2020-04-22
Il sindaco pd attaccava la Lombardia. Adesso la Gdf indaga sulla «sua» Rsa
A Varese, sospetto focolaio nell'ospizio controllato da una fondazione del Comune.Ai primi di aprile il sindaco di Varese, Davide Galimberti, aveva firmato una lettera, insieme con gli altri primi cittadini lombardi del Partito democratico, tra cui Beppe Sala e Giorgi Gori, contro la Regione Lombardia di Attilio Fontana. Attaccava a testa bassa e chiedeva chiarezza sulle misure messe in campo dalla giunta regionale della Lega. Il governatore parlò di «pura e bieca speculazione politica, inopportuna, triste e in questo momento sconsiderata». A distanza di tre settimane è una residenza per anziani varesina, la Fondazione Molina, controllata dal Comune di Varese, a finire questa volta sotto indagine. Lunedì la guardia di finanza ha bussato alla casa di riposo e ha sequestrato tutti i documenti che riguardano la gestione dell'emergenza covid-19. Si tratta di uno dei filoni dell'indagine conoscitiva aperta dalla Procura di Busto Arsizio su diverse residenze per anziani della zona. Non solo. Lunedì ha rassegnato le dimissioni Edoardo Paganini, che aveva sostituito nelle ultime settimane il direttore sanitario Giuseppe Ferrari, risultato positivo al Covid-19 . A parlare delle perquisizioni è stato lo stesso Molina in una nota, spiegando di «aver fornito la nostra completa collaborazione, chiarendo i provvedimenti adottati e fornendo copia dei documenti interni e delle cartelle cliniche dei deceduti da inizio anno. Precisiamo che l'ispezione è volta alla acquisizione di documenti e non è collegata ad ipotesi di reato».D'altra parte la situazione della Rsa aveva iniziato a destare non poche preoccupazioni in città già alla di fine marzo, quando il numero dei decessi e di contagi continuava ad aumentare. Nella casa di riposto, un'istituzione per la città, ci sono 470 posti letto e 500 dipendenti. A marzo sono morte 38 persone, nei primi giorni di aprile 13. Eppure i vertici avevano continuato a minimizzare la situazione, spiegando che, dei decessi, solo alcuni sarebbero stati causati da Covid-19. Tutti gli altri per patologie pregresse. Qualcuno però si è mosso lo stesso. Non ci ha creduto. E ha deciso di presentare un esposto in procura tramite avvocati. Ora si contano almeno 80 morti, con almeno 100 contagiati tra gli operatori sanitari. Si tratta di un caso molto simile a quello di molte altre Rsa in Italia, o a Milano, come il Pio Albergo Trivulzio, ma va ricordato che il Molina è di totale controllo del Comune di Varese. Il consiglio d'amministrazione è stato rinnovato da Galimberti nell'ottobre 2018 (per statuto della Fondazione è composto da 5 membri, tutti nominati dal sindaco; uno è indicato dal prevosto). Tra i consiglieri ci sono Barbara Cirivello, candidata in una lista in appoggio a Galimberti nel 2016 e Anna Zanetti, coordinatrice della lista personale dell'attuale primo cittadino. Il direttore generale Vanni Belli è stato nominato lo scorso anno. Belli è persona conosciuta. È stato a lungo presidente del Rotary locale, nonché numero uno dell'Osservatorio astronomico Campo dei Fiori, che negli anni ha vantato finanziamenti da parte delle giunte regionali di centrodestra. A quanto risulta alla Verità, la situazione al Molina ha iniziato a peggiorare agli inizi di marzo, quando il padre di una funzionaria del Comune in degenza nella struttura ha iniziato a presentare sintomi di una polmonite. Gli viene diagnosticata solo come batterica. Poi muore. Ma da lì si sarebbe sviluppato un focolaio di Covid-19. Ai primi di aprile, mentre Galimberti attaccava Fontana, Belli aveva iniziato a minimizzare sui quotidiani locali la situazione, spiegando che i morti per coronavirus nella struttura «erano solo 6». Poi la situazione è degenerata. E così il 15 aprile lo stesso dg decide di inviare una circolare interna con cui impedisce a tutto il personale di parlare. Nella missiva si legge che «è richiesto a tutto il personale il rispetto della riservatezza delle informazioni professionali e il divieto di utilizzarle o divulgarle al di fuori della Fondazione». Belli se la prende anche con «alcune comunicazioni non autorizzate da parte di alcuni collaboratori nei social network» e infine insiste sulla «sobrietà delle nostre comunicazioni», che «deve diventare uno degli insegnamenti che potremo trarre da queste giornate impegnative, piene di preoccupazioni». Eppure in queste settimane a parlare era stato soprattutto lui, o Galimberti, contro la Regione.