
Un documento dell’allora dg Inps rivela sette storie di ex dipendenti «demansionati fittiziamente» dal gruppo editoriale per poter accedere a Cigs e prepensionamenti a carico dello Stato. C’è anche chi ha lasciato il lavoro a 53 anni appena.C’è un documento riservato trasmesso nel 2016 dall’allora Dg dell’Inps Massimo Cioffi al ministero del Lavoro che, già cinque anni fa, svelava artifici della truffa ai danni dello Stato contestata dalla Procura di Roma al gruppo editoriale Gedi. In quel documento, salvato come «Nota informativa su Cigs e prepensionamenti Gruppo editoriale L’Espresso» insieme alla ricostruzione di tutte le segnalazioni arrivate all’istituto, erano contenute le storie di sette dirigenti della casa editrice, in particolare del comparto radiofonico e della concessionaria pubblicitaria, la Manzoni.Quello che sconcerta è che questi manager, alcuni dopo essere stati trasferiti da società sane a società in crisi e dopo essere stati demansionati per poter usufruire della cassa integrazione, sono stati mandati ai giardinetti (si fa per dire) con la qualifica di grafico, una delle categorie nel settore editoriale più facilmente rottamabili.I sette sono andati tutti in pensione tra i 53 e i 61 anni, ma con una maggioranza di cinquantenni (due avevano 55 anni, uno 57 e uno 58).Insomma un bel giochino per scaricare sulle casse dello Stato i costi dei dirigenti assunti dall’azienda all’epoca guidata dalla famiglia De Benedetti.Oggi a pagare il conto sono gli Agnelli: infatti la Procura ha sequestrato al gruppo Gedi oltre 30 milioni di euro ai sensi del decreto legislativo 231 del 2001, quella che punisce la responsabilità amministrativa delle società. La cifra congelata all’azienda corrisponde all’ipotizzato illecito profitto garantito dal non aver dovuto pagare per anni lauti stipendi e contributi ai manager, prima demansionati e anche trasferiti (a volte fittiziamente) in aziende del gruppo che usufruivano della Cigs (cassa integrazione guadagni straordinaria), quindi prepensionati.Il recuperoMa presto potrebbero pagare il conto proprio i prepensionati a cui la Procura è pronta a sequestrare le somme illecitamente percepite. E per loro si tratterebbe di un vero è proprio salasso. C’è, infatti, chi intasca da anni assegni da 7.000 euro al mese. Gli ex dipendenti ritenuti consapevoli dell’uso distorto degli ammortizzatori sono stati iscritti sul registro degli indagati per il concorso nella truffa in danno dello Stato aggravata dall’entità del danno patrimoniale. La maggior parte dei prepensionati sotto inchiesta sono ex dirigenti «degradati», ma dovrebbero far parte dell’elenco anche i lavoratori che hanno riscattato periodi contributivi in modo ritenuto illecito.Ma vediamo le storie dei sette dirigenti finiti nella lista di Cioffi.Ad esempio, per A.R., nato nel 1958 e dipendente della Manzoni, la nota racconta che nel «flusso Uniemens (denuncia obbligatoria inviata mensilmente all’Inps dai datori di lavoro del settore privato che svolgono le funzioni di sostituti d’imposta, ndr)» risulta «nell’ agosto 2011 un cambio di qualifica da dirigente a quadro che non risulta in Unilav». Due anni dopo, nel 2013, l’uomo percepisce per una settimana, dal 24 al 31 agosto, la Cigs. Dall’1 settembre, per A.R. entra il vigore il suo prepensionamento, chiesto «come grafico», che l’ex dirigente della Manzoni aveva richiesto il 6 agosto.Il Cda Per B.R., nata nel 1957, e che risulta anche essere stata, per un breve periodo, nel cda di Gedi e in quello della stessa Manzoni invece i tempi sono più stretti. Il cambio di qualifica, sempre da dirigente a quadro, risale al maggio 2014. Sei mesi dopo, il 14 novembre, l’ex consigliere di amministrazione ed ex dirigente presenta «domanda di prepensionamento come grafico», che viene accolta con decorrenza dal primo gennaio 2015. Ma il caso più curioso è forse quello di D.U., approdato alla Manzoni come quadro il primo maggio 2014, proveniente da un’altra società del gruppo, la Elemedia, che controlla le tre radio del gruppo Gedi: Radio capital, M2O e Radio deejay, dove sembra che l’uomo si occupasse di programmazione. D.U. è l’unico degli ex dirigenti a non aver ottenuto il prepensionamento. La nota di Cioffi infatti su di lui dice: «Ha percepito dal 21 maggio 2015 al 28 maggio 2015 (data di licenziamento) Cigs. In data 26 febbraio 2015 ha presentato la domanda di prepensionamento come grafico, ma non è stata concessa». Se degli ex dirigenti citati finora non c’è traccia di curriculum disponibili in rete, gli altri invece raccontano la loro storia.A.S., classe 1960, dirigente Manzoni che dalla sua pagina Linkedin risulta laureato in economia, viene demansionato a quadro nel gennaio 2014, per poi andare in pensione anticipata, «come grafico», il primo luglio 2015, dopo aver trascorso i dieci giorni precedenti in Cigs. Per il periodo da quadro Manzoni il suo profilo Linkedin non riporta nessun incarico, con un salto dal precedente incarico dirigenziale, che risulta terminato a dicembre 2013, a quello successivo al pensionamento anticipato. A soli 53 anni, essendo nato nel 1960. E forse non è un caso se, pur formalmente pensionato, l’uomo è l’unico che risulta essersi ricollocato rapidamente come manager. Secondo il social network infatti A.S. risulta ricoprire, da settembre 2015 un incarico di Direttore relazioni esterne e istituzionali di un importante gruppo di centri scolastici dal modello educativo ispirato al pensiero di San Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei. le Tracce socialM.B. da Novara, invece, su Linkedin si presenta subito come «pensionato Inps» dal 2016. Ha lasciato il mondo del lavoro come «grafico». Ma stando al profilo professionale che ha affidato alla rete è stato in Manzoni per 15 anni e 11 mesi. Era entrato nel 2000 nel colosso della pubblicità, dopo esperienze da credit manager alla Gft spa e alla Barilla. Sulla piattaforma per professionisti non risulta attivo da tempo. E ha solo 29 collegamenti. Al pensionamento deve essersi ritirato, perché anche su Google non ha lasciato tracce.S. M., classe 1962, si presenta come consulente di vendita di Teamradio. L’esperienza precedente è nella Manzoni come direttore vendite (occupandosi di budget control dei piani di vendita, target di divisione e target forza di vendita. Ma anche di accordi quadro centrali tra media e clienti). Sul suo profilo Linkedin dice di aver studiato economia alla Cattolica. Entrato in Manzoni nel 2009 (dalla quale è uscito come grafico), si è sempre occupato di pubblicità: dal 2006 al 2009 per la Publishare e prima ancora era direttore clienti di Radio e Reti. Nel 1996, con una socia e 2 milioni e mezzo di lire pro capite versati, ha aperto anche un’impresa, la New media sas con sede a Settimo Milanese.le conferenzeM. S., 68 anni, già direttore commerciale della divisione Radio e Tv di Manzoni, nelle informazioni di Linkedin si presenta come in pensione. E omettendo che la fuoriuscita dal colosso pubblicitario è da grafico, dettaglia le sue esperienze professionali: «Entrato nel mondo del lavoro dopo il diploma e il servizio militare sin dal primo incarico nella rete di vendita». Dopo sette anni è già direttore commerciale di Sper, concessionaria radio del Gruppo Espresso (poi sostituita da Manzoni). Poi in Spe e Radio e reti, per rientrare in Manzoni nel 2009 come direttore commerciale per Radio e Tv. Ma alla fine scrive: «Dopo una breve parentesi come amministratore delegato di Publishare (storica e importante venditrice di spazi pubblicitari delle Tv locali italiane che trionfò con Michele Santoro, ndr), oggi in pensione». Anche se per l’Inps è un grafico pensionato, va in giro per accademie per conferenze e per incontrare gli studenti. Per i suoi 30 anni di storia tra le radio, ha tenuto una conferenza su «vita e opere di un direttore commerciale radiofonico». Nel frattempo ha avuto il tempo di aprire e chiudere ben due società: la Max media sas e la Gamma media. E ha fatto parte di altre quattro imprese: la Audiradio srl, la C&g srl, la Gamma media pubblicità e la Publishare. Contattato dalla Verità, ha spiegato di aver «sottoscritto gli accordi nelle sedi competenti». Poi, seccato, ha chiuso il discorso: «Preferisco non parlarne».
(Guardia di Finanza)
I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, attraverso una capillare attività investigativa nel settore dell’importazione, distribuzione e commercializzazione di prodotti da fumo, hanno sequestrato circa 11 milioni e mezzo tra sigarette elettroniche, cartine e filtri, per un peso complessivo di circa 770 kg che, se immessi sul mercato parallelo, avrebbero fruttato circa 1 milione di euro, sottraendo alle casse dello Stato 120 mila euro derivanti dall’imposta di consumo.
In particolare, i Baschi verdi del Gruppo Pronto Impiego, hanno analizzato i flussi delle importazioni attraverso gli spedizionieri presenti in città, al fine di individuare i principali importatori di prodotti da fumo e la successiva distribuzione ai canali di vendita, che, dal 2020, è prerogativa esclusiva dei tabaccai per i quali è previsto il versamento all’erario di un’imposta di consumo.
Dall’esame delle importazioni della merce nel capoluogo siciliano, i finanzieri hanno scoperto come, oltre ai canali ufficiali che vedevano quali clienti le rivendite di tabacchi regolarmente autorizzate da licenza rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ci fosse un vero e proprio mercato parallelo gestito da società riconducibili a soggetti extracomunitari.
Infatti, è emerso come un unico grande importatore di tali prodotti, con sede a Partinico, rifornisse numerosi negozi di oggettistica e articoli per la casa privi di licenza di vendita. I finanzieri, quindi, seguendo le consegne effettuate dall’importatore, hanno scoperto ben 11 esercizi commerciali che vendevano abitualmente sigarette elettroniche, cartine e filtri senza alcuna licenza e in totale evasione di imposta sui consumi.
Durante l’accesso presso la sede e i magazzini sia dell’importatore che di tutti i negozi individuati in pieno centro a Palermo, i militari hanno individuato la presenza di poche scatole esposte per la vendita, in alcuni casi anche occultate sotto i banconi, mentre il grosso dei prodotti veniva conservato, opportunamente nascosto, in magazzini secondari nelle vicinanze dei negozi.
Pertanto, oltre al sequestro della merce, i titolari dei 12 esercizi commerciali sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria e le attività sono state segnalate all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, per le sanzioni accessorie previste, tra le quali la chiusura dell’esercizio commerciale.
La vendita attraverso canali non controllati e non autorizzati da regolare licenza espone peraltro a possibili pericoli per la salute gli utilizzatori finali, quasi esclusivamente minorenni, che comprano i prodotti a prezzi più bassi ma senza avere alcuna garanzia sulla qualità degli stessi.
L’operazione segna un importante colpo a questa nuova forma di contrabbando che, al passo con i tempi, pare abbia sostituito le vecchie “bionde” con i nuovi prodotti da fumo.
Le ipotesi investigative delineate sono state formulate nel rispetto del principio della presunzione d’innocenza delle persone sottoposte a indagini e la responsabilità degli indagati dovrà essere definitivamente accertata nel corso del procedimento e solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.
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Toni Capuozzo (Ansa)
Il giornalista: «Il tycoon ragiona fuori dalle ideologie. Dopo Gaza è più forte e ora in Ucraina adotta lo stesso metodo. Il summit in Ungheria è uno schiaffo alla Ue».
Ansa
Israele risponde con un raid a un attacco subito vicino a Rafah. Hamas: «Non siamo stati noi». L’ipotesi di milizie fuori controllo. Washington invita Netanyahu a reagire «in modo proporzionato». Vance, Witkoff e Kushner presto di nuovo a Gerusalemme.
Il premier dalla National Italian American Foundation di Washington: «Il Columbus Day non si cancella, e' qui per restare».
«Ci sono forze che cercano di dividerci, di ridefinire la nostra storia e di distruggere le nostre tradizioni condivise. La chiamano la cultura woke». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un video messaggio al gala 50esimo anniversario della National Italian American Foundation a Washington. "È un tentativo di cancellare la storia fondamentale degli italoamericani e di negare il loro posto speciale in questa nazione. Non glielo permetteremo. Il Columbus Day è qui per restare», ha aggiunto il presidente del Consiglio ringraziando Donald Trump per aver ripristinato quest'anno la celebrazione.
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