2019-01-20
Il Viminale ha fatto la lista dei Battisti ancora liberi. Metà sono ospiti di Macron
Matteo Salvini ha dossier su 30 terroristi latitanti, in larga parte riparati in Francia. Dalla Svizzera, Alvaro Lojacono sfida: «Non fai paura». Il ministro: «Ridi finché puoi».Si sono rifatti una vita, dopo aver annientato quelle degli altri. C'è chi ha trovato spazio nel mondo della cultura, chi della ristorazione, chi dell'insegnamento. Terroristi (rossi, in maggioranza, e neri) che si sono rifugiati all'estero con la speranza di farsi dimenticare. Sono 30, e i loro nomi sono inseriti in un dossier che le forze dell'ordine e l'intelligence hanno consegnato al ministro dell'Interno Matteo Salvini. Un atlante dell'eversione che spazia dal Nicaragua all'Argentina, alla Svizzera e persino al Giappone passando per il Perù e la Gran Bretagna. Quattordici di questi ricercati però si trovano in Francia, e sono quelli che - per vari motivi - potrebbero diventare presto oggetto di trattativa diplomatica e giudiziaria tra il loro Paese d'origine e quello di approdo. Fonti del Viminale assicurano che «il governo italiano», su input del vicepremier leghista, «è pronto a passi ufficiali per chiedere collaborazione ai Paesi che stanno ospitando i latitanti. A partire dalla Francia. L'obiettivo è assicurare i terroristi alla giustizia italiana, come avvenuto per Cesare Battisti». Il quale, non a caso, aveva fatto fortuna come romanziere noir proprio sulle sponde della Senna prima di scappare in Sudamerica. La relazione degli 007 italiani analizza a fondo le posizioni processuali di 27 terroristi rossi e di 3 neri lasciando intravedere, in diversi casi, margini operativi di intervento politico. Nei giorni scorsi la portavoce della ministra della Giustizia francese, Nicole Belloubet, aveva dichiarato che future domande di estradizione di rifugiati in Francia, «che saranno ricevute prossimamente da parte delle autorità italiane» verranno analizzate «in modo approfondito, caso per caso, come abbiamo fatto negli ultimi 15 anni. Al momento», aveva però precisato la portavoce, «non abbiamo liste di persone coinvolte».A Parigi vive e lavora come editore Giorgio Pietrostefani, fondatore insieme ad Adriano Sofri di Lotta continua, condannato a 22 anni di carcere per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi. La stessa pena che deve scontare Giovanni Alimonti, che oggi fa l'insegnante di italiano. A 23 anni è stata condannata, per banda armata e concorso in omicidio, Paola Filippi: nel frattempo è diventata cittadina francese e oggi si mantiene lavorando come interprete e aiuto psicologa. Fu coinvolta nelle indagini sull'agguato al macellaio Lino Sabbadin insieme proprio a Battisti e al fidanzato dell'epoca, Diego Giacomini. Secondo il giudice Pietro Forno «si comportava da capo e dimostrava una freddezza che non aveva nemmeno il Battisti».È nutrita la schiera degli ergastolani che passeggiano sotto la Tour Eiffel. Ci sono Enrico Villimburgo e Roberta Cappelli, ritenuti colpevoli a vario titolo di diversi omicidi (Antonio Varisco, Vittorio Bachelet, Girolamo Minervini, Enrico Galvaligi, Michele Granato) e del rapimento del giudice Giovanni D'Urso. Massimo Carfora è titolare, invece, di una società di organizzazione eventi. Condannati all'ergastolo e localizzati in Francia anche Simonetta Giorgieri e Carla Vendetti (delitto Moro), Sergio Tornaghi (legato alla colonna milanese «Walter Alasia»), e Marina Petrella. Nel 2008, quest'ultima - dopo uno sciopero della fame in carcere che l'aveva portata a perdere 20 chili e una minaccia di suicidio - evitò di un soffio l'estradizione in Italia solo grazie all'intervento dell'allora presidente transalpino Nicolas Sarkozy. Massimo Bergamin, condannato a 26 anni, fa il traduttore a Metz. Vincenzo Spanò (Comitati per la liberazione proletaria) ha un ristorante come Maurizio Di Marzio (condannato a 15 anni). Si tratta soprattutto di brigatisti, ma non mancano fuggitivi appartenenti ad altre sigle che, negli ultimi anni, sono transitati per la Francia: Enzo Calvitti (condannato a 21 anni), Paolo Ceriani Sebregondi, Gino Giunti, Franco Pinna, Enrico Porsia (ha la cittadinanza francese), Alfredo Ragusi e Giulia Riva, Raffaele De Blasi (cellula per la costituzione del Partito comunista combattente); Paola De Luca, Giovanni Vegliacasa, Francesco Nuzzolo, Giancarlo Santilli e Anna Soldati (Prima linea); Raffaella Esposito e Walter Grecchi (Autonomia operaia, condannato a 14 anni); Ermenegildo Marinelli (Mcr); e Silvio Raffaele Ventura (Formazioni comuniste combattenti). La cattura di Battisti agita il mondo dei terroristi fuggiaschi: il latitante in Svizzera Alvaro Lojacono (condannato in contumacia all'ergastolo per vari delitti, fra cui l'omicidio dell'attivista greco Miki Mantakas nel 1975) ha rilasciato un'intervista alle Iene per affermare che «Salvini non mi fa paura». Il ministro ha ribattuto ancor prima della messa in onda del servizio: «Essere insultato da un assassino terrorista in vacanza in Svizzera per me è una medaglia: rida finché è in tempo, faremo tutto il possibile perché finisca finalmente in galera in Italia». Per tutte queste estradizioni è vitale la volontà politica delle autorità estere, in particolar modo francesi. Tant'è che Salvini ha immediatamente annunciato che «se serve», è «pronto a partire per Parigi per incontrare Macron, pur di riportare in Italia questi assassini». Confermando così la linea dura del Viminale sia sul fronte estero sia su quello interno. Nel corso di una diretta Facebook, difatti, tornando a parlare del decesso di Arafette Arfaoui, italiano di origini tunisine di 32 anni, morto a Empoli mentre era ammanettato e legato ai piedi durante una perquisizione della polizia, dopo che aveva dato in escandescenze, il ministro dell'Interno ha difeso l'operato delle forze dell'ordine intervenute nella cittadina toscana: «Se i poliziotti non possono usare le manette per fermare un violento, che cosa devono fare? Rispondere con cappuccio e brioche?».