2022-10-28
        Il risiko dei sottosegretari fa slittare il cdm a lunedì. Azzurri ancora in subbuglio
    
 
        Andrea Costa (Imago economica)
    
Fi vuole lo stesso spazio della Lega. Matteo Salvini riporta Nicola Molteni al Viminale. Costa, fan del green pass, spinto dai centristi ma in discesa. In corsa Alessandro Colucci: votò per il catasto.Se il Consiglio dei ministri che in origine avrebbe dovuto tenersi oggi per la nomina di viceministri e sottosegretari è slittato a lunedì (e c’è chi non esclude un ulteriore slittamento a martedì), vuol dire che c’è più di una casella ancora in ballo. Non solo tra un partito e l’altro, ma all’interno degli stessi partiti, come sta accadendo dentro Forza Italia, dove, a quanto pare, si sta giocando una partita piuttosto ruvida tra l’ala del partito vicina a Licia Ronzulli e quella vicina al neo ministro degli Esteri, Antonio Tajani.Entrando nel merito della questione viceministri e sottosegretari, il «Cencelli» in questo caso dovrebbe prevedere la metà dei posti appannaggio di Fdi (che si farebbe carico dei posti riservati ai centristi di Noi moderati) e i restanti divisi tra Lega e Forza Italia. E proprio sulla ripartizione delle caselle rimanenti tra i due alleati del partito del premier, Giorgia Meloni, vi sarebbe il primo scoglio, perché se è vero che tutti i segnali convergono sulla concessione al Carroccio di nove sottosegretari contro i sei o sette per Fi, non si sarebbero ancora esaurite le pressione dei berlusconiani per ottenere un riequilibrio last minute. Come è noto, gli esponenti azzurri hanno chiesto che nel procedere all’assegnazione dei sottosegretari, Meloni tenga in considerazione non i seggi conquistati da Lega e Fi (il cui computo è nettamente a favore del partito di Matteo Salvini), ma i voti presi il 25 settembre. In ogni caso, i viceministri dovrebbero essere due sia per gli azzurri che per i leghisti, ed eventuali sottodimensionamenti per Fi potranno essere compensati a livello di presidenze di commissioni.Andiamo ai nomi: partendo da Palazzo Chigi, l’assegnazione della delega ai Servizi per il sottosegretario Alfredo Mantovano sembra cosa fatta, così come - sempre in casa Fdi - sarebbero in dirittura d’arrivo il fedelissimo meloniano Giovanbattista Fazzolari come sottosegretario all’attuazione del programma di governo e Alessio Butti con la delega al digitale, che così andrebbe a rilevare le competenze del defunto ministero dell’Innovazione tecnologica e della Transizione digitale, assegnato dall’ex premier, Mario Draghi, a Vittorio Colao. La delega all’Editoria, invece, dovrebbe essere già nelle mani dell’ex presidente della commissione di Vigilanza Rai, Alberto Barachini, di Forza Italia, che così andrebbe a rimpiazzare un altro esponente azzurro quale Giuseppe Moles. Alla Farnesina, sembra quasi certo della nomina come viceministro il meloniano Edmondo Cirielli, mentre nella partita dei sottosegretari è ben posizionato il forzista Matteo Perego, che avrebbe scalato posizioni dopo la presunta bocciatura di Valentino Valentini, che però dovrebbe andare alla Difesa alla corte di Guido Crosetto. Al Viminale è praticamente certo il ritorno del leghista Nicola Molteni come viceministro, al quale si affiancherebbero la parlamentare di Fdi Wanda Ferro e l’ex capogruppo azzurro Paolo Barelli, molto vicino a Tajani. Capitolo Giustizia: a via Arenula il viceministro che risarcirà Berlusconi della mancata nomina di Elisabetta Caselati, a beneficio di Carlo Nordio, sarà con ogni probabilità Francesco Paolo Sisto, ma ci dovrebbero essere anche il meloniano Andrea Delmastro e, in quota Lega, uno tra Andrea Ostellari e Jacopo Morrone. Molti i nomi che in ballo per il ministero dell’Economia, dove però c’è praticamente la certezza che uno dei vice di Giancarlo Giorgetti sarà il responsabile economico di Fdi Maurizio Leo. Per gli altri posti circolano i nomi di uno tra Sestino Giacomoni e Maurizio Casasco per Fi, di Massimo Bitonci per la Lega e - stranamente - del centrista Alessandro Colucci, che nella scorsa legislatura si distinse per aver salvato il governo Draghi in commissione votando a favore della riforma del catasto, poi rimasta lettera morta con la caduta dell’esecutivo a fine luglio. Per lo Sviluppo economico si fanno i nomi di Galeazzo Bignami (Fdi) e del già citato Valentini, se quest’ultimo non dovesse farcela alla Difesa. Alle Politiche agricole i «papabili» sarebbero il leghista Lorenzo Viviani come viceministro, il meloniano Luca De Carlo e l’azzurro Francesco Battistoni come sottosegretario, mentre all’Ambiente-Sicurezza energetica per ora in pole position c’è la leghista Vannia Gava, per la quale si tratterebbe di una conferma. Pochi i dubbi sul fatto che Edoardo Rixi lavorerà con il suo leader Matteo Salvini alle Infrastrutture, dove dovrebbe approdare anche il forzista Giuseppe Mangialavori, così come pochi sono i dubbi sull’altro leghista, Claudio Durigon , al ministero del Lavoro. All’Istruzione l’assetto sembra già trovato, con Paola Frassinetti, di Fdi, viceministro e Valentina Aprea (Fi) e Rossano Sasso (Lega) sottosegretari, mentre alla Salute ci sarebbero Marcello Gemmato (Fdi), Andrea Mandelli (Fi) e, anche se meno probabile, Andrea Costa, che striderebbe non poco con la dura presa di distanza del premier dalle politiche adottate dal precedente governo durante la pandemia. I centristi però insistono. Da non dimenticare nemmeno la partita delle nomine dei cosiddetti grand commis, gli alti funzionari che dirigeranno gli uffici di diretta collaborazione dei vari ministri: tra i capi di gabinetto sicuramente ci saranno Gaetano Caputi a Palazzo Chigi, Stefano Varone al Mef, Alfredo Storto alle Infrastrutture, Ermenegilda Siniscalchi alle Politiche europee. A completare il quadro, tra gli altri, i nomi di Alfonso Celotto come capo di gabinetto al ministero delle Riforme, di Mario Antonio Scino al Mise e di Alberto Rizzo alla Giustizia.
        Luciana Littizzetto (Getty Images)
    
Hartmut Rosa (Getty Images)
        Luca Palamara (Getty Images)