2021-04-02
Il servizio «scorta» della Ong ai mercantili
Luca Casarini (Ansa/Carlos Gil/Getty Images)
Il sospetto dei magistrati che indagano sui pagamenti alla Mare Jonio: accordo fisso coi danesi per liberarli dai ritardi per i soccorsi in mare. Un viaggio a Copenaghen e le intercettazioni sembrano confermare la pista. Il proprietario di Idra: «Noi diventati un mito».Dall'inchiesta di Ragusa sul trasbordo costato alla Maersk 125.000 euro euro ma per il quale erano stati chiesti 10.000 euro per ognuno dei 27 passeggeri emerge un'ipotesi sulla quale i magistrati hanno concentrato l'attività investigativa. La società armatrice della nave Mare Jonio, la Idra social shipping, srl con 10.000 euro di capitale versato e di proprietà di Giuseppe Caccia (che detiene il 60 per cento delle quote), di Sandro Mezzadra (20 per cento) e di Alessandro Metz (20 per cento), sembrerebbe voler offrire un servizio ben preciso alle navi commerciali che durante i soccorsi in mare restano bloccate per giorni, perdendo tempo e denaro, prima di ottenere un porto sicuro dove scaricare i migranti: agire come un taxi, caricando i passeggeri e liberando le compagnie dall'inattività in mare. Ci sarebbero degli accordi commerciali a monte, e non solo con la Maersk, come è già emerso dalle indagini, ma anche, si sospetta, con altre aziende del Nord Europa. Per i pagamenti, come è emerso nel caso della Maersk, «la forma migliore è il sostegno», spiegò a telefono Metz, ma la compagnia danese optò per questa causale: «Servizi prestati in ambito di navigazione internazionale». «Il corso del monitoraggio telefonico», scrivono i pm, «assicurava una accurata ricostruzione di presupposti, moventi, dinamica, di intese del tutto probabilmente intercorse ben prima che la Mare Jonio risolvesse di riprendere il mare muovendo dal porto di Licata per una finta destinazione (Lampedusa) in modo da poter condursi presso la Maersk Etienne e operare il trasbordo dei migranti». Insomma, quando la Mare Jonio ha mollato gli ormeggi, secondo i magistrati, sapeva già dove andare. «Si ha motivo di ipotizzare», scrivono infatti i magistrati, «che i primi abboccamenti con la Maersk siano precedenti alla partenza della Mare Jonio [...]». L'iniziativa della nave di Luca Casarini, di cui è armatrice la Idra, sarebbe quindi stata motivata «da una intesa raggiunta con la Maersk Etienne (in stand by da 37 giorni)» proprio «al fine di sollevarla dall'onere della custodia e cura dei 27 migranti tratti in salvo a inizio agosto». Il viaggio di Caccia a Copenaghen, poi, viene considerato una potenziale conferma a questa ipotesi. Tant'è che i pm annotano che il «fine precipuo» era quello di «incontrare i dirigenti della Maersk». Ma che con l'occasione si sarebbe cercato «di avviare un dialogo costruttivo con i rappresentanti dell'associazione danese degli armatori». Caccia, quindi, era a caccia di nuovi potenziali clienti. D'altra parte, se da un lato c'è Mediterranea, l'ong di Casarini, che sbandiera online crowdfunding e sostegni da varie associazioni, dall'altra c'è Idra, che nel suo statuto non nasconde le finalità di business: «La società», si legge nel documento depositato alla Camera di commercio, «può inoltre svolgere nell'ambito dell'oggetto sociale (l'esercizio delle attività di navigazione e dei trasporti marittimi, ndr) qualsiasi attività commerciale». Per gli ex ambientalisti no global, insomma, il soccorso in mare è diventato un lavoro. I magistrati non indugiano, infatti, nella ricostruzione dei rapporti tra la Mare Jonio e la Idra. E sottolineano «in primo luogo la posizione apicale esplicata in fatto da Casarini, il quale, benché sulla carta figuri quale mero dipendente di Idra (con stipendio da 1.500 euro al mese, ndr), si è costantemente mosso su di un piano paritario rispetto a Caccia, assieme al quale ha diretto e coordinato tutti i principali processi decisionali». È Casarini a dire a Caccia il 28 settembre: «Devi farti il biglietto per Copenaghen mi sa, prima possibile, perché don Gianni de Robertis mi ha chiamato per dirmi: Luca, il progetto è ok ed è sicuro». E il progetto potrebbe essere proprio quello di proporsi come taxi del mare anche per gli altri armatori danesi. Poi ricorda a Caccia che con la Maersk deve chiudere, perché «abbiamo i creditori alle calcagna...». La Idra è passata da un passivo di 600.000 euro nel 2019 a quello di un milione del 2020. E che Caccia sia andato a Copenaghen per mettersi sul mercato potrebbe provarlo anche una delle risposte date a Casarini prima della partenza: «Vogliono parlarmi anche quelli della Maersk». La parola «anche» dimostrerebbe, insomma, che la finalità del viaggio non era solo quella di ottenere il bonifico dalla Maersk. Tant'è che dopo Copenaghen Caccia ha relazionato così: «Loro (Danish Shipping, ndr) sono una potentissima associazione di armatori danesi! Siamo diventati un mito dopo l'operazione sulla Maersk Etienne». In quell'occasione Caccia con la lobby degli armatori danesi, stando alle captazioni della Procura, avrebbe discettato di politica. Anche se, poi, chiacchierando con don Mattia Ferrari, parroco di Nonantola e sostenitore di Mediterranea, lo stesso Caccia si è fatto scappare di essere in attesa di notizie «che dovrebbero migliorarci la vita». Caccia, insomma, sembrerebbe «animato dalla riposta speranza che dal fronte danese, di là dai fioriti discorsi, si potessero ricavare più franchi e corroboranti ragguagli». Probabilmente si riferiva al bonifico della Maersk. Non c'è dubbio però che quell'incontro a Copenaghen sia stata anche una grande occasione di promozione commerciale.
Operazioni di soccorso dopo il crollo ai Fori Imperiali (Getty Images)
Una donna in preghiera in una chiesa nei pressi di Lagos, Nigeria (Getty Images)