2018-11-17
Il Quirinale tiene in ostaggio la manovra
Per costringere il governo a cambiare manovra le provano tutte. Visto che le minacce dell'Europa, unite a quella dello spread, non hanno funzionato, si sono dati da fare per accreditare l'idea che la norma sulle pensioni non solo scasserà i conti dello Stato, ma impoverirà i futuri pensionati garantendo loro trattamenti previdenziali da fame. Come l'una e l'altra cosa possano andare d'accordo non è chiaro nemmeno a Carlo Cottarelli, prova ne sia che l'altra sera da Giovanni Floris gli è scappato di dire che se le penalizzazioni per chi va a riposo in anticipo corrispondessero al vero, i conti pubblici e dell'Inps non potrebbero che beneficiarne. Insomma, una balla via l'altra. Però, visto che nessuna di queste (...)(...) pare aver funzionato e indotto il governo a retrocedere dai pericolosi propositi di modificare la Fornero e distribuire il reddito di cittadinanza, i nemici giurati della manovra sono passati all'artiglieria pesante, sganciando a pochi giorni dalla risposta all'Europa la bomba atomica. L'ordigno nucleare corrisponde al nome di Sergio Mattarella, ovvero al calibro più grosso che si potesse usare come deterrente nei confronti di Salvini e Di Maio. Così, sulle prime pagine di alcuni quotidiani, ieri si poteva leggere dell'intenzione del capo dello Stato di non apporre la firma sulla legge di bilancio. La Stampa e Il Sole 24 ore addirittura usavano la stessa formula, spiegando ai propri lettori che la sigla del presidente non è da considerarsi scontata. Come dire: il Quirinale medita di rinviare il documento alle Camere, rifiutando di sottoscrivere le misure del governo. Uno scontro in piena regola, perché nella storia della Repubblica di bocciature del genere da parte del Colle se ne contano poche. Capitò con una certa frequenza ai tempi di Francesco Cossiga e per questo il Pci gli diede del pazzo, minacciando di processarlo. Alla firma si sottrasse anche Carlo Azeglio Ciampi, ma a Palazzo Chigi c'era Berlusconi e tra i due non correva buon sangue, nonostante i buoni uffici di Gianni Letta. Giorgio Napolitano, invece, bloccò un solo provvedimento: quello per tenere in vita Eluana Englaro, ma da vecchio comunista l'ex presidente le cose le faceva cambiare prima, direttamente in Parlamento, cioè quando non gli erano ancora state messe sotto il naso.Tornando però a Mattarella, un capo dello Stato che non sottoscriva una manovra a memoria non si ricorda. Ciampi in passato, sempre quando in sella c'era il Cavaliere, la fece cambiare, ma prima che gliela portassero, proprio come ha sempre fatto Napolitano. Intervenire «dopo» diciamo che sarebbe la prima volta, ma è quel che si rischia. Del resto, ieri il presidente non ha provato neppure a smentire quanto riportato fra virgolette dai giornali. Prova ne sia che l'indiscrezione era stata fatta circolare con il suo beneplacito. Fosse stata infondata, l'ufficio stampa del Quirinale non avrebbe esitato un secondo a diffondere una smentita, per di più tenendo presente che la notizia era stata diffusa dai quotidiani in mattinata, a mercati aperti. Invece no, niente comunicato per rettificare il tiro. Segno evidente che la minaccia di rispedire al mittente il documento economico esiste e lassù sul Colle ci stanno pensando. Anzi, forse qualche cosa di più che pensando.Il grimaldello per indurre il governo a cambiare è il pareggio di bilancio. Essendo stato inserito nella Costituzione (la proposta fu portata avanti da un Berlusconi con la pistola alla tempia, sotto la pressione dello spread, ma la misura fu introdotta quando già il posto del Cavaliere era stato occupato da Mario Monti), Mattarella potrebbe rifiutare la firma sostenendo l'incostituzionalità della manovra. Certo, ci sarebbe da chiedersi perché abbia sottoscritto le precedenti, che pure non potevano fregiarsi del pareggio di bilancio, ma si sa che le scuse a cui appendere una decisione non sono perfette e bisogna farsele andar bene. Del resto, la Costituzione è l'arma finale da usare ogni qual volta c'è da bloccare qualche cosa. E dunque tirarla in ballo aiuta. Servirà tutto ciò, però, a stoppare il governo del cambiamento e indurlo a cambiare la manovra? Nessuno sa dirlo. In compenso si sa o si intuisce una cosa, e cioè che, pur negando di volerlo fare, Mario Draghi si prepara un ombrello, lasciando aperta la possibilità di tornare a comprare titoli di Stato per riparare l'Europa da tempeste finanziarie. Una mossa che forse, in mezzo a tanti isterismi, dall'una e dall'altra parte, aiuta. Vedremo.
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
Duilio Poggiolini (Getty Images)
L'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)