2020-06-08
Tridico copre
i suoi ritardi insultando gli imprenditori
Pasquale Tridico, capo dell'Inps dei mille ritardi, dice che le aziende non riaprono «per pigrizia e opportunismo». Domenico Arcuri fa il modesto sui respiratori: «Ho regalato la vita». Chiude Roberto Burioni: «Nessuno perdona la popolarità». Tre uomini in barca. Succede dopo 90 giorni di isolamento, quando ci si abitua a dialogare con gli specchi di casa come la regina di Biancaneve e si finisce per indossare il cappello di Napoleone. Tre uomini in barca e in balìa di se stessi mentre l'italiano medio prova a ripartire e si ritrova - anche per causa loro - senza soldi, travolto di mascherine fuori tempo massimo e con la tentazione di aprire la caccia al virologo con i visori notturni. I tre naufraghi mediatici del coronavirus hanno volti che vorremmo veder stingere nell'oblìo come sindoni profane di un periodo maledetto, e invece tornano ogni giorno a ricordarci che il peggio non è mai dietro le spalle. Questa volta l'effetto è clamoroso perché tirando le somme dell'emergenza Pasquale Tridico, Domenico Arcuri e Roberto Burioni sincronizzano gli orologi ed esplodono all'unisono.Il presidente dell'Inps mette a fuoco le categorie più detestate dal governo di Giuseppe Conte (imprenditori, partite Iva, artigiani, commercianti) e per un riflesso condizionato postmarxista le prende a schiaffi. «Stiamo sovvenzionando con la cassa integrazione anche aziende che potrebbero ripartire, magari al 50%, e grazie agli aiuti di Stato preferiscono non farlo», spiega in un'intervista al Corriere della Sera. Poi aggiunge: «Non lo fanno, per pigrizia e per opportunismo, magari sperando che passi la piena e il mercato riparta come prima. In alcuni settori ci possono essere imprenditori che non affrontano le difficoltà della riapertura, “tanto c'è lo Stato" che paga l'80% della busta paga. Adesso basta scrivere Covid e noi paghiamo. Senza controlli, senza burocrazia, senza sindacati. Vedo un Paese con molte zone grigie».Niente di nuovo. Tridico è prigioniero di un cliché ideologico da burocrate sovietico che gli impedisce di vedere un Paese nel quale molti imprenditori hanno dovuto anticipare la cassa integrazione per le inadempienze dell'Inps, molti artigiani attendono ancora gli aiuti per il fallimento planetario del sito dell'Inps. È impensabile che un industriale tenga chiusa l'azienda per comodità quando sa che solo stando sul mercato può produrre reddito per sé, per i dipendenti e per il Fisco. La frase «tanto c'è lo Stato», quintessenza dell'assistenzialismo da reddito di cittadinanza che piace a Tridico, è un salvagente che non esiste per chi rischia in proprio. Nel frattempo, per ammissione dello stesso numero uno dell'istituto di previdenza, 800.000 persone sono ancora nel limbo delle scartoffie. È lo stesso Tridico che, applaudendo l'helicopter money del Monopoli di casa Conte, a maggio diceva: «Stiamo riempiendo gli italiani di soldi».L'uscita lunare attira le critiche del centrodestra e di Italia viva. Anna Maria Bernini (Forza Italia): «Invece di chiedere scusa per i ritardi dell'Inps Tridico arriva ad accusare di opportunismo le aziende che hanno difficoltà a ripartire. Un insulto inaudito a chi si trova senza clienti, senza gli aiuti promessi dallo Stato, con i licenziamenti bloccati e la cig che lascia scoperti i mesi estivi». Maria Chiara Gadda, renziana: «Parole inaccettabili, fuori luogo, che tradiscono una logica anti-industriale. Si conferma totalmente inadeguato». Il secondo campione di giornata è ancora una volta Domenico Arcuri, commissario agli approvvigionamenti in preda ad autogratificazioni quotidiane da studiare all'università, laurea specialistica in psicologia. Ricordando i giorni neri della pandemia si lascia scappare, come se fosse l'angelo vendicatore: «Nelle prime notti eravamo completamente disarmati. Storie come quelle di inizio marzo, quando dovevo decidere dove mandare i ventilatori polmonari e regalare la vita, e dove far rischiare la morte, non si devono ripetere». Arcuri, colui che regalava la vita, crepi l'avarizia. Una frase dadaista pronunciata dal burocrate dalemiano, grande galleggiatore nel placido fiume del potere, che nel momento del bisogno non ha dato buona prova di sé. All'inizio, mentre i malati morivano a migliaia, ha risposto alle incalzanti necessità con la reattività del bradipo («Vediamo domani»). Poi ha costretto la Regione Lombardia a produrre 900.000 dispositivi di protezione individuale al giorno per medici e infermieri perché riusciva a procurare solo swiffer. Regalare la vita suona grottesco e pure beffardo da parte d'una mamma d'Italia incapace di regalare le mascherine.Per funzionare al meglio, il tridente necessita del fuoriclasse. E chi meglio di Roberto Burioni può distruggere le difese immunitarie e i principi della logica partendo dall'ala? Con una scelta a sorpresa trascorre la giornata ad annunciare: «Sarò in silenzio stampa fino all'autunno, in Italia nessuno ti perdona la popolarità». Convinto di avere creato panico e sconforto presso l'oceanica platea del fans, il microbiologo più cotonato del Paese ha deciso di scomparire prima del virus per avere la standing ovation. Ma anche perché disturbato dagli articoli sulle sue consulenze (Tim, Ferrari, Gucci, Marelli) e perché il programma di Fabio Fazio, dove lui faceva la guest star, torna proprio in ottobre. La pandemia tramonta, l'autoreferenzialità galoppa. L'hobby di chi non riesce a rientrare nella propria vita è la ricerca di una statua come quella di Winston Churchill. Destinata, quando va bene, a diventare bersaglio dei piccioni.
Jose Mourinho (Getty Images)