2018-04-05
Il polo del non governo
Di solito gli onorevoli smaniano per andare al governo, ma in questa legislatura ho la sensazione che invece faranno a gara per restarne fuori, convinti che l'esecutivo avrà vita breve e dunque sia meglio non bruciarsi. Dentro al Pd per esempio già si registrano brividi di eccitazione al solo pensiero di rimanere fermi un giro e di garantirsi un posto al sole nelle file dell'opposizione, in attesa della partita di ritorno. Come dice Matteo Renzi: la ruota gira e la rivincita arriverà prestissimo. Dunque guai a offrire un contratto di governo o un patto di legislatura a un piddino: i renziani potrebbero reagire alle richieste di alleanza avanzate dai colleghi a 5 stelle come se avessero ricevuto una proposta indecente, quasi che venisse loro prospettato un qualche rapporto contro natura. Tuttavia non sono solo i compagni a praticare l'astinenza da poltrone. Anche i grillini sotto sotto sognano di trasformarsi da maggioranza in minoranza, prova ne sia che invece di mettersi d'accordo con Matteo Salvini insistono a inseguire i parlamentari del Pd, nella speranza che abbandonino Renzi al proprio destino. Un modo come un altro per farsi dire di no e non fare il governo pur dicendo di volerlo fare. Del resto, se la prospettiva è quella di tornare presto a votare, inutile impegnarsi per un posto di ministro, molto meglio rimanere parlamentare semplice, con il potere di contestare chi sta a Palazzo Chigi senza pagare dazio. Perfino dentro la Lega sta crescendo il desiderio di chiamarsi fuori e restare alla finestra in attesa che le cose si chiariscano e soprattutto che si sciolgano i nodi. Chi ce lo fa fare, è il ragionamento: rimanere fuori dai giochi ci consentirà di fare l'en plein la prossima volta. Dunque, calma, basta aspettare il nostro turno. E dire che i numeri per fare un governo ci sarebbero, perché basterebbe un'alleanza fra 5 stelle e Pd o fra Pd e centrodestra o, ancora, un accordo fra centrodestra e 5 stelle, e la nave avrebbe la possibilità di prendere il largo. Ma più del desiderio di governare può la paura di bruciarsi. Tutti, in particolare i 5 stelle e i leghisti, temono di rimanere con il cerino in mano. La preoccupazione la esprime in maniera chiara un salviniano: «Se facessimo un governo con il Pd, lasciando i grillini all'opposizione, alle prossime elezioni il Movimento 5 stelle si mangerebbe tutti». Il pericolo di rimanere fregati sta dunque spingendo i partiti a presentarsi al cospetto di Sergio Mattarella, per le rituali consultazioni, con le mani vuote. Niente proposte, niente soluzione della crisi. Nessuno fra quelli che sfilano al Quirinale ha un'idea di come mettere insieme un esecutivo. Tutti si limitano a fotografare la situazione, astenendosi da suggerire una via d'uscita o anche una qualsiasi ipotesi che possa reggere la prova fiducia. Risultato, stando così i fatti il primo giro si va concludendo senza soluzioni, ma semmai con la constatazione che esiste un Polo del non governo che è più forte di tutti, anche della smania di poltrone. Il capo dello Stato, da buon democristiano, pare l'abbia presa con filosofia e ricevendo i suoi ospiti abbia detto di essere pronto ad un altro giro, lasciando però intendere come abbia deciso di ripartire, più che dai nomi degli aspiranti presidenti del Consiglio, dai programmi del possibile governo. Il presidente si deve essere accorto che ad un mese dal voto del 4 marzo, a scomparire non sono state le ambizioni dei singoli - che anzi al contrario si sono rafforzate fino a diventare uno scoglio insormontabile - ma i punti della campagna elettorale. La riduzione delle tasse, il sussidio ai disoccupati, le modifiche alla legge Fornero e così via sono stati all'improvviso oscurati. Dopo aver detto che si sarebbero presentati in Parlamento per chiedere i voti sul programma, i leader hanno accantonato le questioni che hanno consentito loro di vincere, preferendo parlare delle alleanze più che del resto. Ma il più silente dei nostri capi dello Stato a quanto pare ha intenzione di parlare. Addirittura, quasi come se fosse una minaccia, ha annunciato che al termine del primo giro di conversazioni, riferirà al Paese con una specie di report. E così cresce l'attesa più che per le consultazioni per le sue dichiarazioni. Che dirà Mattarella? Riuscirà a sciogliere il Polo del non governo o sarà lui a finire con il cerino acceso? Pochi giorni e lo capiremo.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
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