2022-07-31
Il tifo politico oggi vale più dei fatti. La realtà è un fastidio ormai abolito
Pur di ribadire che Matteo Salvini e Silvio Berlusconi agiscono su mandato del Cremlino, giornali e tv ignorano fatti e smentite. Sono saltate tutte le regole dell’informazione: siamo arrivati all’infamata eretta a sistema.Ha suscitato parecchia ironia e qualche battutaccia sui social uno scivolone di cui si è reso protagonista l’altra sera David Parenzo. Alla fine della puntata di In Onda, trasmissione di La7 che conduce assieme a Concita De Gregorio, Parenzo – come da copione - ha lanciato il programma successivo. Solo che ha clamorosamente sbagliato il nome della conduttrice: invece di Licia Colò, ha citato Antonella Clerici. Cose che possono capitare. Il problema è che questa topica è la più piccina fra quelle che il sempre simpatico David ha inanellato in favore di telecamera. Lui e la collega De Gregorio, venerdì sera, hanno offerto uno spettacolo con pochi precedenti nell’ambito del grottesco. Vediamo di spiegare. I due campioni del giornalismo progressista hanno dedicato una trasmissione alle «influenze russe» sulla crisi politica in atto, a partire dalla campagna che il quotidiano La Stampa sta conducendo da qualche giorno a questa parte. In studio, infatti, era presente Massimo Giannini, direttore del giornale torinese. Accanto a lui la collega Mariolina Sattanino. In collegamento c’era Giovanni Floris. Tutti giornalisti, dunque, e pure gallonati. E come spesso succede quando tanti giornalisti molto celebrati si trovano nello stesso posto, il consesso si è tramutato in un coro di violini. Gli stimati intellettuali hanno passato il tempo a battersi vigorose pacche sulle spalle da soli, e gli uni con gli altri. Hanno messo in piedi una piccola gara a chi leccava meglio i piedini di Giannini, sciogliendosi in laudi per il fenomenale scoop pubblicato dal suo giornale a firma Jacopo Iacoboni. Piccolo ma non indifferente particolare: lo scoop in realtà è uno scoopiazzamento, per giunta così smaccato che La Stampa dovrebbe cambiare testata e ribattezzarsi La Ristampa. Le notizie sui rapporti fra la Lega e le autorità russe snocciolate dal fedele cronista Iacopioni erano già state pubblicate con dovizia di particolari da La Verità diverse settimane fa, come Giacomo Amadori non ha mancato di ricordare in questi giorni. Della singolare coincidenza, pensate, si è accorto anche Enrico Mentana, il quale proprio venerdì sera ha attribuito giustamente alla Verità la paternità dello scoop. A quanto risulta, tuttavia, De Gregorio&Parenzo non seguono le trasmissioni della tv per cui lavorano: pure se Mentana aveva rimesso le cose al posto giusto, loro hanno proseguito tetragoni a imbrodare Giannini, consentendogli in aggiunta di sdottoreggiare come solo lui sa fare. Il nobile collega si è infilato la mantella del moralizzatore e ha voluto dare lezioni a tutti, partendo da Matteo Salvini per terminare con Giorgia Meloni senza trascurare Silvio Berlusconi. Intorno, tutti annuivano con aria grave mentre Giannini discettava di un concreto rischio di infiltrazioni russe in Italia, e suggeriva che dietro la caduta di Draghi ci fosse Putin. Ora, il punto non è tanto che questi palloncini gonfiati progressisti evitino di citare La Verità da cui hanno copiato. Il punto è l’arroganza che esibiscono comportandosi come coloro a cui tutto è concesso. Questi fenomeni da poco meno di una settimana vanno avanti a cantarsela e suonarsela da soli, incuranti dei fatti. Per non ammettere di aver copiato, hanno detto di aver avuto accesso a documenti di intelligence, e sono stati smentiti da Franco Gabrielli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla sicurezza della Repubblica (Giannini, con la precisione che lo caratterizza, è riuscito a definirlo capo dell’intelligence, ruolo che Gabrielli evidentemente non ricopre, e nessuno lo ha corretto). Però non sembra che la smentita abbia sortito effetto, anzi. Le notizie che i nostri prodi cronisti d’inchiesta (farlocca) hanno riportato sono vecchie, e già ampiamente commentate dalla Lega e persino dai russi. Ma niente, la congrega sinistra agisce come se niente fosse accaduto. Se non si trattasse di gente che va in video in prima serata, ci sarebbe da liquidare la faccenda come un brutto caso di dissociazione dalla realtà, roba da psichiatri. Ma appunto costoro influenzano il dibattito politico, anzi lo avvelenano, e gli viene concesso di farlo senza problemi. Come hanno mentito sul Covid, sulla guerra e su mille altre vicende, ora rimestano nel torbido russo con la disinvoltura dei malfattori. E nessuno sembra intenzionato a indignarsi. Il danno, signori, non è inferto alla Verità, ma a tutta la nazione. In vista delle elezioni si dovrebbe discutere di contenuti pregnanti, di programmi elettorali. Invece la discussione è monopolizzata dalle balle degli inquinatori di pozzi impegnati a demonizzare l’avversario. Che si tratti del presunto fascismo di ritorno o delle ingerenze putiniane, non importa: tutto fa brodo. Tutto va bene purché serva ad attaccare il nemico politico, anche se l’attacco viene portato su un terreno arido. Un altro esempio di tale pratica lo ha gentilmente donato Repubblica. Venerdì ha dedicato un lungo articolo alle conversazioni che sarebbero intercorse fra l’ambasciatore russo Razov e Berlusconi alla vigilia della caduta di Draghi. Da Forza Italia e dal Cavaliere sono arrivate smentite nettissime, ma ieri Repubblica le ha serenamente ignorate. Al solito, tutto è passato in cavalleria. Ecco dove siamo giunti: alla fuffa elevata a sistema, all’istituzionalizzazione dell’infamata. Non è più un confronto politico: è una guerra sporca in cui a una parte è consentita ogni scorrettezza mentre l’altra ha malapena diritto di cittadinanza. Chi scrive, sempre venerdì sera, ha assistito a un curioso siparietto a Tg2 Post. Massimo Franco del Corriere della Sera, con tutta tranquillità, si è premurato di chiarire in diretta che sulla ostilità alla Russia e sulla fedeltà alla Nato i partiti non possono mostrare dubbi. Capito? Bisogna obbedire, e guai a chi osi anche solo pensare di muovere critiche. La narrazione mainstream va sposata in toto, non si è autorizzati a ragionare neppure se si hanno argomenti validi. In compenso, se si aderisce al mainstream qualunque cretinata è sdoganata, comprese le scoopiazzature de La Ristampa. Detto ciò, tocca giungere a una amara conclusione. Il problema dell’Italia non è l’ingerenza putiniana, bensì l’ingerenza delle puttanate.