2023-03-28
«Il prestito ad Alitalia era illegale». Ma con Berlino e Parigi l’Ue non fiatò
La Commissione boccia i 400 milioni all’ex compagnia di bandiera e ordina di recuperarli (con gli interessi fanno 600). Sui miliardi concessi da Germania (9) e Francia (4) ai propri vettori Bruxelles non disse nulla.Il «prestito» statale da 400 milioni del 2019 ad Alitalia è «illegale». Lo ha annunciato ieri la Commissione Ue che ordina all’Italia di recuperare gli aiuti «illegali» più gli interessi (considerando il tasso di interesse annuo del 10% stiamo parlando di quasi 600 milioni). Il siluro è stato sganciato nel primo pomeriggio con una lunga nota riferita appunto al prestito ponte concesso quattro anni fa ad Alitalia Società Aerea Italiana Spa e alla sua controllata al 100% Alitalia CityLiner spa. Attenzione, però: l’esecutivo Ue precisa che la nuova Ita Airways «non è il successore economico» della compagnia, pur avendone rilevato alcuni asset, e «che pertanto non è tenuta a rimborsare l’aiuto ricevuto da Alitalia». Dal Mef è arrivato subito il commento del ministro Giancarlo Giorgetti: «L’esclusione di Ita dalle richieste di restituzione del prestito ponte ad Alitalia è la dimostrazione che siamo nel giusto e continueremo su questa strada. Le conclusioni della Commissione Ue erano attese e ampiamente previste», ha detto il leghista. Che teme possa emergere un profilo di continuità fra la cosiddetta bad company Alitalia sai e gli asset buoni di Ita minandone il rilancio proprio mentre si sta gestendo l’ingresso nel capitale dei tedeschi di Lufthansa. Ma facciamo un passo indietro. Nel maggio 2017 Alitalia è stata sottoposta a procedura concorsuale speciale ai sensi della legge fallimentare italiana, continuando tuttavia a operare come compagnia aerea. Per mantenere Alitalia in attività, nel 2017 e nel 2019, il governo ha concesso alla compagnia prestiti rispettivamente per 900 milioni e 400 milioni di euro. Soldi che non sono mai stati rimborsati. Nel 2018 Bruxelles aveva acceso un faro con un’indagine formale sul prestito da 900 milioni e nel febbraio 2020 anche sul prestito statale aggiuntivo di 400 milioni concesso sempre dall’Italia ad Alitalia per verificare se fosse in linea con le norme Ue sugli aiuti di Stato. Nel settembre 2021, la Commissione ha concluso che il prestito statale di 900 milioni ad Alitalia (dato dal governo Gentiloni) era illegale ai sensi delle norme Ue sugli aiuti di Stato. E ieri la ha bocciato anche il prestito di 400 milioni di aiuti di Stato (dati dal governo Conte II a trazione Pd-5 stelle). Siamo così arrivati a 1,3 miliardi di «prestiti ponte» persi per sempre perché anche questa somma non sarà recuperata dal governo italiano e sarà iscritta nel passivo dell’amministrazione straordinaria, secondo Andrea Giuricin, professore di economia dei trasporti all’Università Bicocca di Milano. Senza trascurare il fatto che la commissione europea, e in particolare la vicepresidente Margrethe Vestager, ci ha messo ben tre anni e mezzo per decidere. L’ultima motivazione ufficiale? «L’Italia non ha agito come avrebbe fatto un operatore privato, poiché non ha valutato in anticipo la probabilità di rimborso dei prestiti, più gli interessi, ma ha mirato a garantire il servizio ininterrotto dei voli nazionali e internazionali di Alitalia». Inoltre, la Commissione ha ritenuto che l’aiuto non potesse essere approvato come aiuto al salvataggio perché Alitalia aveva già beneficiato di aiuti precedenti, ossia i due prestiti concessi nel 2017. Pertanto, secondo Bruxelles, il nuovo prestito «violerebbe il requisito dell’aiuto una tantum previsto dagli orientamenti per il salvataggio e la ristrutturazione». La Commissione ha concluso che «nessun investitore privato avrebbe concesso il prestito alla compagnia all’epoca e che il prestito ha conferito all’ex compagnia di bandiera italiana un vantaggio economico sleale nei confronti dei suoi concorrenti sulle rotte nazionali, europee e mondiali, configurando un aiuto di Stato incompatibile». Alla bocciatura Ue brinda il Codacons definendola «una vittoria per i consumatori italiani» e per l’associazione «che sui vari prestiti concessi nel tempo ad Alitalia aveva presentato una serie di esposti da cui sono scaturite le procedure di infrazione aperte dalla Ue». Già nel 2021, ha ricordato il Codacons, «la Commissione Ue accolse il nostro esposto e condannò duramente la decisione dell’ex ministro Carlo Calenda e del governo guidato all’epoca da Gentiloni». Un prestito per il quale Calenda garantì le condizioni, definendole di mercato, ma che per fu concesso nonostante risultasse «improbabile che Alitalia fosse in grado di generare una liquidità sufficiente per rimborsarli». Il Codacons festeggia ma al danno si aggiunge la beffa che con i miliardi del contribuente per far nascere la nuova compagnia (sommando prestiti ad Alitalia, costi sugli esuberi e patrimonializzazione Ita) ci si poteva comprare Lufthansa e Air France insieme. Ma anche l’ennesima eurobeffa dei due pesi e delle due misure: a maggio 2020 i giornali titolavano: «Accordo fatto, salvataggio di Stato da nove miliardi per Lufthansa», ad aprile 2021: «Air France, salvataggio di Stato: dal governo quattro miliardi di aiuti». Un inno alla gioia per tedeschi e francesi. Mentre gli aiuti ad Alitalia, un requiem.
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