2024-11-07
Il ruolo di Musk e il dominio Usa nello spazio e nei dati
Il patron di X e il re del digitale Peter Thiel avranno un filo diretto con la Casa Bianca e il Pentagono In ballo c’è la guerra tecnologica con la Cina per il controllo delle comunicazioni strategiche e la difesa.Vale la pena chiedersi se ci aspetta un Trump II o il prossimo governo della Casa Bianca sarà il Musk I. Forse entrambe le cose. Di certo questa nuova versione di Donald Trump sarà diversa dalla precedente. Non solo perché è finita l’era del nuovo Tea Party e dei finanziamenti aggressivi dei fratelli Koch, ma perché stavolta le connessioni con l’industria del futuro e il Pentagono saranno trainanti. Saranno probabilmente il motore primario dei prossimi quattro anni. E la forza non è certo nel colore di personaggicome Dana White, miliardario re delle arti marziali, ma in quella del mondo di Elon Musk e dell’altro costruttore di infrastrutture digitali che va sotto il nome di Peter Thiel, co fondatore di PayPal e soprattutto del colosso dei dati Palantir, oltre che finanziatore di SpaceX la società con cui Musk chiuderà il cerchio della quarta dimensione. Cioè l’industria dello spazio e dei dati racchiuse in un unico perimetro con il quale si svilupperà il futuro delle identità digitali, delle guerre e dei servizi in tempo di pace. Chi si è concentrato sulla libertà di espressione sui social e sulle battaglie attorno a X ha forse peccato di esagerazione. Nel senso che questo è lo specchietto per le allodole. La battaglia e la presa sull’economia Usa si farà altrove. E Musk assieme a Thiel saranno forse gli unici interlocutori di Pentagono e Casa Bianca. Pure in relazione alla transizione green.Negli ultimi mesi Trump è stato molto critico sul modello green socialista, ma al tempo stesso è l’uomo che dalla sala ovale può alzare il tiro dei dazi. Soprattutto contro la Cina. A beneficiarne più di tutti sarebbe Tesla, che fino ad ora è riuscita a navigare anche nel mare della concorrenza asiatica. Insomma, il secondo mandato di Trump pur riportando il motore termico in auge sarebbe comunque molto più favorevole per Tesla che per le altre case elettriche. Già questo punto vale parecchi miliardi. Ma la realtà è che il progetto di Musk, come accennato sopra, è molto più ampio e coinvolge il business dei dati nel mondo delle telecomunicazioni e dei satelliti. SpaceX, il conglomerato dello spazio, prevede di arrivare a circa 42.000 satelliti in orbita per collegare in banda larga tutto il globo. Per capire la portata del progetto basti pensare che a oggi sono circa 6.000 i satelliti targati Starlink già «piazzati» e che a fine anno diventeranno 8.000. Siamo davanti a una possibile svolta epocale consentita anche dal passaggio dai satelliti geostazionari a quelli di nuova generazione. I primi sono posizionati a circa 36.000 chilometri dalla Terra e offrono un’ampia copertura con forti limiti dovuti però all’elevata latenza (il tempo impiegato dai dati per raggiungere la destinazione indicata) e una bassa capacità di banda. I secondi invece sono a una distanza compresa tra 160 e 1.000 chilometri dalla Terra e questa vicinanza riduce drasticamente il tempo dei segnali per viaggiare da e verso il satellite. L’obiettivo è creare un link che colleghi tutti i 42.000 satelliti programmati attraverso i Laser Inter-Satellite Link (Lisl), che svolgono un ruolo cruciale nella creazione di una rete efficiente. I terminali sono fondamentali per l’interconnessione all’interno della costellazione e garantiscono comunicazioni spaziali globali con efficienza e connettività senza precedenti e decisamente superiori rispetto ai collegamenti a radiofrequenza (Rf). Che significa? Che se Musk marcia a questa velocità in quattro anni avrà creato la rete che consentirà a sé e al Pentagono il dominio di tutte le comunicazioni, il controllo dello Spazio e di tutti i movimenti sulla Terra. Una rivoluzione che andrà ad aggiungersi alla capacità di analisi dei dati che porta con sé la frequentazione di Thiel. Obiettivo? Arrivare poi di slancio con un secondo mandato repubblicano a bypassare la soglia del 2030 con un predominio tecnologico superiore alla Cina. Ovviamente Europa non pervenuta. E non è un caso che i due personaggi clou del progetto, o almeno i due personaggi noti (quelli del Deep State sono sconosciuti) hanno dosato con oculatezza le parole. «America is a nation of builders. Soon, you’ll be free to build». «Presto sarai libero di costruire», ha twittato Musk durante lo spoglio. Il messaggio è un palese richiamo a un post di Thiel del 2016 quando Trump fu eletto per la prima volta. «Sono Thiel e sono un costruttore di azienda», aveva scritto il fondatore di Palantir, «e sostengo le persone che costruiscono qualcosa di nuovo. Non sono un politico. Nemmeno Donald lo è. È un costruttore ed è tempo di ricostruire l’America». Un verbo che torna periodicamente ed è un simbolo del mattone, delle logge e del futuro. Ma in questo futuro non ci sarà spazio per tutti. Ieri, restando sempre ai social e ai post, Sam Altman si è congratulato con Trump per il suo enorme lavoro. Una paraculata che servirà a poco. Altman è il patron di Open Ai, quello che dopo aver raccolto miliardi per sviluppare l’intelligenza artificiale sotto l’ombrello della beneficienza ha deciso di fare i soldi annunciando la trasformazione da società no profit a profit. Prima aveva la protezione dem per gestire un racconto fasullo attorno a un business in grado di cambiare la società. Adesso l’aria è cambiata e Musk avrebbe già messo al lavoro gli avvocati perché scrivano un ordine esecutivo presidenziale per punire chi vuole fare il passaggio da no profit a profit. Una batosta per Altman e per tutta la filiera che ha comandato la Casa Bianca e la ex Silicon Valley fino ad oggi. La filiera che fa capo a Barack Obama. Piaccia o no, dietro a Musk e Thiel si sta formando la filiera che svilupperà il mondo nel prossimo ventennio. E le capacità tecniche ci sono eccome.
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