2024-06-19
Il prof amico di Gaza che loda i terroristi
Massimo Zucchetti (Getty images)
Massimo Zucchetti, ordinario di fisica al Politecnico di Torino con un passato nelle formazioni marxiste-leniniste, sui social insulta gli israeliani (chiamandoli «mostri») e inneggia ai sicari di Aldo Moro. Degli ucraini dice: «Da mandare al macello».Il professore si è scatenato. Nel senso che ha chiamato il fabbro, ha fatto tagliare il lucchetto, si è liberato della ferraglia con la quale aveva inscenato una protesta pacifista pro Palestina al politecnico di Torino, si è svestito dei panni di Gandhi ed è tornato alla deliziosa cultura dell’insulto. Il trasformista del dissenso è Massimo Zucchetti, docente di tecnologie nucleari, di mobilitazione permanente, di distruzione dialettica del nemico social. E da ieri anche di calcio ruminato.Dopo aver assistito con un certo godimento alla disfatta dell’Ucraina contro la Romania agli Europei (3-0), l’accademico non si è trattenuto e ha voluto dare le pagelle raggiungendo abissi stilistici che neppure il più fazioso dei cronisti sportivi avrebbe potuto immaginare. «Gli ucraini mi danno fastidio solo a vederli», è il riassunto del suo pensiero su Facebook. «E queste sono ottime notizie. Devono andare fuori dai cog… al più presto. Mi dà fastidio anche solo vederli. Il loro fuhrerino poi ha bisogno di soldati per difendere la democrazia, no? Bene, fra poco 22 in più da mandare al macello».Quando vede una tastiera, l’equilibrato Zucchetti - che avrebbe avuto un certo successo anche come insegnante di educazione (fisica) - non si trattiene. Peccato, perché dopo la protesta inscenata ai cancelli aveva illuso tutti dicendo che si trattava di «un’azione non violenta, alla Gandhi». E invece eccolo trasformarsi sui social, un dobermann praticamente a senso unico e con obiettivi ben precisi: il governo, gli ucraini, Israele. Così posta leggiadro un orinatoio con il volto di Giorgia Meloni, replica nei giorni del G7 con un fotomontaggio nel quale la premier gaudente ha alle spalle Rocco Siffredi, insulta soldatesse di Tel Aviv con la dedica «Tutto il mondo civile vi disprezza e scomparirete presto. Assassini. Sicari. Mostri». Per poi commentare pensoso: «Un grosso problema sarà rieducare all’umanità questi mostri». Non è sfuggita allo sturm un drang neppure l’Eurovision: «Sono contento che quelle facce di m… della lobby sionista, che hanno fatto passaparola per votare una cantante israeliana, se lo siano preso in quel posto».Lui insegna alla nuova classe dirigente. Un professore in libera uscita. Zucchetti al mattino insegna e al pomeriggio si esibisce nelle praterie del web con minacce, insulti, incitamento alla violenza. È libero e selvaggio per un motivo molto semplice: è in possesso di un lasciapassare solidissimo, a prova di deferimento. È di sinistra. Radical che più radical non si può. Così accade un corto circuito mediatico curioso: il mondo a ovest di Paperino si straccia le vesti per una frase idiota del consigliere comunale di Manfredonia di Fratelli d’Italia («Fa caldo, ma noi siamo abituati ai forni crematori», poi si è scusato) ma non ha niente da dire per i calciatori ucraini «carne da cannone». Angelo Bonelli, rossoverdi, chiede indignato le dimissioni e l’espulsione del Giuseppe Marasco di turno («Frase inaccettabile, da condannare con la massima fermezza») ma non fa un plissé sui falli da espulsione dello Zucchetti furioso.A scorrere la biografia, quest’ultimo sembra solo un omonimo muscolare del professore che 13 anni fa fu consulente di Camera e Senato sullo scandalo militare dell’uranio impoverito. Poi aderì al nuovo partito comunista di Marco Rizzo, sognò il ritorno del marxismo leninismo, si fece interprete delle proteste dei No Tav in Val di Susa, un movimento che non spiccava per metodo pacifico di lotta. A chi contestava le sue idee rispondeva così: «Piccina, solo per avvertirti che ho diramato un piccolo ordine di servizio fra i compagni e in Val di Susa. Se osi far vedere quella tua bella faccina di m… da queste parti ti sfondiamo la faccetta». Quando arrivò all’ateneo una richiesta di deferimento alla Commissione di Garanzia, lui prese a sberle metaforiche chi l’aveva inoltrata. Allora il prof. tardo-gandhiano animava il dibattito e i cuori porpora con il blog «Lo scienziato borderline». Ebbe un sussulto di serenità pubblica solo quando gli comunicarono (2015) che aveva avuto la nomination per il premio Nobel per la Fisica. Insomma, un cervellone. A sbirciare le foto sui social - e nonostante i 63 anni - potrebbe puntare anche a quello per il Fisico. Sembra uno della Decima Mas, ma di quelli cattivi. Zucchetti imperversa su tutto, ma la variante calcistica è una novità. L’entrata a piedi uniti contro l’Ucraina, con la ferocia di quel Goicoechea contro la tibia di Maradona, supera le vette del wrestling.Non dovremmo stupirci, perché lui è un duro vero. Lo dimostrò con sprezzo del pericolo (tanto nessuno dei buoni per decreto ci fa caso) quando postò un omaggio al brigatista Prospero Gallinari, autore della strage di via Fani e carceriere di Aldo Moro, a dieci anni dalla morte: «Per me un amico, per tanti un fratello, per tutti un uomo». Immaginiamo la lacrima tremula. In fondo è un tenero.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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