
I dieci punti per un accordo di governo partoriti da Giacinto Della Cananea ignorano tutti i temi difesi al centrodestra: flat tax, smantellamento della Fornero, abolizione del Jobs act. In compenso flirtano con il Pd su Europa, immigrati e reddito di inclusione. Abolizione della Fornero? Non c'è traccia. Flat tax? Neppure. Il reddito di cittadinanza perde il nome e i connotati: diventa testualmente il «potenziamento dei sistemi attuali di sostegno al reddito». Cioè un reddito di inclusione appena un po' meno sfigato. Jobs act? Non se ne parla. Vaccini? Figuriamoci. E sull'immigrazione ci si ferma alle dichiarazioni di principio: «porre un più saldo argine al traffico di uomini», «garantire il rispetto dei diritti umani», oltre che «prevenire le infiltrazioni dei terroristi». Roba che potrebbe sottoscrivere anche Laura Boldrini con la consulenza di Alfano.Per essere il documento base della rivoluzione tanto attesa non c'è male: il contratto per il governo messo a punto dal professor Giacinto Della Cananea, per conto di Luigi Di Maio, è meno rivoluzionario di un pisolino di Arnaldo Forlani. Smussa di qui, smussa di là, alla fine tutte le parole chiave che gli elettori si sono sentiti sbandierare in campagna elettorale sono sparite: di sapori forti ne restano più o meno quanti se ne trovano in una camomilla. In compenso ci sono le assicurazioni all'Europa «sicura e solidale», la necessità di «ridurre gli squilibri territoriali», l'esigenza di «proteggere le imprese e incoraggiare l'innovazione», di «creare un nuovo rapporto con il fisco», naturalmente di «salvaguardare l'ambiente» e (udite bene) «investire nelle infrastrutture». Questa è proprio roba forte, eh? «Salvaguardare l'ambiente» e «investire nelle infrastrutture»: potevamo mai immaginarlo? Potevamo osare tanto? Potevamo sperare in proposte così coraggiose e innovative? Macché. Ci voleva lui: il professor Giacinto Della Cananea, che dopo la lettura di questo documento ci permetteremo di ribattezzare Giacinto della Fuffanea. Senza offesa per la fuffa, sia chiaro. Di fuffa, in effetti, nelle 13 pagine che dovrebbero costituire la base per il nuovo governo ce n'è in abbondanza. Di tutto il resto meno. Ma la fuffa, embeh, quella va fortissima. A cominciare da lungo capitolo introduttivo, denso di rassicurazioni per Bruxelles, che comincia con una genuflessione senza se e senza ma alla linea Merkel-Juncker: «Le parti intendono assicurare la continuità della collocazione in Europa e nello scenario internazionale». Continuità? Ma come? Non si era detto che bisognava cambiare? Macché: «La cura dell'interesse nazionale può efficacemente svolgersi solo all'interno dei trattati europei». Dunque: «Saranno mantenuti gli impegni già assunti in sede europea». Meraviglioso, no? Stupisce solo che per scrivere queste frasi così ficcanti si siano messi in sette professori (sette) rappresentanti di cinque (cinque) diverse università. Non bastava dare un colpo di telefono a Mario Monti?Purtroppo il resto del documento è anche peggio. Il primo dei 10 punti, per esempio, è intitolato «Costruire un futuro per i giovani e le famiglie». E uno s'aspetta il primo colpo d'ala: drastica riduzione fiscale? Reddito di cittadinanza? Abolizione del Jobs act? Macché: il capitoletto inizia dicendo che è «di primaria importanza prevenire e punire tutte le forme di violenza contro le donne o i bambini e promuovere i valori di convivenza civile nell'educazione scolastica». Perdirindina: primaria importanza, avete capito? Non è che adesso mi scrivono pure che, per costruire il futuro dei giovani, bisogna insegnare a lavarsi le mani, a non mettere i piedi sul tavolo e possibilmente a non scaccolarsi in pubblico? No. Però, in compenso, Giacinto Della Fuffanea e i suoi boys propongono un «rete di servizi per la prima infanzia», «una formazione e una ricerca migliori» e soprattutto «coerenti politiche di incentivazione» (che ricordano da vicino i vecchi bonus). Poi, colpo di scena finale, ecco che spunta la «maggiore flessibilità». Ma sicuro: come avete fatto a non capirlo? Il futuro ai giovani si garantisce così. Mancette, flessibilità e precariato diffuso. Resta solo da capire perché allora non richiamiamo pure in carica Renzi. Questo non è forse il suo programma?La linea della continuità si conferma anche al secondo punto dell'«accordo per il governo» proposto dai professori. Infatti nel capitoletto dedicato al «contrasto alla disoccupazione», il reddito di cittadinanza sparisce per lasciare spazio al «potenziamento dei sistemi attuali di sostegno al reddito». Sistemi attuali, proprio così. Cioè il reddito di inclusione approvato dai governi del Pd. Nel terzo punto («ridurre gli squilibri territoriali») si dice che la Cassa depositi e prestiti deve favorire la «sinergia tra la finanza pubblica e la privata» (ideona!). E nel quarto punto, dove si dovrebbero affrontare i nodi cruciali di sicurezza, immigrazione e giustizia, ci si limita ad accenni vaghi fra «cyber security», «scambio di informazioni con i partner europei», «coordinamento dell'azione di intelligence nell'area mediterranea» e «esame delle misure necessarie per migliorare l'organizzazione della giustizia penale». Al contrario non si parla mai né di espulsioni di irregolari, né di protezione delle frontiere, né di legittima difesa. Una cosa concreta c'è, a dire il vero: gli «interventi a favore delle forze dell'ordine». Ma poi ci si affretta a precisare che ciò avverrà «non solo mediante un ampliamento degli organici» ma con «interventi sugli strumenti in azione» e soprattutto con il «coordinamento tra le forze dell'ordine a livello nazionale e a livello locale». Un bella riunione al ministero e via, tutto risolto, insomma. Che avevate capito?Il quinto punto dell'«accordo per il governo» è intitolato: «Difendere e rafforzare il servizio sanitario nazionale». Il sesto: «Proteggere le imprese, incoraggiare l'innovazione» (si citano «interventi specifici» per le banche che però di fatto si limitano a agevolazioni fiscali per quelle commerciali rispetto a quelle d'affari). Il settimo è dedicato al «nuovo rapporto tra cittadino e fisco» (ma senza riferimento alla flat tax). L'ottavo riguarda le già citate infrastrutture, il nono l'ambiente e il decimo «l'amministrazione trasparente: tagli agli sprechi». Bella idea, si capisce. Peccato che poi, concretamente, si parli soltanto di «eliminazione degli enti inutili», di «imparzialità della dirigenza pubblica» e naturalmente di «miglior coordinamento tra lo Stato e gli enti territoriali». Perfetto, no? Ci manca un riferimento alle mezze stagioni e il campionario delle frasi fatte sarebbe completo. «Signora mia, ha visto che caldo?». «Ma sicuro. E poi bisogna abolire gli enti inutili…».Ma tanta vaghezza non arriva a caso. In mezzo ad essa, infatti, Giacinto della Fuffanea una strada sembra indicarla con precisione. L'esimio allievo di Sabino Cassese, già amico e coautore del figlio di Sergio Mattarella e del figlio di Giorgio Napolitano, già consulente di Ciampi, Visco, Tremonti, nonché membro del comitato scientifico del Centro studi Confindustria, con il suo studio di fatto sembra preparare la via all'accordo M5s e Pd. Vi pare? Se il reddito di cittadinanza diventa un'altra versione del reddito d'inclusione, se spariscono flat tax e l'abolizione della Fornero, se sull'immigrazione si usano toni più morbidi di quelli di Minniti, e si sottolinea ad ogni rigo la continuità con l'Europa, con tutto quello che ne consegue, perché il Pd non dovrebbe accettare un governo a guida 5 stelle? E, al contrario, come può Matteo Salvini pensare di sedersi al tavolo e iniziare una trattativa sulla base di un documento simile? Come può rinunciare a Fornero e espulsioni di clandestini? Come può annacquare la flat tax o andare in continuità con le politiche del Pd? Dunque delle due è l'una: o il documento della Fuffanea è uno scherzo di aprile e diventa immediatamente carta straccia. Oppure, su quelle basi, apre la strada inevitabilmente all'accordo 5 stelle-Pd, con le politiche del Pd, però. Europa compresa. Si salvi chi può.
Donald Trump (Ansa)
La proposta Usa non piace a Volodymyr Zelensky, azzoppato però dal caos corruzione. Marco Rubio: «Tutti devono accettare concessioni difficili».
Donald Trump tira dritto con il suo nuovo tentativo di porre fine alla guerra in Ucraina. Un funzionario americano ha riferito a Nbc News che l’inquilino della Casa Bianca avrebbe dato la sua approvazione al piano di pace in 28 punti, elaborato nell’ultimo mese principalmente da Steve Witkoff in consultazione sia con l’inviato del Cremlino, Kirill Dmitriev, sia con il governo ucraino. La medesima fonte ha rivelato che nella stesura del progetto sarebbero stati coinvolti anche il vicepresidente americano, JD Vance, il segretario di Stato, Marco Rubio, e il genero dello stesso Trump, Jared Kushner.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Ansa)
Un tempo la sinistra invocava le dimissioni (Leone) e l’impeachment (Cossiga) dei presidenti. Poi, volendo blindarsi nel «deep State», ne ha fatto dei numi tutelari. La verità è che anche loro agiscono da politici.
Ci voleva La Verità per ricordare che nessun potere è asettico. Nemmeno quello del Quirinale, che, da quando è espressione dell’area politico-culturale della sinistra, pare trasfigurato in vesti candide sul Tabor. Il caso Garofani segnala che un’autorità, compresa quella che si presenta sotto l’aura della sterilità, è invece sempre manifestazione di una volontà, di un interesse, di un’idea. Dietro l’arbitro, c’è l’arbitrio. In certi casi, lo si può e lo si deve esercitare con spirito equanime.
Elly Schlein (Ansa)
Critiche all’incauto boiardo. Eppure, per «Domani» e i deputati, la vittima è Schlein.
Negli ultimi giorni abbiamo interpellato telefonicamente numerosi esponenti del centrosinistra nazionale per sondare quali fossero gli umori veri, al di là delle dichiarazioni di facciata, rispetto alle dichiarazioni pronunciate da Francesco Saverio Garofani, consigliere del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, riportate dalla Verità e alla base della nuova serie di Romanzo Quirinale. Non c’è uno solo dei protagonisti del centrosinistra che non abbia sottolineato come quelle frasi, sintetizzando, «se le poteva risparmiare», con variazioni sul tema del tipo: «Ma dico io, questi ragionamenti falli a casa tua». Non manca chi, sempre a sinistra, ammette che il caso Garofani indebolirà il Quirinale.
Vincenzo Spadafora ed Ernesto Maria Ruffini (Imagoeconomica)
L’operazione Ruffini, che Garofani sogna e forse non dispiace a Mattarella, erediterebbe il simbolo di Tabacci e incasserebbe l’adesione di Spadafora, già contiano e poi transfuga con Di Maio. Che per ora ha un’europoltrona. Però cerca un futuro politico.
Ma davvero Garofani ha parlato solo una volta? No. Francesco Saverio Garofani, il consigliere per la Difesa del presidente Mattarella, non ha parlato di politica solo una volta. Possiamo dire che solo una volta le sue parole sono uscite. Così, la sua incontenibile fede giallorossa si è avvitata all’altra grande passione, la politica, provocando il cortocircuito.






