2021-03-21
Il premier vuole riallinearci agli Usa per contenere Francia e Germania
Il realismo strategico può farci ottenere vantaggi sia con l'Ue sia con Washington.Il pragmatismo politico è uno strumento sia per lo scopo di galleggiare in mari agitati (realismo tattico) sia per ottenere un obiettivo (realismo strategico). Mario Draghi sembra saperli usare ambedue per la gestione degli affari interni. Ma c'è una correlazione tra la missione di far funzionare meglio l'Italia e il collocarla in una postura di vantaggio sia con Francia e Germania, e l'Ue, nonché con gli Stati Uniti. Chi scrive ritiene che Draghi ne sia più che consapevole e che chiedersi come doserà realismo tattico e strategico in politica estera sia un tema chiave per l'interesse nazionale. L'Italia ha importato dalla figura di Draghi una reputazione internazionale che il suo complesso politico ha perso da molto tempo. Questo è un grande cambiamento in termini di potenziale geopolitico: ora se un premier italiano parla verrà ascoltato e non deriso. Appare agli osservatori europei come l'attuatore della formula che Sergio Mattarella ripete con continuità: l'Italia è leale sia all'Ue sia all'Alleanza atlantica. Finora gli uffici strategici di Francia e Germania l'avevano interpretata come una posizione più retorica. Ora in Francia si chiedono se Roma convergerà con la Germania per tenere in un angolo l'interesse di Parigi nel creare un'autonomia europea francocentrica post Nato e se sarà più dura nel resistere ai tentativi francesi di conquistare l'economia e la finanza reali italiane per bilanciare lo strapotere tedesco. C'è nervosismo a Parigi: pensavano di aver stravinto grazie alla complicità del governo italiano precedente, ora hanno dubbi e sono piovuti a Roma funzionari francesi come non mai. Ma anche a Berlino è in corso una nuova analisi del caso italiano: l'eventuale convergenza con l'Italia potrà, appunto, togliere alla Germania l'imbarazzo della pressione francese post Nato, ma cosa farà Roma se l'America premesse per ridurre le relazioni dell'Ue sia con la Russia sia con la Cina? In sintesi, c'è la sensazione che un'Italia a conduzione Draghi sia un cuneo atlantico entro l'Ue. Di fronte a queste sensazioni, quali sono i primi passi estroversi? Tranquillizzare i partner europei, ma non del tutto. Per esempio, chi scrive ha molto apprezzato le dichiarazioni di Daniele Franco, ministro dell'Economia, nel rendicontare gli incontri con il governo francese: tutto bene, ma la relazione con la Francia è «complessa»: messaggio non di sudditanza. Astuto anche il riferimento di Draghi ai colloqui con Angela Merkel ed Emmanuel Macron: ci consultiamo, condividiamo, ma a tre. Questo è realismo tattico che precorre quello strategico: abituare gli interlocutori europei a consultazioni paritetiche con l'Italia, rassicurandoli ma non necessariamente su tutto. E con Cina e Russia? Il tema principale è la presidenza italiana del G20. La Cina, comunque, è già stata messa fuori dall'Italia. Al riguardo della Russia è meglio attendere un chiarimento tra Washington e Mosca (c'è un gioco strano, non visibile, tra i due).Poniamo che questa sia una possibile approssimazione della postura pragmatica di Draghi e collaboratori: per quale scopo? Mettere l'Italia in una posizione dove può ottenere una configurazione europea più incline a non ostacolarla. Cioè entrare più a fondo nelle meccaniche europee per difendere meglio l'interesse nazionale. Il punto: per svolgere la missione ordinativa interna il governo ha bisogno che l'Ue aiuti. L'Italia è troppo debole per litigare con la Commissione (su Alitalia), con la Francia (per i tanti esempi di aggressività e reclutamento di funzionari italiani) e con la Germania sul piano del rigore. Quindi, controllando il rancore, le conviene mostrarsi rassicurante per ottenere vantaggi. La situazione corrente, poi, mostra che Francia e Germania cominciano a litigare sul serio (programmi militari e altro) e ciò favorisce un'Italia euroconvergente. L'obiettivo è rientrare di fatto nella triarchia europea, con speranza di diventare ago della bilancia dopo l'espulsione dell'Italia nel 1963 da parte di Charles de Gaulle. Non solo. La Francia ha bisogno di soldati per tenere il Sahel? L'Italia glieli dia, anche per addestramento e interesse a controllare il traffico di essere umani che poi passa da lì verso il Mediterraneo. Infatti li ha dati, con il consenso dell'America. Ma poi si chieda alla Francia di calmare l'atteggiamento predatorio verso l'Italia. Bisogna ottenere l'aiuto dell'America dandole in cambio soldati e una posizione che convinca la Germania a ridurre la dipendenza dalla Cina. Questo serve a definire un interesse composto tra europei e tra questi e l'America, con vantaggio per l'Italia. Chi scrive non sa se Draghi tenterà una strada così ambiziosa, ma va annotato che se lo facesse l'Italia potrebbe entrare in una «zona sicura», ripristinando le alleanze per quello che dovrebbero essere: moltiplicatori della forza nazionale. Dopo decenni di europeisti e «anti» ideologici un italiano pragmatico, nel senso di realismo strategico, fa sperare. www.carlopelanda.com
Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri (Ansa)
Federico Marchetti, fondatore di Yoox (Ansa)
Pier Silvio Berlusconi (Ansa)