2020-09-17
Il tennis italiano battezza i suoi bimbi d’oro
Agli Internazionali di Roma sbocciano gli under 20: Musetti butta fuori Wawrinka e il gioiellino Sinner sbaraglia il greco Tsitsipas, numero 6 al mondo, giocando come un campione maturo. Con le teste di serie Fognini e Berrettini, gli azzurri sognano in grande. Orfano del pubblico, elemento consustanziale alla tenzone fisica e psicologica sul campo, il tennis nostrano torna a credere nell'impossibile. E ci crede proprio quia absurdum, come sosteneva l'apologeta Tertulliano, un uomo abituato a trattare con i dogmi, a differenza dei sostenitori dello sport con la racchetta, tutto fuorché dogmatico. A Roma sulla terra rossa degli Internazionali d'Italia, sei giocatori italiani hanno raggiunto il secondo turno, aggiungendosi alle due teste di serie già qualificate. Tre di loro sono già agli ottavi, dove il derby tra la testa di serie numero quattro, l'arcinoto Matteo Berrettini, e l'outsider Stefano Travaglia, desterà scalpore. Marco Cecchinato, dopo un esordio brillante col britannico Kyle Edmund, ha ceduto a Filip Krajinovic. Salvatore Caruso, dopo aver sconfitto Tennys Sandgren, ha perso contro il numero 1 Novak Djokovic. Ma entrambi hanno dimostrato lucidità. Poi c'è chi viene da galassie siderali. Come Jannik Sinner, che regola con il punteggio di 6-1, 6-7, 6-2 il greco Stefanos Tsitsipas, numero 6 del mondo e vincitore dell'ultimo Master, accedendo agli ottavi, consolidando il suo ruolo di predestinato, e affrancandosi da quello di specialista sulle superfici veloci. L'altoatesino di 19 anni, col suo gioco d'anticipo devastante, può imporsi ovunque, anche in casa degli arrotini terraioli, per rubare una definizione cara al maestro Gianni Clerici. Il primo turno ha visto la consacrazione di un altro uomo del destino: si chiama Lorenzo Musetti, 18 primavere appena e talento a sufficienza per strapazzare 6-0 7-6 un certo Stan Wawrinka, numero 10 del tabellone e vincitore di tre titoli del Grande Slam. L'impresa di Musetti ricorda i tempi nostalgici dei nostri campioni in potenza, ma non in atto, quelli capaci talvolta di sfoderare la partita della vita contro avversari gloriosi: Cristiano Caratti sul terribile Ivan Lendl a Milano nel 1991, Omar Camporese in finale nel 1992, sempre a Milano, su Goran Ivanisevic. Caratti si perse per strada, Camporese non raggiunse i risultati che il suo braccio fatato aveva previsto per lui. Al contrario di loro, Musetti può puntare così in alto da soffrire di vertigini. Se la vedrà stasera con il giapponese Kai Nishikori, esibendo la leggerezza di chi fa dell'effetto sorpresa un privilegio: «Non mi taglierò i capelli fino a quando non vincerò un torneo Atp», avrebbe dichiarato il giovane toscano. Facile che non se li tagli indipendentemente da ciò. Musetti è fan del rock anni Settanta e Ottanta, dai Led Zeppelin ai Guns'n Roses. Per questo i suoi duetti con Wawrinka sulla linea del rovescio somigliavano a una pioggia martellante di note. November rain, nel mese di settembre. Dopo un set in cui ha spazzato via lo svizzero - in verità non al meglio della sua condizione - non concedendogli nemmeno un game, ha mantenuto i nervi saldi nel tie-break del secondo, portando a casa la partita. «Lasciatelo tranquillo, sboccerà col tempo», dicono di lui gli esperti, convinti che sarebbe controproducente caricare di troppe responsabilità un giovane che le carte in regola per incidere il nome nell'albo d'oro Atp le possiede eccome. Si diceva così pure di Sinner ai suoi esordi, e il cordone sanitario amabilmente confezionato dal coach Riccardo Piatti sta dando i suoi frutti. Yannik ormai non è più una sorpresa. La sua vittoria su Tsitsipas è stata figlia di metodo e rigore. Solida, soprattutto sul profilo mentale, peculiarità che di solito tradisce i fenomeni della racchetta di genia mediterranea, spumeggianti e inconstanti. Ma in Sinner c'è il ceppo asburgico che mitiga con raziocinio le intemperanze. Si tratta per lui della prima volta gli ottavi di finale in un torneo Masters 1000. Il punteggio di 6-1, 6-7, 6-2 si traduce con la sua seconda vittoria nei confronti di un top 10 del mondo, dopo il trionfo su David Goffin quest'anno a Rotterdam. Nel primo set Sinner approfitta dei diversi momenti in cui lo spirito combattivo dell'avversario si eclissa. Il secondo set è equilibrato, gli erroracci fioccano da ambo i lati, si arriva al tie-break nel bassorilievo floreale di colpi forzati e nervosismo lampante. Fino ad approdare al terzo set, con un Sinner in grado di azzerare i ricordi di scambi recenti persi per troppa fretta, giocando quel tennis che lo sta rendendo popolare al grande pubblico: rapidità di esecuzione, stoccate d'anticipo, tanta profondità. In inglese, Sinner significherebbe peccatore: se non proseguisse il suo cammino, in effetti, sarebbe un vero peccato. Agli ottavi c'è anche un certo Matteo Berrettini: lui appartiene al presente come Sinner e Musetti al futuro. Dopo aver sconfitto l'argentino Federico Coria, se la vedrà col connazionale Stefano Travaglia. Berrettini è numero 8 della classifica Atp, vanta una semifinale raggiunta agli Us Open del 2019, quarto tennista italiano a essersi spinto così in avanti in un torneo Major nell'era Open. Di più. Assieme ad Andreas Seppi e Lorenzo Sonego, è l'unico italiano ad aver portato a casa la vittoria in un torneo Atp sull'erba. Decenni fa sarebbe stato impensabile. E però questa è la generazione dei tennisti tricolori capaci di credere all'impossibile.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.