l'epidemia, ma sarebbero stati stanziati 61.000 dollari per supportare gli studenti bloccati a Wuhan, anche se non è chiaro quanto riceverà ciascuno. Alcuni ragazzi si sono infatti lamentati perché stanno finendo soldi, cibo e mascherine, lanciando una campagna sui social media con l'hashtag #EvacuateUgandansInWuhan. Il governo di Kampala ha confermato inoltre che a più di 260 viaggiatori in arrivo dalla Cina, sia cinesi sia ugandesi, è stato chiesto di autoisolarsi per due settimane. La scorsa settimana, per di più, sono state messe in quarantena circa 100 persone arrivate dalla Cina all'aeroporto internazionale della città ugandese di Entebbe. Troppo poco per poter parlare di una seria politica di prevenzione. E questo senza considerare che il coronavirus avrebbe addirittura una capacità di diffusione superiore a quella stimata finora dall'Organizzazione mondiale della sanità: il numero di persone che possono essere contagiate da un soggetto infetto sarebbe pari a 3,28 (e non compreso tra 1,4 e 2,5 come ipotizzato finora). A sostenerlo è una revisione di 12 studi, pubblicata sul Journal of Travel Medicine dall'università di Umea in Svezia, l'Heidelberg Institute of Public Health in Germania e lo Xiamen University Tan Kah Kee College in Cina. «La nostra revisione dimostra che il coronavirus è trasmissibile almeno quanto il virus della Sars, e questo dice molto della serietà della situazione», ha dichiarato Joacim Rocklov dell'Università di Umea. Gli studi presi in esame stimano la crescita dell'epidemia sulla base dei casi di Covid-19 osservati in Cina e sulla base di modelli statistici e matematici. Se le prime ricerche indicavano una trasmissibilità del coronavirus relativamente bassa, in seguito questo valore è cresciuto rapidamente per stabilizzarsi intorno a 2-3 negli studi più recenti. «Guardando allo sviluppo dell'epidemia», ha aggiunto Rocklov, «la realtà sembra andare di pari passo o addirittura superare il valore massimo di crescita dell'epidemia dei nostri calcoli. Nonostante tutti gli interventi e le attività di controllo, il coronavirus si è già diffuso più di quanto non abbia fatto la Sars».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-virus-si-diffonde-anche-in-africa-da-adesso-litalia-corre-piu-pericoli-2645154024.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-nemesi-di-burioni-da-bullo-web-a-bullizzato" data-post-id="2645154024" data-published-at="1758092097" data-use-pagination="False"> La nemesi di Burioni: da bullo web a bullizzato Il coronavairus (come lo chiama Luigi Di Maio, che ha studiato a Cambridge) non deve preoccupare. L'importante è riempire i ristoranti cinesi e considerare analfabeti senza speranza coloro che preferiscono gli spaghetti al sugo cucinati in casa. E chi la pensa in modo diverso? Ovviamente è un minus habens, un bieco sovranista da sciogliere nell'acido del disprezzo. Per una sorta di nemesi purificatrice, a questa regola non è sfuggito neppure Roberto Burioni, il re social dei divulgatori scientifici, il pontefice massimo dei vaccini anche per i calli, che in questi giorni è al centro di una congiura di palazzo a colpi di provetta. L'infallibile medico con il ciuffo da Elvis Presley ha fatto una scoperta sconvolgente: c'è qualcuno più integralista di lui. Tutto è cominciato da un suo tweet di puro buonsenso: «Capisco benissimo che è una banalità, ma in mancanza di farmaci e vaccino in grado di rallentare l'infezione, l'unica arma per bloccare l'epidemia e sperare di vincere questo virus è l'isolamento». Come dire alla Max Catalano che «il fumo fa male e se ti tuffi in mare ti bagni». Acqua fresca a tal punto che Marco Travaglio gli ha risposto: «Per fortuna ci sono scienziati come lei sennò non ci arrivava nessuno». Sbagliato, vergogna, cavernicoli, fascisti. Subito si è scatenata l'indignazione degli ayatollah del conformismo progressista, indignati per la conseguenza di un simile consiglio: l'isolamento delle comunità cinesi, lo spreco di involtini primavera, lo strappo al concetto di fratellanza benedetto da papa Francesco e sancito in salsa democristiana da Sergio Mattarella circondato dai bambini. Contro la massima allerta si è scagliata Roberta Villa, medico e giornalista, collaboratrice di lungo corso delle pagine di salute del Corriere della Sera. Mentre il mondo intero (dall'Onu all'Organizzazione mondiale della sanità, dall'Europa agli scienziati in prima linea) è ancora diffidente rispetto alle opacità cinesi sulle reali conseguenze dell'agente patogeno, lei twitta riferendosi a Burioni: «Quando usava gli stessi metodi dogmatici e antiscientifici sui vaccini lo sostenevano tutti perché era per una buona causa. Ora però tocca agli altri, istituzioni in primis, raccogliere i cocci dei danni che sta facendo con il suo disinformation storm». Scaricato come un terrapiattista dunque, via la patente. Per la verità questa è una shitstorm, demolisce un'icona pop, e il Napoleone dei batteri se la merita. Chi la fa l'aspetti. Ma ad apparire singolare e ambiguo è il ragionamento che sta dietro la critica. Finché faceva il pasdaran funzionale a «una buona causa» Burioni poteva sbandierare dogmi e insultare chiunque. Al contrario, ora che non sta dentro il recinto della correctness da convegno di Riza Psicosomatica, farebbe solo danni. Sei un mito quando mi fa comodo; il metodo è scientifico, non c'è che dire. Caro professore, benvenuto nel club degli analfabeti funzionali, c'è sempre un luminare incontinente più a Nord di te. I commenti a supporto della tesi si trasformano presto in tempesta sul Web. «Il morbo pressapochista ha infettato Burioni», scrive il sito TheSubmarine; «lo scetticismo alimenta razzismo e panico» vanno giù piatti gli adepti che la sanno lunga, vale a dire economisti renziani, finanzieri col pallottoliere, stuntmen della vita incattiviti dai social. Roberta Villa è costretta a cancellare il tweet come se fosse una voce dal sen fuggita e a spiegare in un altro intervento: «Una cosa, una, era importante anche per superare le paure nei confronti dei vaccini. Riconquistare la fiducia nelle evidenze scientifiche e nelle autorità sanitarie. E invece no: “Non ce la raccontano giusta, nascondono i dati, c'è un singolo studio che dice...". Ma perché?». L'effetto però è raggiunto e ha perfino qualcosa di biblico: il bullizzatore Burioni è stato bullizzato dai suoi seguaci. La lite da ballatoio conferma che il tifo non è solo una malattia infettiva ma una perversione tollerabile soltanto in uno stadio. E Burioni, che sperava di rimanere dentro il perimetro del politicamente corretto interpretando le parole davvero rassicuranti del ministro della Salute, Roberto Speranza («Stiamo affrontando l'emergenza come se si trattasse di peste o colera»), si è ritrovato improvvisamente come Re Lear, solo e al freddo. Abbandonato dai follower e accusato di tradimento dalla setta degli adoratori dello Stato etico, che durante un'epidemia ti impone quando devi essere preoccupato e dove andare a cena per non sentirti un reprobo. «Bisogna affidarsi all'oggettività della Scienza», ti dicono i giusti. Dove pare che, anche se Nature non ne fa menzione, il loro parametro più oggettivo sia la buona causa.
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Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)