2020-01-14
Il prof osò dire la sua sul ramadan. Dal 2017 continuano ad accusarlo
Pietro Marinelli è alle prese con un'odissea senza fine. Ora gli contestano il vilipendio.Prosegue senza sosta, dal 31 maggio 2017, la vera e propria odissea del professor Pietro Marinelli, all'epoca docente di Diritto ed Economia all'Istituto Superiore «Falcone - Righi» di Corsico (Milano). Quella mattina, entrando in classe, il professore fu salutato da tutti gli studenti che si alzarono in piedi, ad eccezione di una studentessa maggiorenne di origine egiziana che si giustificò sostenendo di essere in periodo di Ramadan e di sentirsi dunque particolarmente stanca.Ne scaturì una discussione civilissima, un dialogo tra il docente e la studentessa, proprio sul mese di preghiera islamico: il professore chiese alla ragazza se sapeva esattamente cosa fosse il Ramadan. La studentessa rispose che il Ramadan era essenzialmente un periodo di riflessione, mentre il professore spiegò alla classe che per i musulmani il Corano discende dal cielo essendo stato dettato da Allah, e accennò - nello stesso tempo - sue valutazioni critiche nei confronti di questa credenza. Marinelli aggiunse che, a suo avviso, era poco umana la pratica del digiuno prolungato prevista dal rito, specie quando capitava (come in quel 2017) in un periodo dell'anno eccezionalmente caldo.Apriti cielo! Nelle ore successive, si materializzò la reazione stizzita della famiglia della studentessa, con relativa lettera alla preside dell'istituto per denunciare il comportamento del docente nientemeno che come intolleranza religiosa. Il giorno dopo (peraltro, fa notare Marinelli, in orario scolastico), la ragazza, accompagnata dalla preside, presentò un esposto ai carabinieri. Vi fu anche l'avvio di un procedimento disciplinare a carico del professor Marinelli, conclusosi con sette giorni di sospensione del docente e relativa decurtazione dello stipendio a causa della supposta violazione di due articoli della Costituzione, il 3 e il 19 (uguaglianza e libertà di culto) e di due articoli del codice deontologico e, addirittura, un successivo accertamento medico volto a stabilire l'idoneità all'insegnamento del professore. Insomma, una specie di perizia alla sovietica. Da allora, sono passati due anni e mezzo. E due giorni fa Pietro Marinelli è stato chiamato a ritirare un nuovo atto giudiziario: si tratta di una richiesta di rinvio a giudizio per vilipendio. Nell'atto, curiosamente, l'accusa è messa nero su bianco come vilipendio nei confronti della ragazza, in quanto «professante la fede musulmana». Interpellato dalla Verità, tra lo stupore e l'indignazione, il professor Marinelli, nel ribadire i fatti (da parte sua, nessuna offesa o volontà di offesa verso chicchessia, ma solo una discussione civilissima e una critica argomentata all'islam), fa notare che l'accusa sembra aver adottato un criterio - appunto - quasi da islam, sovrapponendo persona e religione, singolo e comunità. Resta da capire se nel nostro paese esista ancora una libertà di espressione costituzionalmente garantita, visto che il docente ha semplicemente fornito una valutazione dell'islam alla luce dei suoi studi (Marinelli ha tra l'altro sostenuto due esami sull'islam all'Istituto superiore di scienze religiose di Milano). E visto che rientra nella funzione educativa di ciascun docente stimolare gli studenti ad acquisire una visione critica della vita e degli eventi, incluse le tradizioni religiose. Da sempre, ad esempio, i cristiani ascoltano lezioni su crociate o Inquisizione, senza che ovviamente ciò comporti, per docenti o autori di libri, denunce, iniziative giudiziarie, censure e sospensioni dal servizio.Ma tutto ciò sembra non valere per il professor Marinelli, trattato più o meno come un dissidente, nel silenzio di sindacati e cultura «ufficiale». Se ci fosse un ministro dell'Istruzione, attualmente alle prese con questione di tesi o tesine più o meno in sospetto di «clonazione», sarebbe materia di cui dovrebbe occuparsi con urgenza.
Beatrice Venezi (Imagoeconomica)