2018-08-01
Emergenza anziani: il vero razzismo
Mentre il Pd e i giornalisti di complemento montano la panna sul finto episodio xenofobo di Moncalieri, ogni giorno i nostri vecchi sono vittime di violenze, spesso a opera di stranieri. Senza che nessuno fiati. La notizia dell'aggressione razzista a Daisy Osakue, l'atleta azzurra di Moncalieri, è una fake news, che giornali e Pd hanno montato a scopo propagandistico contro il governo. Lo avevamo detto già ieri, mettendo in dubbio la versione propalata da Matteo Renzi e compagni. Ma ora c'è la certezza. Infatti, sono stati ricostruiti i numerosi casi di lanci di uova avvenuti nella zona che, avendo avuto come vittime persone non di colore, non sono però finiti in prima pagina sotto titoli imbarazzanti come quello di Avvenire («Vergognamoci»). Il razzismo non c'entra nulla con ciò che è accaduto alle porte di Torino. C'entra semmai una banda di balordi che da settimane prende di mira chiunque le capiti a tiro. All'inizio di luglio a essere colpito era stato un pensionato alla guida della sua auto: un uovo sul parabrezza aveva rischiato di farlo andare a sbattere e per questo aveva presentato denuncia ai carabinieri. Poi le uova erano state lanciate contro la casa di un altro pensionato, quindi era toccato a tre donne all'uscita da un ristorante, infine è toccato a un passante, bersagliato da una vettura in corsa. Quattro attacchi con le stesse caratteristiche (macchina scura, uova, eccetera) di quello ai danni di Daisy. Ma essendo i pensionati, il passante e le tre donne tutti di pelle chiara, a nessuno è venuto in mente di scomodare il razzismo per parlare della cosa. Non c'è stato chi ha vergato articoli sdegnati come Marco Tarquinio, il direttore del giornale dei vescovi («Quel mostro da riconoscere»), o come Mario Calabresi su Repubblica («Il silenzio complice del Viminale»). Tutti zitti, perché la banda del Doblò aveva messo nel mirino solo italiani. Poi l'uovo viene lanciato contro un gruppetto in cui ci sono sia delle persone con la pelle chiara che Daisy e a essere colpita è lei, la ragazza di colore, l'atleta, che fra l'altro è pure una progressista, una che milita nel Pd e che si è spesa a favore dello jus soli. E allora il circo mediatico apparecchia il caso. La giovane è stata colpita in quanto di colore. Lei ovviamente accredita la tesi con le sue parole: «Cercavano una nera. Questo Paese è cambiato, c'è un clima d'odio», il che consente a Francesco Merlo, sempre su Repubblica, di scrivere un commento dal titolo «L'estate del disonore», in cui parla di caccia al nero. In realtà non esiste alcuna caccia al nero, prova ne sia che gli stessi inquirenti aprono un fascicolo per lesioni, senza prendere in considerazione la motivazione razziale. E allora chi è stato? La mamma dei cretini è sempre incinta e come sforna quelli che si divertono a lanciare sassi dal cavalcavia contro le auto, partorisce anche gli imbecilli che tirano uova sui passanti. Il caso ha voluto che uno di questi fosse una ragazza di colore e per giunta di sinistra e così si è messa in moto la macchina dei tonti, che sono quelli che fingono di non capire ciò che accade quando questo non giova ai loro interessi. I tonti dunque si sono precipitati a twittare parlando di «selvaggia aggressione» e sproloquiando di razzismo. E i giornalisti, come cani da riporto in cerca di notizie, gli sono andati dietro, adeguandosi per conformismo e sciatteria alla versione che piace alla gente che piace tipo Renzi e compagni. Risultato: chi ha usato il volto gonfio di Daisy per montare un caso che non c'è, può fare, per dirla con Tarquinio, una sola cosa: vergognarsi. Così come dovrebbero vergognarsi coloro che hanno subito parlato di linciaggio a proposito del marocchino morto l'altra notte ad Aprilia. L'immigrato, già con precedenti penali e con arnesi per lo scasso in macchina, era stato notato da alcune persone mentre si aggirava in una zona in cui erano già stati compiuti vari furti. Inseguito, l'uomo aveva finito la sua corsa contro un muro. Forse tra gli inseguitori e il fuggiasco c'è stata una colluttazione, forse no. Sta di fatto che il marocchino è morto. Risultato, la stampa ha cominciato a parlare di ronde, di linciaggio, di giustizia fai da te, addebitando ovviamente il tutto al nuovo corso leghista che ama l'ordine e la sicurezza. Peccato che l'autopsia abbia dimostrato che l'immigrato sia morto per le lesioni riportate nello scontro e non per un linciaggio che non c'è stato. La mortale caccia al ladro di cui ha parlato su Avvenire un tizio di nome Fiasco (che certo non scrive fondi quando nella caccia al ladro muore un appartenente alle forze dell'ordine) dunque non ha nulla da spartire con il razzismo. Purtroppo, per i giornali e politica che non parlano d'altro e che non vedono l'ora di scriverne, il Ku Klu Klan non c'è. C'è semmai qualcos'altro: ovvero il pericoloso conformismo di chi strilla al razzismo. Qui il razzismo è all'incontrario: se una pensionata viene aggredita e derubata, trascinata per strada da uno scippatore, se non è un'immigrata non fa notizia. Sono loro, i pensionati che ogni giorno riempiono le pagine di cronaca nera senza che nessuno dedichi loro un titolo in prima, le vere vittime. Per loro non c'è mai un Tarquinio, un Calabresi, un Merlo o un Fiasco che sprecheranno una riga. Troppo impegnati a cercare il razzismo nell'uovo.