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2021-06-19
Il premier mostra intesa con Salvini. Delusi i fan dell’emergenza perenne
Mario Draghi (Ansa)
L'Italia torna in zona bianca (tranne la Valle d'Aosta che resta in zona gialla) e ora si infiamma il dibattito politico e tra gli esperti sull'abolizione dell'obbligo di indossare la mascherina all'aperto. Ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dei dati epidemiologici e delle indicazioni della cabina di regia, ha firmato le ordinanze che eliminano il rosso, l'arancione e il giallo dalla cartina geografica della nostra penisola. Un passo in avanti, un evento a suo modo storico: l'ordinanza entrerà in vigore lunedì prossimo, 21 giugno.
Con tutta la cautela necessaria, non si può non considerare questa notizia come una vera e propria liberazione: l'incubo della pandemia sembra ormai alle spalle, l'Italia può tornare a lavorare, a vivere.
Ma a respirare liberamente ancora no: non c'è ancora, infatti, una data certa per l'addio all'obbligo della mascherina all'aperto. In molti altri Paesi, questo obbligo è già un ricordo: dall'altro ieri lo ha abolito la Francia, nei giorni scorsi era caduto in Germania, in Grecia, a Bruxelles (ma non nel resto del Belgio), in Polonia. Ieri l'atteso annuncio è arrivato anche per la Spagna: dal 26 giugno stop alle mascherine all'aperto: «Questo», ha detto il premier spagnolo, Pedro Sanchez, «sarà l'ultimo week end con l'obbligo della mascherina. Giovedì prossimo si terrà una riunione per deliberare la decisione di eliminare l'obbligo della mascherina all'aperto».
E in Italia? Il premier Mario Draghi affronta il problema con il suo proverbiale pragmatismo, nel corso del blitz del tardo pomeriggio di ieri in cui ha di fatto commissariato il ministro Speranza: «Sull'abolizione dell'obbligo di mascherina», dice Draghi in conferenza stampa, «non ci sono date. C'è una data in cui chiederò un parere al Cts ed è domani (oggi, ndr). Farò richiesta formale per sapere se possiamo toglierci la mascherina all'aperto oppure no, molti Paesi hanno tolto l'obbligo».
Una posizione che suscita il comprensibile apprezzamento di Matteo Salvini: «Draghi», commenta il leader della Lega, «chiede al Cts l'ok per togliere la mascherina, almeno all'aperto. Bene, come chiesto dalla Lega si torni al lavoro e al sorriso in libertà, come sta già accadendo in tutta Europa. Mi piace». Perfettamente sovrapponibili le linee di Draghi e Salvini anche sull'ipotesi di prorogare lo stato di emergenza: «Una emergenza è una emergenza», argomenta il presidente del Consiglio, «e quindi una eventuale proroga dello stato di emergenza la decideremo quando saremo vicini alla data di scadenza (il 31 luglio, ndr). Non mi sono mai espresso ma se avessi avuto intenzione», sottolinea Draghi, «mi sarebbe passata la voglia, dopo l'articolo del professor Cassese che ricorda a chi si vuol esprimere prima che non si può decidere lo stato di emergenza con un mese e mezzo di anticipo».
Una bella ramanzina a chi, da sinistra, si è lasciato andare a previsioni sul prolungamento dello stato di emergenza fino addirittura al prossimo 31 dicembre.
Secondo diverse fonti di governo, l'obbligo della mascherina all'aperto nel nostro Paese cadrà entro la metà di luglio, ma nulla è deciso e il dibattito diventa rovente come i nostri volti coperti sotto la canicola estiva. «Lo stop all'obbligo di mascherine anche all'aperto», dice a Radio Uno il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, «arriverà verosimilmente ai primi di luglio. Abbiamo oltre il 50% della popolazione con almeno una dose di vaccino. La data lasciamola decidere al Cts, ma io personalmente non andrei oltre i primi di luglio, e non è una data a caso».
Per il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, «la decisione è della politica. Sappiamo che contrarre l'infezione all'aperto è più difficile. Poi un conto è stare da solo in una foresta», aggiunge Rezza, «un altro se c'è folla o contatto diretto. Serve buonsenso». «Nei prossimi giorni», dice all'Agi il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, «sentiremo il Comitato tecnico scientifico e fisseremo una data per togliere l'obbligo delle mascherine all'aperto. Credo sia ragionevole pensare che sarà entro la prima metà di luglio». «Se dal 1 luglio», argomenta ancora il leader della Lega, Salvini, «ci saranno il via alla mascherina e la riapertura di tutti i locali che ancora oggi sono chiusi, come Lega avremo raggiunto il nostro obiettivo». «Siamo quasi tutti in zona bianca», commenta, sempre in area Lega, il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, «spero che più prima che poi si apra anche alla possibilità all'aperto di poter girare senza mascherine, credo che sia una delle ipotesi al vaglio del governo».
Dall'opposizione attacca Giorgia Meloni: «Obbligo di mascherine all'aperto», sottolinea la leader di Fratelli d'Italia, «dopo la Francia anche la Spagna annuncia lo stop. Che aspetta il governo Draghi a fare lo stesso in Italia? Da mesi Fratelli d'Italia si batte per eliminare tutte quelle limitazioni delle libertà personali che non sono utili al contrasto del contagio. Lo abbiamo fatto contro la follia del coprifuoco e lo facciamo anche per l'obbligo di mascherina all'aperto».
Quarantena, Speranza dà i numeri
In Gran Bretagna, la variante indiana infetta a ritmi già dimezzati rispetto a quelli di due settimane fa. E gli scienziati si aspettano che, trascorsi altri 15 giorni, la nuova «ondatina» da mutazione delta entrerà in fase recessiva. Ciò confermerebbe il progetto di Boris Johnson, che confida di eliminare ogni restrizione anti Covid entro il 19 luglio. Anche se, per il Paese che fino a qualche mese fa sognava di «scippare» l'intera edizione degli Europei di calcio, potrebbe profilarsi una clamorosa beffa: l'Uefa avrebbe minacciato di spostare alla Puskas Arena di Budapest semifinali e finale, previste a Wembley, se Downing Street non allentasse i divieti, consentendo l'ingresso allo stadio londinese di 2.500 spettatori Vip.
Intanto, l'Italia, che per stessa ammissione di Donato Greco del Cts, è «indietro» sui sequenziamenti, prova a schermarsi dalla temuta variante con un'ordinanza grottesca di Roberto Speranza: a partire da lunedì, quarantena di cinque giorni, con obbligo di tampone, per chiunque provenga dalla Gran Bretagna. Un mini isolamento di cui è difficile comprendere il senso, visto che il periodo d'incubazione del Covid, sul sito del ministero della Salute, è ancora stimato «tra uno e 14 giorni». Tanto che, sempre secondo il portale del dicastero, è esattamente di 14 giorni «dall'ultima esposizione», la quarantena imposta ai contatti stretti asintomatici di una persona risultata positiva al virus.
All'anomalia si aggiunge il fatto che i cinque giorni di isolamento saranno richiesti anche ai già vaccinati. Un assist involontario a chi dubita che la liberazione dalle strette pandemiche passerà per il sacro siero: se mi vaccino e poi vengo rinchiuso lo stesso, ragionerà qualcuno, tanto vale che non mi vaccini affatto. Ai turisti provenienti da Usa, Giappone, Canada ed Europa, comunque, per entrare in Italia basterà il green pass.
Ma a proposito di lockdown perpetrati alla faccia delle immunizzazioni, all'indomani del pezzo con cui La Verità ha messo in guardia sugli automatismi delle regole antivirus, che potrebbero farci ripiombare in zona rossa anche con gli ospedali semivuoti, una prima conferma che il problema è serio arriva dal Portogallo. In apprensione per i contagi in risalita nella regione di Lisbona, a causa della variante delta, il governo ha deciso di proibire tutti gli spostamenti da e per la capitale e la sua periferia, dal venerdì sera al lunedì mattina.
La portavoce dell'esecutivo, Mariana Vieira da Silva, ha definito «preoccupanti» i numeri delle infezioni, che da febbraio non superavano per due giorni consecutivi i 1.000 casi, dei quali circa l'80% è concentrato a Lisbona. Risultano in aumento anche i ricoveri, con 364 posti letto occupati nell'intera nazione, il picco dal 25 aprile, e 88 pazienti in terapia intensiva (non succedeva dal 2 maggio). Attenzione, però: al momento, gli ingressi in rianimazione rappresentano il 7% del totale dei posti letto e circa il 10% delle unità Covid. Un dato ben lontano financo dalle soglie di allerta previste dalla normativa italiana, che fa coincidere l'aggravamento del rischio alle fasi in cui è occupato più del 30% dei posti letto in area medica e più del 20% delle terapie intensive.
Ma soprattutto, dal punto di vista delle vaccinazioni, il Portogallo ha una situazione perfettamente paragonabile alla nostra: ha ricevuto la prima dose il 52,8% dei cittadini, contro il 57,8% degli italiani, mentre la doppia dose è stata somministrata al 29,9% dei portoghesi, rispetto al 27,7% dei nostri connazionali. I lusitani, tra l'altro, hanno immunizzato sensibilmente di più tutte le fasce d'età a rischio e sono parecchio più avanti di noi nella fascia degli over 60.
Eppure, nonostante la situazione nei nosocomi risulti ancora gestibile e le immunizzazioni procedano a spron battuto, il tasso d'incidenza dei contagi da variante indiana ha riportato sotto chiave Lisbona. Noi seguiremo il fulgido esempio?
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Tutta Italia zona bianca tranne la Val d'Aosta. Mario Draghi chiede al Cts l'ok per togliere le mascherine all'aperto. Poi bacchetta i chiusuristi sulla proroga dei poteri speciali: «Impossibile deciderlo un mese e mezzo prima».Previsti cinque giorni di isolamento per chi viene dalla Gran Bretagna, ma su che basi? Intanto la variante delta spaventa già meno. E Lisbona richiude (anche per i vaccinati).Lo speciale contiene due articoli.L'Italia torna in zona bianca (tranne la Valle d'Aosta che resta in zona gialla) e ora si infiamma il dibattito politico e tra gli esperti sull'abolizione dell'obbligo di indossare la mascherina all'aperto. Ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dei dati epidemiologici e delle indicazioni della cabina di regia, ha firmato le ordinanze che eliminano il rosso, l'arancione e il giallo dalla cartina geografica della nostra penisola. Un passo in avanti, un evento a suo modo storico: l'ordinanza entrerà in vigore lunedì prossimo, 21 giugno. Con tutta la cautela necessaria, non si può non considerare questa notizia come una vera e propria liberazione: l'incubo della pandemia sembra ormai alle spalle, l'Italia può tornare a lavorare, a vivere. Ma a respirare liberamente ancora no: non c'è ancora, infatti, una data certa per l'addio all'obbligo della mascherina all'aperto. In molti altri Paesi, questo obbligo è già un ricordo: dall'altro ieri lo ha abolito la Francia, nei giorni scorsi era caduto in Germania, in Grecia, a Bruxelles (ma non nel resto del Belgio), in Polonia. Ieri l'atteso annuncio è arrivato anche per la Spagna: dal 26 giugno stop alle mascherine all'aperto: «Questo», ha detto il premier spagnolo, Pedro Sanchez, «sarà l'ultimo week end con l'obbligo della mascherina. Giovedì prossimo si terrà una riunione per deliberare la decisione di eliminare l'obbligo della mascherina all'aperto». E in Italia? Il premier Mario Draghi affronta il problema con il suo proverbiale pragmatismo, nel corso del blitz del tardo pomeriggio di ieri in cui ha di fatto commissariato il ministro Speranza: «Sull'abolizione dell'obbligo di mascherina», dice Draghi in conferenza stampa, «non ci sono date. C'è una data in cui chiederò un parere al Cts ed è domani (oggi, ndr). Farò richiesta formale per sapere se possiamo toglierci la mascherina all'aperto oppure no, molti Paesi hanno tolto l'obbligo». Una posizione che suscita il comprensibile apprezzamento di Matteo Salvini: «Draghi», commenta il leader della Lega, «chiede al Cts l'ok per togliere la mascherina, almeno all'aperto. Bene, come chiesto dalla Lega si torni al lavoro e al sorriso in libertà, come sta già accadendo in tutta Europa. Mi piace». Perfettamente sovrapponibili le linee di Draghi e Salvini anche sull'ipotesi di prorogare lo stato di emergenza: «Una emergenza è una emergenza», argomenta il presidente del Consiglio, «e quindi una eventuale proroga dello stato di emergenza la decideremo quando saremo vicini alla data di scadenza (il 31 luglio, ndr). Non mi sono mai espresso ma se avessi avuto intenzione», sottolinea Draghi, «mi sarebbe passata la voglia, dopo l'articolo del professor Cassese che ricorda a chi si vuol esprimere prima che non si può decidere lo stato di emergenza con un mese e mezzo di anticipo». Una bella ramanzina a chi, da sinistra, si è lasciato andare a previsioni sul prolungamento dello stato di emergenza fino addirittura al prossimo 31 dicembre. Secondo diverse fonti di governo, l'obbligo della mascherina all'aperto nel nostro Paese cadrà entro la metà di luglio, ma nulla è deciso e il dibattito diventa rovente come i nostri volti coperti sotto la canicola estiva. «Lo stop all'obbligo di mascherine anche all'aperto», dice a Radio Uno il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, «arriverà verosimilmente ai primi di luglio. Abbiamo oltre il 50% della popolazione con almeno una dose di vaccino. La data lasciamola decidere al Cts, ma io personalmente non andrei oltre i primi di luglio, e non è una data a caso». Per il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, «la decisione è della politica. Sappiamo che contrarre l'infezione all'aperto è più difficile. Poi un conto è stare da solo in una foresta», aggiunge Rezza, «un altro se c'è folla o contatto diretto. Serve buonsenso». «Nei prossimi giorni», dice all'Agi il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, «sentiremo il Comitato tecnico scientifico e fisseremo una data per togliere l'obbligo delle mascherine all'aperto. Credo sia ragionevole pensare che sarà entro la prima metà di luglio». «Se dal 1 luglio», argomenta ancora il leader della Lega, Salvini, «ci saranno il via alla mascherina e la riapertura di tutti i locali che ancora oggi sono chiusi, come Lega avremo raggiunto il nostro obiettivo». «Siamo quasi tutti in zona bianca», commenta, sempre in area Lega, il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, «spero che più prima che poi si apra anche alla possibilità all'aperto di poter girare senza mascherine, credo che sia una delle ipotesi al vaglio del governo». Dall'opposizione attacca Giorgia Meloni: «Obbligo di mascherine all'aperto», sottolinea la leader di Fratelli d'Italia, «dopo la Francia anche la Spagna annuncia lo stop. Che aspetta il governo Draghi a fare lo stesso in Italia? Da mesi Fratelli d'Italia si batte per eliminare tutte quelle limitazioni delle libertà personali che non sono utili al contrasto del contagio. Lo abbiamo fatto contro la follia del coprifuoco e lo facciamo anche per l'obbligo di mascherina all'aperto». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-premier-mostra-intesa-con-salvini-delusi-i-fan-dellemergenza-perenne-2653452955.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="quarantena-speranza-da-i-numeri" data-post-id="2653452955" data-published-at="1624043801" data-use-pagination="False"> Quarantena, Speranza dà i numeri In Gran Bretagna, la variante indiana infetta a ritmi già dimezzati rispetto a quelli di due settimane fa. E gli scienziati si aspettano che, trascorsi altri 15 giorni, la nuova «ondatina» da mutazione delta entrerà in fase recessiva. Ciò confermerebbe il progetto di Boris Johnson, che confida di eliminare ogni restrizione anti Covid entro il 19 luglio. Anche se, per il Paese che fino a qualche mese fa sognava di «scippare» l'intera edizione degli Europei di calcio, potrebbe profilarsi una clamorosa beffa: l'Uefa avrebbe minacciato di spostare alla Puskas Arena di Budapest semifinali e finale, previste a Wembley, se Downing Street non allentasse i divieti, consentendo l'ingresso allo stadio londinese di 2.500 spettatori Vip. Intanto, l'Italia, che per stessa ammissione di Donato Greco del Cts, è «indietro» sui sequenziamenti, prova a schermarsi dalla temuta variante con un'ordinanza grottesca di Roberto Speranza: a partire da lunedì, quarantena di cinque giorni, con obbligo di tampone, per chiunque provenga dalla Gran Bretagna. Un mini isolamento di cui è difficile comprendere il senso, visto che il periodo d'incubazione del Covid, sul sito del ministero della Salute, è ancora stimato «tra uno e 14 giorni». Tanto che, sempre secondo il portale del dicastero, è esattamente di 14 giorni «dall'ultima esposizione», la quarantena imposta ai contatti stretti asintomatici di una persona risultata positiva al virus. All'anomalia si aggiunge il fatto che i cinque giorni di isolamento saranno richiesti anche ai già vaccinati. Un assist involontario a chi dubita che la liberazione dalle strette pandemiche passerà per il sacro siero: se mi vaccino e poi vengo rinchiuso lo stesso, ragionerà qualcuno, tanto vale che non mi vaccini affatto. Ai turisti provenienti da Usa, Giappone, Canada ed Europa, comunque, per entrare in Italia basterà il green pass. Ma a proposito di lockdown perpetrati alla faccia delle immunizzazioni, all'indomani del pezzo con cui La Verità ha messo in guardia sugli automatismi delle regole antivirus, che potrebbero farci ripiombare in zona rossa anche con gli ospedali semivuoti, una prima conferma che il problema è serio arriva dal Portogallo. In apprensione per i contagi in risalita nella regione di Lisbona, a causa della variante delta, il governo ha deciso di proibire tutti gli spostamenti da e per la capitale e la sua periferia, dal venerdì sera al lunedì mattina. La portavoce dell'esecutivo, Mariana Vieira da Silva, ha definito «preoccupanti» i numeri delle infezioni, che da febbraio non superavano per due giorni consecutivi i 1.000 casi, dei quali circa l'80% è concentrato a Lisbona. Risultano in aumento anche i ricoveri, con 364 posti letto occupati nell'intera nazione, il picco dal 25 aprile, e 88 pazienti in terapia intensiva (non succedeva dal 2 maggio). Attenzione, però: al momento, gli ingressi in rianimazione rappresentano il 7% del totale dei posti letto e circa il 10% delle unità Covid. Un dato ben lontano financo dalle soglie di allerta previste dalla normativa italiana, che fa coincidere l'aggravamento del rischio alle fasi in cui è occupato più del 30% dei posti letto in area medica e più del 20% delle terapie intensive. Ma soprattutto, dal punto di vista delle vaccinazioni, il Portogallo ha una situazione perfettamente paragonabile alla nostra: ha ricevuto la prima dose il 52,8% dei cittadini, contro il 57,8% degli italiani, mentre la doppia dose è stata somministrata al 29,9% dei portoghesi, rispetto al 27,7% dei nostri connazionali. I lusitani, tra l'altro, hanno immunizzato sensibilmente di più tutte le fasce d'età a rischio e sono parecchio più avanti di noi nella fascia degli over 60. Eppure, nonostante la situazione nei nosocomi risulti ancora gestibile e le immunizzazioni procedano a spron battuto, il tasso d'incidenza dei contagi da variante indiana ha riportato sotto chiave Lisbona. Noi seguiremo il fulgido esempio?
Ansa
Di quest’ultimo, un paio di settimane fa, si era appreso che l’authority lo aveva intercettato per oltre due anni. Kisel è in strettissimi rapporti con Serhiy Shefir, a sua volta cofondatore, insieme a Zelensky, della casa di produzione Kvartal 95. Le captazioni erano state interrotte di recente e lo stesso Kisel aveva scoperto solo dai giornali di essere sorvegliato. La nuova operazione non sarebbe collegata all’inchiesta sulle mazzette nel settore degli appalti energetici. Quella, per intenderci, da cui provenivano le famigerate foto dei cessi d’oro. Il sistema avrebbe avuto al vertice Timur Mindich, pure lui molto vicino al presidente: è il coproprietario di Kvartal 95. Il manager era fuggito in Israele pochi giorni prima che scoppiasse il bubbone e, il giorno di Santo Stefano, ha rilasciato un’intervista, sempre a Ukrainska Pravda, nella quale si è lamentato per la campagna mediatica che sarebbe stata imbastita contro di lui.
La Nabu, su Facebook, ha pubblicato una foto dei suoi funzionari, ai quali inizialmente era stato impedito l’accesso al Parlamento di Kiev dai gendarmi della Guardia nazionale. «Da notare», si leggeva nel post, «che l’ostruzione delle indagini è una diretta violazione della legge». I militari si sono giustificati citando le disposizioni della legge marziale e sottolineando che, in un secondo momento, ai detective è stato permesso di entrare nel «distretto governativo». L’Anticorruzione ritiene di aver individuato «un gruppo criminale organizzato, che includeva deputati in carica […]. Secondo le indagini, i membri del gruppo hanno ricevuto sistematicamente vantaggi impropri in cambio di voti nella Verkhovna Rada».
Zelensky, partito per la missione Oltreoceano, ha fatto sapere che la sua intenzione, prima e dopo il vertice con Trump, era di coordinarsi con gli alleati europei: «Non riconosceremo nulla a qualsiasi condizione», ha precisato. Il numero uno della resistenza aveva in programma un colloquio insieme ai leader di Italia, Germania, Francia, Regno Unito, Polonia, Finlandia, Svezia, Ue e Nato. Dopo la chiamata, il premier polacco, Donald Tusk ha ribadito che le garanzie di sicurezza per il Paese invaso saranno «cruciali» e che andranno rese «specifiche e affidabili».
Nella notte, Varsavia aveva fatto decollare i suoi caccia, durante i massicci bombardamenti russi sulla capitale ucraina, condotti anche con missili ipersonici, che hanno costretto la popolazione a trovare riparo nei rifugi sotterranei. I raid hanno ucciso un settantunenne e ferito altre 32 persone, tra cui due bambini, lasciando al buio oltre un milione di case. Un drone ucraino, invece, ha provocato la morte di un uomo nella regione russa del Kursk. Di qui, il reciproco scambio di accuse tra belligeranti di non voler rinunciare ai combattimenti. Emmanuel Macron, in predicato di parlare con Vladimir Putin, ha rinfacciato a Mosca la «determinazione» a «prolungare la guerra». Per Zelensky, lo zar non prende sul serio gli sforzi diplomatici. Giorgia Meloni, intanto, ha insistito sull’«importanza, mai come in questo momento, di mantenere l’unità di vedute tra partner europei, Ucraina e Stati Uniti per porre fine a quasi quattro anni di conflitto». Ursula von der Leyen ha chiesto di preservare «sovranità e integrità territoriale» dell’Ucraina, però accoglie «con favore tutti gli sforzi» volti a raggiungere «una pace giusta e duratura». È la formula magica con cui Bruxelles, fin qui, ha sabotato ogni soluzione diplomatica.
Il leader ucraino, durante il viaggio, ha affrontato la questione di un eventuale referendum sul piano di pace e delle elezioni presidenziali: «Non mi aggrappo alla poltrona», ha giurato, ma «ci devono essere un cielo sgombro», cioè privo di minacce aeree, «e sicurezza su tutto il nostro territorio».
In Florida, il comandante in capo ucraino, oggi, discuterà di garanzie di sicurezza (pare che gli Usa siano disposti a fornirne per 15 anni), di dimensioni dell’esercito (Kiev vuole mantenere 800.000 effettivi in tempo di pace), dello status dei territori contesi e della gestione della centrale nucleare di Zaporizhzhia, che gli americani vorrebbero controllata congiuntamente anche dai russi. Il bilaterale inizierà alle 15 locali, le 21 italiane. Non vi prenderanno parte rappresentanti del Vecchio continente. Risentiranno Zelensky al termine del faccia a faccia. Nella serata di venerdì, Trump aveva lasciato trasparire una certa impazienza: l’omologo ucraino, aveva avvertito, al netto degli annunci sulle «nuove idee» per porre fine al conflitto, «non ha nulla di concreto se non lo approvo io».
Ieri, il responsabile della Direzione principale dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino, Kyrylo Budanov, ha ipotizzato che il prossimo febbraio si aprirà una finestra per raggiungere la tregua. A suo avviso, la difficoltà per i nemici di reclutare ancora soldati a contratto, combinata con l’approssimarsi della bella stagione, potrebbe facilitare la cessazione delle ostilità.
Zelensky, dal canto suo, sarà pure disinteressato allo scranno, ma non ai quattrini. E mentre si va scoperchiando l’ennesimo scandalo, torna a battere cassa: «Stimiamo», ha spiegato ieri, «che la ricostruzione richiederà circa 700-800 miliardi di dollari». Un oceano in cui potranno sguazzare certi suoi connazionali squali.
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Alessandro Morelli (Imagoeconomica)
Eh?
«Visitando i cantieri a Livigno per le Olimpiadi e per la Coppa del Mondo di sci (tenutasi ieri, Ndr) sono caduto e purtroppo mi sono rotto tre costole. Ma il giorno dopo ero a votare a Roma (tossisce, Ndr)».
Fa male tossire con le costole rotte. Vero?
«Ancora peggio starnutire».Perché manca il controllo. Un po’ come alla Lega che al Senato ha addirittura dato battaglia al suo ministro Giorgetti. Sicuro che va tutto bene?
«La Lega è solo una, con un unico leader: Matteo. Detto ciò, abbiamo due responsabilità: una di governo - che avvertiamo tutti - e una nei confronti dei nostri elettori».
Giù le mani dalle pensioni quindi…
«In realtà ancora una volta abbiamo trovato la quadra in questa legge di bilancio. Il Governo raggiunge i suoi obiettivi e gli obiettivi Lega sono stati raggiunti. Un segno di maturità nella discussione. Nessuna becera spaccatura».
Il Parlamento avrebbe fatto il suo lavoro. Anche se per poche ore. Solita legge di bilancio calata da Palazzo Chigi. Discussioni zero...
«L’opposizione dice che non si è dato il tempo di discutere».
Questo è vero, su!
«No! E le dico perché. È la settima legge di bilancio che io voto. È una di quelle che in assoluto ha avuto la maggiore discussione parlamentare. Tenga conto che la legge di bilancio si cucina in Commissione. E qui la discussione è stata ampia e approfondita. Come non mai. Poi la legge viene servita in aula. E qui i tempi sono più compressi. Ma la Commissione è Parlamento».
Ponte sullo Stretto. Avete rinunciato a un po’ di fondi per dare più soldi alle imprese.
«Ancora una volta il buonsenso di chi sa governare. Per non sollevare dubbi avremmo potuto lasciare lì quei fondi».
Ma?
«Ma il momentaneo stop della Corte dei conti non ci ha consentito spendere quanto avevamo preventivato nel 2025 (732 milioni) e da bravi amministratori abbiamo spostato quella cifra negli anni successivi. Dove avevamo previsto di spendere molto di più. E questo di più si aggiunge alle coperture extra di questa legge di bilancio. Il ministro Giorgetti ha abilmente sfruttato un ulteriore spazio di manovra».
È anche così che avete racimolato ulteriori 3,5 miliardi. Ieri il capogruppo alla Camera Galeazzo Bignami ha detto che ci sarà un intervento a favore dell’Ucraina a 360 gradi. Quindi vuol dire aiuti militari. E su questo la Lega ne ha fatto una battaglia identitaria. Cosa ci dobbiamo aspettare dal prossimo decreto Ucraina?
«Che nei 360 gradi ci sia un’assoluta priorità per gli investimenti legati alla difesa delle popolazioni civili. Quindi, per esempio, a strumenti che possono permettere anche la sopravvivenza in situazioni chiaramente di guerra. Pensiamo alla possibilità di produzione energetica, di riscaldamento o d’altro. Nei 360 gradi ci sta un’assoluta priorità relativamente alla difesa e alla tutela dei civili. Coerente con i nostri obiettivi. Per noi è fondamentale innanzitutto cambiare il decreto nella sua struttura. Che non sia fotocopia dei precedenti. Siamo in un momento, vedi l’incontro fra Trump e Zelensky, dove l’iniziativa diplomatica è sempre più avanzata. Fortunatamente in questo caso non abbiamo una flottiglia fra i piedi che per esigenze di visibilità mette i bastoni fra le ruote al processo di pace»
Però, le dico il mio pensiero, c’è l’Unione europea a mettersi nel mezzo. Un finanziamento da 90 miliardi per le esigenze belliche non aiuta secondo me il raggiungimento della pace. Mentre i servizi ucraini avrebbero smascherato un gruppo criminale organizzato per lucrare sugli aiuti. Dentro il quale ci starebbero anche alcuni deputati ucraini.
«Il problema è rappresentato sì dai 90 miliardi, ma ancora peggio dalla posizione che l’Europa continua ad avere. È rimasta a guardare i leader mondiali e non hanno giocato d’anticipo neppure sui leader europei. Ennesima prova che l’Ue è costruita su basi finanziarie più che politiche. L’auspicio è che ora Bruxelles non si metta di traverso di fronte agli sforzi di Trump».
Ultima domanda: Mohammad Hannoun, capo dei palestinesi in Italia, con l’accusa di collateralismo ad Hamas. Sotto sotto vi piace inchiodare l’opposizione alla manifesta vicinanza con questo soggetto.
«Il problema non è tanto Hannoun. Quanto piuttosto la connivenza della sinistra con una strategia politica che sta portando l’estremismo islamico dentro ai confini d’Europa. Cosa che sta avvenendo oramai da anni. I Fratelli musulmani sono considerati terroristi in molti Paesi arabi e invece sono spesso accolti a braccia aperte da noi E questa è solo la punta dell’iceberg. Questo è un caso puramente politico. Questa operazione che dimostra l’altissimo livello di efficienza del Ministero dell’Interno in tutte le sue compagini, dall’altra parte però ci palesa come una buona parte della sinistra sia connivente con frange sicuramente ostili alla nostra cultura e alla nostra politica. Consideri che ci siamo assuefatti alla violenza purtroppo. E glielo dice uno che per aver criticato questo mondo oggi ha le spalle guardate dai poliziotti. Quando arriva un ordine dall’alto pronunciato da un imam, a quel punto chiunque si sente autorizzato ad agire».
Una corsa a chi è più zelante nel realizzare quell’ordine…
«Consideri che i familiari di chi si sacrifica per obbedire all’ordine (oppure viene arrestato) viene poi sostenuta e finanziata dalle organizzazioni. Abitudine questa tipica nelle associazioni criminali organizzate come la mafia».
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