2019-10-01
«Il ritardo delle nostre aziende nella protezione dei dati è drammatico»
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Ivan Rizzi, presidente dello Iassp (Istituto di alti studi strategici e politici), presenta il master sull'intelligence economica. «Le grandi aziende statali come Eni o Leonardo hanno la possibilità di difendersi, ma quelle più piccole, fondamentali per la nostra economia, non sono ancora attrezzate». Un master sull'intelligence economica aperto soprattutto alle piccole e medie imprese, colonna vertebrale del sistema economico del nord Italia. E' quello che partirà venerdì 4 ottobre, organizzato dallo Iassp (Istituto di alti studi strategici e politici) presieduto da Ivan Rizzi. «C'è un ritardo drammatico da parte delle nostre aziende nel capo della protezione dei dati e della cybersecurity» spiega alla Verità Rizzi. «Le grandi aziende statali come Eni o Leonardo hanno la possibilità di difendersi, ma quelle più piccole, fondamentali per la nostra economia, non sono ancora attrezzate. Questo master serve soprattutto a loro e alle nostre regioni da cui bisogna ripartire». Big data, intelligenza artificiale, business intelligence, deep web, tecnologia 5G, sono tutti termini di cui si sente spesso parlare ma su cui gli imprenditori italiani spesso si ritrovano in ritardo rispetto al resto del mondo. Per di più, durante il corso ci sarà la possibilità di operare sul campo, perché una parte fondamentale è appunto «rappresentata dalla sperimentazione diretta da parte degli allievi nella risoluzione di casi critici affrontati da aziende e amministrazioni pubbliche, al fine di integrare competenze teoriche e pratiche «sui campi» della battaglia commerciale». Il master, di concerto con regione Lombardia, serve a colmare queste lacune. Secondo Rizzi, la nostra piccola media impresa è sempre più vulnerabile agli attacchi cyber (cyberwarfare) e all'incremento esponenziale delle attività di spionaggio industriale e tecnologico sia sul fronte della concorrenza internazionale, sia su quello della competizione interna tra aziende nazionali. Per di più, «la crescente dimensione cognitiva delle questioni commerciali implica un'alta competenza interpretativa e operativa per poter trasformare le ingenti mole di dati in indicatori di performance utili al business e a una nuova organizzazione dell'azienda pubblica e privata (si pensi all'anomaly detection nei diversi dipartimenti volta a ottimizzare la produttività dei fattori)». Il seminario della giornata di venerdì sarà dedicato all'Intelligence economica come strumento interpretativo dei mercati» e anche «al cyberspazio quale luogo della guerra commerciale». In una fase storica così complessa, da un parte gli Stati Uniti, dall'altra la Cina con nuove tecnologie sull'intelligenza artificiale all'avanguardia, per l'Italia non è facile prendere una posizione netta. Le polemiche sull'azienda cinese Huawei sono all'ordine del giorno e lo stesso governo italiano ha inserito una golden power nell'ultimo decreto sulla cybersecurity. «Quello che sta portando avanti la Cina è un maoismo capitalista, dove c'è un controllo capillare su ogni cosa» aggiunge Rizzi. «Con gli Stati Uniti siamo abituati a parlare, conosciamo il loro linguaggio». Il master vede professori di alto livello, come l'ex presidente del Copasir Giacomo Stucchi, il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo, l'ex presidente di Finmeccanica (attuale Leonardo) Pierfrancesco Guarguaglini, Giuseppe Gagliano, Marco Giaconi il professore di intelligence Laris Gaiser. Per Rizzi bisogna ripartire da storici come il filosofo tedesco Carl Schmitt, il geografo saggista Yves Lacoste, il filosofo Peter Sloterdijk o ancora Edward Luttwak. Ma soprattutto, spiega Rizzi, per colmare i ritardi di innovazione del nostro Paese bisognerebbe prendere esempio da quanto successo in Belgio nello scontro tra fiamminghi e valloni, con i primi, più forti economicamente, alla fine fecero prevalere le loro ragioni, ottenendo un'autonomia più forte di quella catalana.