2023-03-06
Il ritorno del «Commissario Ricciardi»
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Riparte stasera la fiction Rai la cui prima stagione aveva avuto un grande successo. L'adattamento della saga creata da Maurizio De Giovanni, è stato a lungo fuori dal palinsesto, ma adesso Lino Guanciale è pronto a rituffarsi nelle sue indagini.Due anni, perché i nuovi episodi potessero essere prodotti. Il Commissario Ricciardi, adattamento Rai della saga creata da Maurizio De Giovanni, è stato a lungo fuori dal palinsesto. Lino Guanciale, che della serie è il protagonista, ha fatto in tempo a fare altro, il naufrago, il corrispettivo di Milo Ventimiglia nel remake italiano di This is us. Poi, con una certa gratitudine, verrebbe da pensare, per il personaggio di maggior successo fra quelli interpretati, è tornato a Ricciardi: un uomo misterioso, diviso tra realtà e Aldilà nella Napoli degli anni Trenta. Ricciardi, come recita il titolo della serie Rai, di ritorno sul primo canale nella prima serata di lunedì 6 marzo, è un commissario. Ha un buon intuito, dunque, e tutte le caratteristiche un filo stereotipate che secoli di lettura ci hanno insegnato a pretendere da chi faccia il suo mestiere. Per Ricciardi, però, non la si può finire qui. Non si può dire che le capacità deduttive e la mente brillante ne esauriscano la descrizione.Il Commissario di Maurizio De Giovanni, creatura ibrida e, a tratti, eroica, ha un dono. «Il Fatto», lo chiama. È capace, lui come sua madre, di interagire con le anime di chi sia morto di morte violenta. È capace di comunicare, di carpire loro le ultime parole che hanno pronunciato, poi di usare ai fini delle proprie indagini le informazioni che una porta aperta sul soprannaturale gli consente di reperire. Parla ai morti, Ricciardi, ma pochi sanno di questa sua peculiarità. Il Commissario ha deciso di tenerlo per sé il suo segreto. Nessuna promessa ai parenti delle vittime, nessun tentativo di sfruttare «il Fatto» per arricchirsi. Ricciardi è schivo. Solo. Negli anni, si è aperto con qualche amico, poi più nulla. Non ha famiglia, non ha moglie. Ha la ferma convinzione di dover respingere l’amore, anche quello per Enrica (Maria Vera Ratti), sua dirimpettaia. Teme di poter passare ad eventuali figli quella che considera una maledizione. È il lavoro, e questo soltanto, ad assorbire Ricciardi, che nella seconda stagione dello show Rai tornerà alle proprie indagini. Benché, nei due anni di produzione, sia trapelato poco sui nuovi episodi de Il Commissario Ricciardi, sembra che il detective di Lino Guanciale, con le sue bretelle e i capelli impomatati, sia determinato a risolvere le beghe di una nobildonna. L’indagine è segreta, si svolge sottobanco. Ricciardi è discreto, un tratto, questo, che l’attore suo interprete ha detto avvicinare persona e personaggio. «Ricciardi ha un senso etico molto alto, una capacità di resistenza al dolore. Un tratto caratteriale che mi accomuna a lui è la discrezione», ha dichiarato in conferenza stampa Guanciale, mentre regista e sceneggiatore spiegavano come protagonista di questa seconda stagione, quattro episodi per altrettante prime serate, sia (anche) la Storia. «La serie, alla sua prima stagione, è stata molto amata», ha cominciato Ivan Carlei di RaiFiction. «Non ci siamo, però, seduti sugli allori: abbiamo cercato di fare un passo in avanti con questa seconda stagione. Abbiamo puntato su un’immagine che ci potesse portare dentro l’epoca del racconto». Nella Napoli degli anni Trenta, dove «La presenza della Storia», la ricostruzione anche visiva del fascismo, con la sua arte e architettura, «Aumenta. Avrà delle conseguenze sulle vite dei protagonisti».