2020-11-20
Il presidente del consiglio regionale socio delle farmacie della ’ndrina
Ai domiciliari l'esponente di Forza Italia: è accusato di associazione esterna e voto di scambio con la cosca Grande Aracri, attiva anche al Nord. Il business dei medicinali nel territorio messo in ginocchio dal Covid.In Calabria «piove sul bagnato»: la regione punta dello Stivale non ha più un governatore, per la prematura scomparsa, il mese scorso, di Jole Santelli; non ha più un commissario straordinario alla Sanità, dimessosi per il polverone sollevatosi sul piano regionale anti Covid ed ora un'inchiesta giudiziaria travolge il presidente del consiglio regionale, Domenico Tallini. Questi, ieri mattina, è finito agli arresti domiciliari, nell'ambito dell'operazione Farmabusiness, condotta dalla Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Tallini, esponente calabrese di Forza Italia, è accusato di «concorso esterno in associazione mafiosa» e voto di scambio. L'indagine, in cui sono coinvolti 25 indiziati in tutto, ha focalizzato i presunti rapporti del presidente del consiglio regionale, con la 'ndrina Grande Aracri, egemone nel Crotonese, ma con ramificazione pure nell'Italia settentrionale. Secondo l'accusa formulata dalla Direzione distrettuale antimafia catanzarese, i rapporti di Domenico Tallini con la cosca Grande Aracri avrebbero riguardato la costituzione di una società, con base a Catanzaro, finalizzata alla distribuzione all'ingrosso di medicinali mediante una rete di punti vendita costituiti da farmacie e parafarmacie (20 in Calabria, 2 in Puglia e una in Emilia Romagna). Il politico, ad avviso degli inquirenti, avrebbe ricevuto il sostegno della famiglia Grande Aracri alle elezioni regionali del 2014. Oltre a quella notificata Tallini, il gip del tribunale del capoluogo calabrese, Giulio De Gregorio, ha firmato altre 18 misure cautelari.«Per arrivare a questo livello di indagine, che ha coinvolto una delle cariche più importanti della Regione, serve avere investigatori di primo ordine, come i carabinieri dei comandi provinciali di Catanzaro e Crotone, e dei colleghi bravissimi, dai sostituti al mio aggiunto» ha detto il procuratore Gratteri. «Un'indagine importante fatta sul campo. È stata indagata una famiglia di 'ndrangheta di seria A. Si tratta di una famiglia che ha interessenze nell'Emilia Romagna» ha sottolineato Gratteri «oltre che in tutto il Crotonese fino ad arrivare a Catanzaro». Il provvedimento cautelare è frutto di due distinte attività investigative dei carabinieri, che poi hanno trovato un punto di convergenza, pure con il coordinamento del procuratore aggiunto di Catanzaro, Vincenzo Capomolla e dei pm della Dda, Paolo Sirleo e Domenico Guarascio.Diverse sono state le reazioni politiche alla notizia dell'arresto di Tallini. «Anche a lui, come a tutti» ha commentato il deputato leghista, Cristian Invernizzi, commissario della Lega in Calabria «auguro di poter dimostrare la sua estraneità alle accuse che gli sono rivolte, ma io il mio giudizio su Domenico Tallini non l'ho mai nascosto. Mi permetto di dire che era tra i più feroci contestatari della Lega in campagna elettorale, anche se faceva parte di un partito teoricamente alleato. Fui io» ha proseguito il parlamentare leghista parlando all'AdnKronos «a chiedere di non votarlo alla presidenza del consiglio regionale. Una richiesta fatta per questioni politiche, io non faccio l'inquirente, però non rappresentava una figura di cambiamento che volevamo per la Calabria. L'ho criticato quando era un potentissimo consigliere con Forza Italia, ora è inelegante farlo, diciamo che la mia opinione l'ho sempre avuta».Anche il Movimento 5 stelle si è fatto sentire. «La nuova operazione della Dda di Catanzaro che, per l'ennesima volta, si imbatte in un inquilino del consiglio regionale, è una notizia che getta nello sconforto i calabresi» sostengono i parlamentari grillini, Anna Laura Orrico, Laura Ferrara, Elisa Scutellà, Alessandro Melicchio, Riccardo Tucci, Giuseppe Fabio Auddino, Massimo Misiti. «Tralasciando la vicenda giudiziaria assai grave riguardante la potente cosca Grande Aracri, è il quadro emergente che ci restituisce un'istantanea deprimente».Il terremoto giudiziario che scuote la politica calabrese arriva proprio nei giorni in cui si sta consumando la tragicomica sequenza di eventi che sta lasciando la Calabria prima di una guida al timone della Sanità regionale, proprio in piena emergenza coronavirus. La Sanità calabrese è commissariata e dal 2009 è sotto la dirigenza del governo. Dopo le summenzionate dimissioni del commissario Saverio Cotticelli, altri due nuovi commissari, individuati dal premier Giuseppe Conte e dal ministro Roberto Speranza, hanno rinunciato all'incarico, nel giro di pochi giorni. La Calabria sembra abbandonata a sé stessa, dichiarata «zona rossa» non per l'alto tasso di positivi al coronavirus, ma per le evidenti lacune del suo sistema sanitario. In questi giorni, sono arrivate le scuse di Conte, per il «caso Calabria». E proprio ieri, a Roma, è andata inscena la protesta di decine di sindaci calabresi. «Vogliamo una sanità normale» hanno affermato i rappresentanti dei Comuni, rivolgendosi al presidente del Consiglio.
Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale (Imagoeconomica)
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica)